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Sconti per... racket. L'annuncio shock di un negoziante palermitano minacciato dal ''pizzo''

19 febbraio 2007

''Merce in saldo causa racket''
di Salvo Palazzolo (Repubblica.it, 18 febbraio 2007)

Da ieri mattina c'è qualcosa che stona nella tranquilla passeggiata di via Isidoro La Lumia, il salotto buono della città di Palermo. Sulla vetrina del negozio d'abbigliamento ''I nomi'' è comparso un annuncio: ''Sconti per racket''. L'ha sistemato il titolare, Santo Lo Bocchiaro, che qualche tempo fa ha subìto un furto pesante e poi ha ricevuto la visita di alcuni signori che proponevano di ''rifargli avere la sua roba umanamente''. Ovvero, pagando.
Ma forse gli estorsori non sapevano che Lo Bocchiaro è un ex soldato del battaglione San Marco, uno dei ragazzi coraggiosi che hanno rappresentato l'Italia durante l'emergenza della guerra nel Golfo: era di guardia ai nostri aerei al confine fra la Turchia e l'Iraq. Lo Bocchiaro non ha avuto dubbi quando quei signori sono andati via, ha denunciato tutto ai carabinieri.

Però non è bastato. Di tanto in tanto alcuni ragazzotti si piazzavano davanti al negozio con le sue felpe rubate. Lui ha trasferito il negozio in via La Lumia. Quei signori sono arrivati anche là. A settembre, qualcuno gli ha segnato la vetrina con una croce. Lo Bocchiaro è tornato alla caserma dei carabinieri. Ormai esasperato, perché da quel furto di merce per 15 mila euro non si è più ripreso.
''Ho messo il cartello 'Sconti racket' perché sono davvero deluso dalla risposta delle istituzioni. Ma la mia non è una resa, è una denuncia ancora. Vivo una situazione paradossale: magari, fra qualche tempo, la giustizia avrà fatto il suo corso, ma non vorrei che intanto i debiti prendano il sopravvento''.

In Procura stanno valutando con attenzione la denuncia di Lo Bocchiaro. Il caso è finito all'attenzione della Direzione distrettuale antimafia: per il momento vige il più stretto riserbo su chi ha proposto al commerciante di pagare per la restituzione della sua merce.
Intanto, Lo Bocchiaro ha chiesto aiuto ad alcuni sportelli antiracket, per poter accedere ai fondi previsti dalla legge per gli operatori economici che denunciano i boss del pizzo. Ma senza molto successo. Il commerciante non si è arreso: ha bussato alla porta della Prefettura e della Regione. Intanto, la sua situazione economica si è fatta sempre più pesante. A settembre il commerciante aveva lanciato una provocazione su Internet: ''Vittima del racket, esasperata, mette in vendita al maggior offerente un rene per pagare tutti i debiti''.
Oggi, davanti alla vetrina per gli sconti per racket Lo Locchiaro dice: ''Continuo ad avere fiducia nelle istituzioni, perché sono stato uomo delle istituzioni. Ma nell'attesa di una risposta fino a quando potrò continuare a chiedere un aiuto economico a mia madre?''.

Il signor Santo è un ragazzo schietto. Non ama raccontare il suo passato in divisa, prima nell'inferno della guerra del Golfo poi nel caos delle coste pugliesi prese d'assalto dagli albanesi che cercavano una nuova vita in Italia. Lo Bocchiaro si limita a dire: ''Non voglio favori da nessuno. Meno che mai soldi. Solo un piccolo prestito''. Quando ha ripetuto queste parole a un funzionario che coordina uno degli sportelli antiracket più pubblicizzati della città si è sentito rispondere: ''È meglio che denunci il suo caso in pubblico, purtroppo le leggi hanno molte lungaggini e non riescono ad aiutare chi ha davvero bisogno''.
Santo Lo Bocchiaro non si è ancora arreso. Perché a Palermo è tornato con un solo desiderio: ''Voglio fare il commerciante, per questo non pago il pizzo''.

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19 febbraio 2007
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