Scontri in piazza Tahrir al Cairo
Morti e feriti negli scontri tra le forze di sicurezza e i manifestanti che chiedono le dimissioni dei vertici militari
Da tre giorni, il Cairo e piazza Tahrir - simbolo della primavera egiziana -, sono ripiombati nella violenza e negli scontri. Scontri tra le forze di sicurezza e i dimostranti scesi nuovamente in piazza, in vista delle prime elezioni dopo l'era Mubarak.
Ieri sera la polizia ha attaccato i dimostranti riuniti in piazza Tahrir che chiedono a gran voce le dimissioni dei vertici militari e che il potere venga trasferito al più presto a un esecutivo civile, anziché tra il 2012 e il 2013 come da calendario. Si contano almeno 13 morti fra i manifestanti mentre i feriti secondo il ministero della Sanità sarebbero 192. Molte le persone fermate dagli agenti. Dall'inizio degl iscontri, sabato mattina, le vittime degli scontri con la polizia salgono così a 15. Secondo il Movimento 6 Aprile i morti sarebbero 30.
La tregua, durante la notte, è durata poche ore. All'alba in migliaia sono scesi di nuovo in piazza Tahrir. E per il terzo giorno consecutivo sono cominciati gli scontri con le forze dell'ordine. Circa tremila persone tirano pietre alla polizia, nel tentativo di allontanare gli agenti in tenuta antisommossa che vorrebbero sgomberare la piazza.
I manifestanti cercano di andare verso il ministero dell'Interno, ma i militari glielo impediscono con barricate. E cercano di allontanare la folla usando gas lacrimogeni. Un palazzo ha preso fuoco in piazza Tahrir e le forze di sicurezza avrebbero ostacolato l'intervento dei vigili del fuoco.
Il predicatore salafita e candidato alla presidenza Hazem Abu Ismail ha invitato i suoi sostenitori a partecipare alle protesta per "raggiungere gli obiettivi della Rivoluzione di gennaio".
Mahmoud Afifi, è uno dei portavoce del Movimento 6 Aprile e punta il dito contro il Consiglio militare che ha preso il potere dalle dimissioni di Hosni Mubarak a febbraio. "Trattano i giovani della rivoluzione con estrema violenza". E spiega che le persone in piazza chiedono di "fissare un'agenda per la consegna del potere a un presidente, un civile, al massimo entro il prossimo aprile".
Le violenze si sono estese anche in altre parti del Paese. Ed è proprio questo clima di esasperazione che preoccupa rischia di far saltare le elezioni parlamentari del 28 novembre, o comunque di influire pesantemente sullo svolgimento della prima consultazione del dopo-Mubarak.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Aki, Corriere.it]
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