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Scappare dall'Africa, anche a costo della vita. L'immigrazione clandestina: un'emergenza europea

31 agosto 2006

Dall'inizio dell'anno dalle coste africane sono giunti 19.000 clandestini, più del quadruplo di tutto il 2005. Sono queste le impressionanti cifre dell'immigrazione clandestina che interessano le isole Canarie. Per questo la  Spagna è tornata a chiedere l'aiuto dell'Unione europea.
Affinché questa richiesta d'aiuto arrivasse più direttamente all'UE, nei giorni scorsi il vice-premier spagnolo Maria Teresa Fernandez de la Vega si è recata personalmente prima ad Helsinki, per incontrerà i rappresentanti della presidenza finlandese, poi a Bruxelles.
Malgrado le misure di controllo adottate da Madrid nel maggio scorso, in collaborazione per la prima volta con la stessa UE, e malgrado i negoziati e gli accordi con i principali paesi da cui partono i clandestini, cioé Mauritania e Senegal, l'ondata non solo non si è arrestata ma è cresciuta in modo smisurato, nel solo mese di agosto, per fare un esempio, sono sbarcati alle Canarie 4.772 persone.
La tragedia dell'emigrazione dall'Africa subsahariana, in Spagna peggio che in Sicilia, si è spesso trasformata in impressionanti cifre di morte a causa dell'utilizzo di inadeguati barconi, quelli che in spagnolo chiamano ''caicchi'' e che trasportano ad ogni traversata decine e decine di immigrati. Sono quasi cinquecento i cadaveri ripescati in mare dall'inizio dell'anno mentre gli scomparsi sfiorerebbero i 3000.

L'aiuto chiesto dalla numero due del governo Zapatero si riferisce ad una nuova politica migratoria europea. ''Dallo scorso settembre - ha detto la de la Vega - la Spagna ha ricevuto 10 milioni di euro dall'Unione europea. Non è un problema di fondi, ma di capacità operative per essere più efficaci''. L'identico problema che riguarda anche Italia e Grecia e per il quale è ormai indispensabile un più grande impegno di Bruxelles.

Intanto sul versante mediterraneo si sono registrati due fatti dagli aspetti inusuali e inquietanti. Ieri
alcuni somali residenti in Italia hanno lanciato l'allarme perché non hanno più notizie di un gruppo di loro connazionali che sarebbe partito una settimana fa dalla Libia su un barcone diretto verso le coste della Sicilia. Sull'imbarcazione, secondo queste fonti, viaggiavano 26 immigrati, in gran parte somali, tra cui donne e bambini. L'altro ieri sera una barca con 16 extracomunitari era stata soccorsa a circa 50 miglia a Sud di Lampedusa da un peschereccio tunisino. I clandestini, trasbordati successivamente su un'unità militare tunisina poi rientrata alla base, avevano raccontato che dieci loro compagni di viaggio sarebbero morti durante la traversata e i loro corpi gettati in mare. Non è ancora chiaro se si tratti della stessa barca, visto che secondo questo racconto coinciderebbe il numero degli immigrati.

E sempre ieri, per la prima volta, una barca di clandestini è approdata su una spiaggia della Sardegna. Forse hanno sbagliato rotta; forse questa volta non sono partiti dalla Libia, ma dalla Tunisia o dall'Algeria. Erano una ventina quando sono scesi sulla sabbia di Santa Margherita di Pula, una ventina di chilometri da Cagliari, nella punta Sud della Sardegna. Una striscia di spiaggia stretta tra il mare e gli scogli che scendono a picco. Si sono mischiati tra i pochi turisti; erano stanchi, stremati dalla traversata e affamati. Sul barcone non avevano più niente: consumate tutte le provviste; di acqua dolce non ne avevano più neppure un goccio. I clandestini dopo essersi riposati un poco sulla spiaggia sono fuggiti, incamminandosi lungo la strada che porta al paese. I carabinieri li hanno sorpresi ai confini della città, quando erano già convinti di avercela fatta. Diciassette sono stati fermati; tre sono riusciti a scappare. Dicono di essere marocchini; non hanno passaporti, non hanno soldi, non parlano una parola d'italiano e ripetono che nel loro paese non vogliono ritornare.

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31 agosto 2006
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