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Scontri a Lampedusa

Tafferugli tra un folto gruppo di immigrati e la polizia. La causa la tensione creata dai rimpatri coatti di questi giorni

18 febbraio 2009

AGGIORNAMENTO
Scontri a Lampedusa -
La situazione di tensione che covava da alcuni giorni nel Cie di Lampedusa è sfociata questa mattina in alcuni scontri tra i migranti ospiti delle struttura e le forze dell'ordine, che hanno chiamato rinforzi e hanno fatto anche uso di lacrimogeni. Secondo le prime informazioni alcune persone sarebbero rimaste ferite, tra loro anche alcuni poliziotti. I tafferugli sono scoppiati dopo che ieri un gruppo di circa 300 tunisini aveva cominciato lo sciopero della fame per protesta contro il trasferimento di 107 loro connazionali a Roma, in vista del rimpatrio coatto.
Nella struttura, trasformata nelle settimane scorse dal Viminale da Centro di Prima Accoglienza e Soccorso a Centro di identificazione ed Espulsione, si trovano in questo momento 863 immigrati, in gran parte tunisini.

Durante gli scontri nel Cie è divampato un incendio. Una nuvola di fumo si leva alta dai capannoni di Contrada Imbriacola, dove ha sede il centro, ed è visibile anche dal paese. La struttura in questo momento è presidiata da polizia e carabinieri in assetto antisommossa. Secondo una prima ricostruzione della polizia ad appiccare l'incendio sarebbero stati gli stessi immigrati. Un centinaio di tunisini hanno prima cercato senza riuscirci di sfondare dall'interno i cancelli della struttura e poi hanno ammassato materassi, cuscini e carta straccia appiccando le fiamme.
Una palazzina del centro sarebbe interamente distrutta. Le forze dell'ordine stanno cercando di riportare la calma all'interno della struttura. Le operazione di spegnimento del rogo sono rese difficili, oltre che dal forte vento, anche dai pochi mezzi a disposizione. L'unico presidio dei vigili del fuoco è infatti all'interno dell'aeroporto. Un gruppo di immigrati è stato sistemato nei pressi della recinzione perimetrale, lontano dalle fiamme. Un altro gruppo è stato invece spostato verso la collina che sovrasta il Cie.
Il questore di Agrigento Girolamo Fazio: "Abbiamo verificato - ha detto il questore - se qualcuno degli extracomunitari che ha tentato di forzare il cancello del centro d'accoglienza sia riuscito a scappare, ma nell'intero perimetro esterno della struttura non sono stati rintracciati fuggitivi. La rivolta è ancora in corso e soltanto nelle prossime ore potremo sapere a quanto ammontano i danni provocati nel centro d'accoglienza e quante sono le persone, eventualmente, rimaste ferite". 
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Il Cie di Lampedusa si svuota, ma...
Proseguono i rimpatri forzati, mentre si può essere manganellati se scambiati per immigrati

La Tunisia, la Libia e da ieri la Nigeria.
Prosegue a tappe forzate la strategia del Viminale che punta ad ottenere accordi con i Paesi di provenienza dei migranti per contrastare le partenze. Accordi, comunque, non sempre facili da rendere operativi. Nonostante tutto, dopo alcune settimane di tregua sul fronte degli arrivi e grazie anche, in parte, ai rimpatri, le presenze nei Centri per immigrati di Lampedusa sono rientrate nella normalità.
L'accordo ad Abuja (Nigeria) è stato siglato dal capo della polizia, Antonio Manganelli. L'intesa, coordinata dall'Interpol, prevede la creazione di pattuglie miste composte da poliziotti italiani e nigeriani per combattere il traffico di esseri umani, il contrabbando di persone e l'immigrazione illegale. Le squadre congiunte opereranno in Italia per un anno: non solo alle frontiere, nei porti e negli aeroporti, ma anche in alcune città dove la presenza nigeriana è più radicata.
Soddisfatto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che ha definito l'accordo un "importante passo avanti nella lotta all'immigrazione clandestina ed al traffico di esseri umani". L'iniziativa ha avuto anche la "benedizione" del segretario generale dell'Interpol, Ronald Noble. Così, ha spiegato, si metteranno in luce "collegamenti del crimine organizzato, che vanno al di là di questi due Paesi".

