Scoperta a Palermo una grande impresa ecomafiosa
Il capoluogo siciliano come 'Gomorra': Cosa nostra gestiva due discariche abusive nascondendo nel sottosuolo materiale inquinante
Scena dal film "Gomorra" di Matteo Garrone
Con l'accusa di avere organizzato un traffico illecito di rifiuti e di avere gestito una discarica non autorizzata, con l'aggravante di avere favorito la mafia, i carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Palermo hanno notificato all'alba di oggi tre ordini di custodia cautelare, uno dei quali notificato in carcere al presunto boss mafioso Giuseppe Liga, l'architetto già detenuto con l'accusa di essere il reggente del mandamento di San Lorenzo a Palermo. Gli altri due indagati sono Amedeo Sorvillo e Agostino Carollo.
L'indagine ha permesso di accertare come Giuseppe Liga, architetto considerato 'erede' dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo e reggente del mandamento di San Lorenzo abbia commesso, in concorso con altri una serie di reati ambientali causando, dicono gli investigatori, "un gravissimo pregiudizio dell'assetto del territorio".
Sarebbero due le discariche abusive rinvenute dai carabinieri del nucleo operativo ecologico di Palermo. Secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dalla Dda di Palermo, grazie anche ad intercettazioni ambientali e videosorveglianza, i rifiuti speciali, sia pericolosi che non pericolosi, come terre e rocce da scavo, materiali plastici da imballaggi, batterie al piombo esauste, oli minerali esausti, filtri intrisi di oli minerali e fibre polimeriche, sarebbero stati interrati in due terreni ad una profondità tra i 7 e i 10 metri.
Liga, ritenuto dai magistrati il capo mandamento di San Lorenzo, era l'amministratore della ditta Eu.Te.Co. impegnata nel settore della manutenzione delle linee elettriche per conto di Enel distribuzione. I responsabili della società tra il '97 e il 2003 avrebbero creato un "gravissimo pregiudizio all'assetto del territorio e dell'ambiente" con una serie di reati ambientali.
Liga si sarebbe reso responsabile della realizzazione di una discarica non autorizzata "con un dislivello di 10 metri", come ha spiegato il maggiore Giovanni Caturano, del Nucleo operativo ecologico che ha condotto l'indagine. Nel corso dell'attività investigativa è stata sequestrata la documentazione relativa ai contratti di appalto della manutenzione della rete elettrica nonché certificati di idonee prove di qualità dei materiali di reinterro e ripristino "palesemente contraffatti". Al contrario non sono stati rinvenuti né i registri di carico e scarico dei rifiuti, né i Modelli unici dichiarazioni (Mud) utili per la tracciabilità degli stessi rifiuti.
Secondo il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia che ha coordinato l'inchiesta, la disamina dei documenti avrebbe comprovato "l'illecita attività di gestione abusiva di rifiuti anche pericolosi svolta dalla Eu.Te.Co." che nel corso degli ultimi anni "mantenendo questa condotta criminale era riuscita ad aggiudicarsi una serie di contratti di appalto per l'esecuzione di opere, lavori e interventi di costruzione, ricostruzione e manutenzione di linee elettriche interrate, linee elettriche aeree e cabine secondarie di distribuzione".
Con l'interramento dei rifiuti la ditta ha eliminato il costo vivo per il trasporto e per lo smaltimento "riuscendo a praticare sul mercato sempre il prezzo più basso e mettere fuori dal mercato le imprese che lavoravano onestamente". "Grazie a questa indagine abbiamo individuato la prima impresa ecomafiosa del sistema criminale di Cosa nostra a Palermo" ha detto ancora Ingroia. "Per Palermo è una novità perché è la prima operazione sulle ecomafia della Dda - ha aggiunto Ingroia - l'indagine conferma che tutte le mafie, non soltanto la camorra e la 'ndrangheta, ma anche Cosa nostra, sono impegnate sul fronte dell'ecomafia".
Il magistrato ha ribadito infine che "senza le intercettazioni l'indagine non sarebbe stata possibile". "Speriamo - ha concluso - che questo strumento resti com'è". [Adnkronos/Ign]