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Schifani e l'inchiesta Schioperatu

Il capogruppo Pdl al Senato accusato da 4 pentiti di mafia. Si va verso l'archiviazione chiesta dai pm

24 luglio 2013

Si è tenuta ieri a Palermo l’udienza per definire la posizione del capogruppo Pdl al Senato Renato Schifani. Il politico, assente in aula, è indagato con l'ipotesi di concorso in associazione mafiosa. Il giudice ha riunito le parti nell'aula 20 del Palazzo di giustizia: la procura, rappresentata da Nino Di Matteo e Paolo Guido, che ha chiesto l'archiviazione; e la difesa di Schifani, gli avvocati Franco Coppi e Francesco Bertorotta.
La richiesta di archiviazione era stata presentata nel novembre scorso: contro Schifani le accuse di quattro pentiti, da Francesco Campanella a Gaspare Spatuzza, da Stefano Lo Verso a Innocenzo Lo Sicco. Secondo il pool all'epoca guidato da Antonio Ingroia non ci sarebbero stati elementi sufficienti per sostenere l'accusa in giudizio. Il giudice dopo avere ascoltato le parti stabilirà se archiviare, disporre nuove indagini o imporre la formulazione dell'imputazione.

"È stata un'udienza sostanzialmente tecnica nel corso della quale il Gip ha chiesto dei chiarimenti alla Procura che li ha forniti. Si è trattato di questioni di carattere processuale al termine delle quali i Pm hanno reiterato la richiesta di archiviazione", ha detto l'avvocato Franco Coppi, difensore del capogruppo al Senato del Pdl. "Il giudice - ha proseguito - ha disposto l'udienza con lealtà e ha mostrato di conoscere approfonditamente le carte processuali".
L'indagine, già in passato archiviata, era stata riaperta nell'estate del 2010. Il fascicolo venne iscritto, per maggiore riservatezza, non col nome del presidente del Senato, ma con un nome di fantasia: Schioperatu.
Nell'inchiesta, sono confluite le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza. L'ex braccio destro dei boss di Brancaccio Giuseppe e Filippo Graviano ha riferito di visite che Schifani, all'epoca avvocato amministrativista, avrebbe fatto al suo cliente, l'imprenditore Pippo Cosenza. Negli stessi capannoni sarebbe stato presente anche Filippo Graviano, che allora non era latitante.

Alle accuse di Spatuzza si sono poi aggiunte quelle dei collaboratori di giustizia Francesco Campanella e Stefano Lo Verso, entrambi vicini al clan mafioso dei Mandalà. Lo Verso, testimoniando in aula al processo per favoreggiamento aggravato al generale dei carabinieri Mario Mori, disse di avere saputo dal capomafia Nicola Mandalà che avevano "nelle mani Renato Schifani, Marcello Dell'Utri, Totò Cuffaro e Saverio Romano". Mentre Campanella, querelato per diffamazione da Schifani, parlò, tra l'altro, dei rapporti societari tra il presidente del Senato e Nino Mandalà, padre di Nicola, anche lui condannato per mafia. Elementi che il pm non ha ritenuto sufficienti per sostenere l'accusa in giudizio.
Il gip Morosini, ha ritenuto però necessari ulteriori approfondimenti, di qui la decisione di sentire le parti.
L'udienza di ieri potrebbe concludersi con l'archiviazione, con la disposizione di nuove indagini o con l'imposizione alla Procura di formulare l'imputazione a carico di Schifani

[Informazioni tratte da Corriere del Mezzogiorno, ANSA]

- No all'archiviazione per Renato Schifani (Guidasicilia.it, 05/07/13)

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24 luglio 2013
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