E come dicevamo, prosegue intanto l'altro caposaldo della politica promossa da Maroni: il rimpatrio dei clandestini giunti a Lampedusa. Nella giornata di ieri sono stati trasferiti dall'isola a Roma 107 cittadini tunisini, tutti identificati, che dovrebbero essere subito rimandati a scaglioni in Tunisia. Oltre ai tunisini, dall'inizio di febbraio sono stati rimpatriati altri 89 extracomunitari, soprattutto marocchini, algerini ed egiziani.
I rimpatri hanno reso più vivibile il Centro di identificazione ed espulsione (Cie) lampedusano, in cui rimangono ora 863 persone, nella stragrande maggioranza tunisini. Si va dunque verso la normalità, dopo settimane di sovraffollamento, visto che il Centro ha una capienza di circa 850 posti. Nell'isola ci sono poi altri 35 immigrati clandestini (alcune donne tunisine e nigeriani) ospitati nell'ex base Loran, trasformata in Centro di accoglienza e primo soccorso. Già trasferiti negli altri centri in Italia, invece, tutti i minori e i richiedenti asilo.

Alla luce di questa transitoria normalizzazione la senatrice leghista dell'isola, Angela Maraventano, ha fatto notare con soddisfazione: "Da quasi un mese non c'è stato più nessuno sbarco e questo grazie alla determinazione del ministro Maroni che ha inviato un messaggio chiaro e univoco: chi arriva sull'isola sarà trasferito nel Cie e rimpatriato".
Critico, invece, l'eurodeputato Giusto Catania (Prc), secondo cui le condizioni dei migranti dentro il Centro sono terrificanti. "La condizione dei migranti dentro il centro di identificazione ed espulsione di Lampedusa è terrificante: gli immigrati sono abbandonati a loro stessi, senza informazioni dettagliate sul loro futuro, sulle ragioni della detenzione e sulle destinazioni successive ai trasferimenti. Per questa ragione hanno ricominciato lo sciopero della fame".
Giusto Catania ha denunciato la situazione dopo aver visitato, con una delegazione parlamentare, le strutture dell'Isola. "Le espulsioni di migranti - aggiunge - sono una conseguenza di accordi di riammissione con Paesi che non tutelano i diritti umani, per questa ragione l'Italia dovrebbe valutare i pericoli che corrono i migranti invece di procedere ad espulsioni da Lampedusa".
Domani la delegazione che ha visitato Lampedusa incontrerà il commissario alla Giustizia e agli Affari interni, Jacques Barrot, per rappresentare "la drammatica situazione" che stanno vivendo i migranti sull'isola. [Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, Adnkronos/Ing]

Lampedusa, scambiato per clandestino e picchiato dalla polizia
di Fulvio Vassallo (www.terrelibere.it)
 
Una incredibile vicenda a Lampedusa. Mentre il disegno di legge 733 sulla sicurezza inciampa a più riprese nel corso del suo iter parlamentare, si moltiplicano i provvedimenti delle autorità locali contro gli immigrati ed i senza fissa dimora. Dopo l'esito dei processi per i fatti di Genova, più che in passato, dilaga tra le forze di polizia la "libertà di manganello".
I casi denunciati sono sempre più numerosi in tutta Italia, ma spesso anche la denuncia è impedita dalla minaccia di ritorsioni... Come riferisce il giornale "La Sicilia", a Lampedusa un cittadino italiano, mentre stava telefonando in una cabina vicino all'aeroporto, è stato scambiato per "clandestino" e bastonato senza preavviso dalle forze dell'ordine.
Come se fosse normale colpire alle spalle una persona, sulla base di un sospetto di clandestinità, prima di accertare la sua effettiva identità. L'uomo è stato trasferito da Lampedusa all'ospedale di Palermo per accertare la gravità delle lussazioni alle spalle.

