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Scontro di ''termini'' tra Maroni e La Russa

Per i due ministri l'azione cammoristica è: ''una guerra civile'', ''uno scontro tra bande''

25 settembre 2008

La camorra al centro di una 'divergenza' di opinioni tra il ministro dell'Interno Roberto Maroni e il ministro della Difesa Ignazio La Russa.
Il governo "intende proseguire con ancora maggiore fermezza nel contrasto alla criminalità organizzata: siamo in presenza di una vera e propria guerra civile che la camorra ha dichiarato allo Stato e lo Stato deve rispondere con tutti i mezzi", ha affermato ieri Maroni riferendo al Senato sulla strage di camorra del 18 settembre scorso a Castelvolturno (Caserta).
L'eccidio compiuto dalla camorra a Castelvolturno è stato "un atto di vero e proprio terrorismo per diffondere terrore". Un episodio criminale, ha rilevato Maroni, che "apre nuovi scenari inquietanti, ma molto importanti per l'azione di contrasto alla criminalità". Un atto, ha aggiunto il responsabile del Viminale, "che stiamo valutando con tutti gli strumenti a nostra disposizione, inclusi in questo caso anche i servizi segreti".

I "tragici fatti del 18 settembre", quando sei immigrati extracomunitari furono freddati dai killer della camorra, "sono maturati in un contesto socio-ambientale caratterizzato dalla presenza e dall'influenza del clan dei Casalesi", che dimostrano "elevata capacità collusiva e di infiltrazione nel tessuto economico e istituzionale" e sono attivi in vari business criminali come il narcotraffico, lo sfruttamento della prostituzione e il lavoro nero, le estorsioni e l'usura, il contrabbando e il gioco clandestino. La strategia dei Casalesi punta a "stroncare i tentativi di opposizione all'affermazione del proprio potere criminale. Anche nei confronti della criminalità straniera - ha spiegato il ministro dell'Interno - che nel passato era sembrata poter coesistere 'pacificamente'" con i clan locali.
La decisione di inviare nel casertano altri 500 militari è stata presa per assicurare "un più efficace controllo nei territori interessati dalla presenza criminale".
Dal ministro dell'Interno è arrivato poi un appello. Il Parlamento dovrebbe "fare una riflessione" sugli arresti domiciliari concessi agli indagati per fatti di criminalità organizzata "e studiare con il governo un'iniziativa che sia mirata alla riduzione dei benefici carcerari a tutti coloro che sono accusati di reati di mafia". E' questa, secondo il ministro dell'Interno "la risposta giusta che lo Stato deve dare, lasciando da parte le polemiche che francamente mi sembrano assolutamente pretestuose".

La pensa diversamente il ministro della Difesa, Ignazio La Russa: "Pur condividendo nella sostanza il pensiero del ministro Maroni, non parlerei di guerra civile: mi sembrerebbe quasi di dare una patente, non dico di legittimità ma di importanza extracriminale, alla camorra". "Capisco il senso delle dichiarazioni di Maroni - ha aggiunto poi l'esponente di An - ma credo che si tratti di un'aggressione della criminalità organizzata alla legalità, più che di una guerra civile contro lo Stato". Per La Russa, "in questa fase, l'obiettivo di questo gruppo criminale è sì di violare le leggi dello Stato ma l'atacco è diretto ad altre forme di criminalità, per cercare di realizzare una sorta di monopolio del crimine in questo territorio: il vecchio termine di guerra fra bande si adatta anche a questa fase", osserva il ministro della Difesa.
La Russa ha cercato poi di smorzare la polemica: "In guerra con Maroni? Solo nei prossimi giorni quando si disputerà il derby e la difesa nerazzurra spunterà le armi all'attacco rossonero. Su questo, e solo su questo, è possibile che Berlusconi stia con Maroni nel condannare le mie parole". Lasciando da parte i toni scherzosi, ha precisato che "con Maroni c'è sempre stata sintonia: abbiamo la stessa analisi del fenomeno e condividiamo la soluzione. C'è solo stata una diversità nella scelta delle parole. Ma è eccessivo trasformare una questione lessicale in una battaglia tra ministri o tra An e la Lega". [Adnkronos/Ign]

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25 settembre 2008
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