Il clima che si respira a Lampedusa è sempre più pesante ed una vicenda come questa rischia di avere pesanti conseguenze sull'immagine dell'isola e sulle sue prospettive economiche basate sul turismo. Quando la magistratura si limita ad applicare la legge senza farsi condizionare dai diktat dell'esecutivo, si sollecita un ritorno al controllo gerarchico dei giudici, se non ad un vero e proprio "tribunale eletto dal popolo". Insomma siamo alle giurisdizioni speciali, e talvolta qualche giudice opera in modo veramente "speciale", ad esempio quando si devono convalidare provvedimenti che limitano la libertà personale dei migranti, come se i principi costituzionali, a partire dagli articoli 13 e 24 della nostra Costituzione, fossero già abrogati.
Per mascherare i fallimenti delle politiche economiche e delle politiche migratorie, gli esponenti di governo lanciano ogni giorno nuovi allarmi, dal traffico di organi alla diffusione dello sfruttamento della prostituzione straniera, mentre si negano i diritti fondamentali dei minori stranieri non accompagnati e per le donne prostituite l'accesso alla protezione sociale, prevista dall’articolo 18 del testo unico sull'immigrazione, rimane un miraggio. Gli allarmi poi vengono smentiti, o si rilevano infondati, oppure riguardano fenomeni che si verificano ormai da anni proprio per effetto di quelle scelte politiche di chi aveva promesso maggiore sicurezza. Mentre si sprangano le porte della Fortezza Europa si trasforma l'intera isola di Lampedusa in un campo di concentramento, a cielo aperto, concludendo accordi con i regimi dittatoriali del nord africa, senza alcuna garanzia effettiva per il diritto di asilo e per gli altri diritti fondamentali della persona.

Non si riconosce che l'aumento esponenziale degli arrivi di migranti nelle isole Pelagie (passati da 13.000 circa nel 2007, ad oltre 33.000 nel 2008, con un incremento assai sensibile proprio nella seconda metà dell'anno), si ricollega alle politiche di chiusura poste in essere, o solo annunciate, dal governo Berlusconi. Si diffonde a tutti i livelli la "cattiveria" dichiarata da Maroni contro gli immigrati irregolari, oltre 900.000 oggi in Italia, e non solo da parte di agenti istituzionali. Non si contano più gli atti di razzismo e le aggressioni gratuite nei confronti di tutti gli immigrati, regolari o irregolari che siano.
A Lampedusa questa "cattiveria" sta consentendo di detenere i migranti per settimane senza provvedimenti regolari e in condizioni igienico-sanitarie di gravissimo disagio fisico e psicologico. Un caso vero e proprio di "trattamento disumano e degradante" vietato dall'art. 3 della Convenzione europea a salvaguardia dei diritti dell'uomo. A cosa servirà questa "cattiveria"? Quando si faranno i bilanci del 2009, non adesso in pieno inverno, ma dopo un estate e un autunno che si preannunciano assai caldi sul fronte degli sbarchi, malgrado le missioni di Maroni in Tunisia ed in Libia, il numero dei "clandestini" presenti in Italia sarà ancora più elevato, per la pervicace volontà del governo italiano di ridurre ulteriormente i canali di ingresso legale, costituiti dai decreti flussi di ingresso.
Tutte le risorse prima destinate all'integrazione, finiscono intanto nei fondi per i rimpatri forzati o per finanziare la moltiplicazione dei centri di detenzione. Per "produrre" ancora altri clandestini, mentre i paesi di provenienza e di transito rimangono assai restii ad accettare la riammissione dei loro cittadini che sono emigrati spinti dalla fame.
Sembrerebbe che la Tunisia abbia riammesso finora appena un centinaio dei mille ed oltre migranti bloccati a Lampedusa. E i governanti di quei paesi, grandi amici di Berlusconi e dei suoi ministri, sono interessati soprattutto a riprendersi gli oppositori politici, che hanno rivendicato democrazia e giustizia sociale, per finire poi, dopo il rimpatrio da parte delle autorità italiane, nelle prigioni del loro paese, in qualche caso anche sotto tortura.

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18 febbraio 2009
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