Scoperta una community di ''orchi'' che si scambiava filmini pedopornografici. 60 gli indagati in 17 regioni italiane
Una comunità di pedofili via Internet è stata scoperta dagli uomini del Nit, lo speciale Nucleo investigativo telematico della Procura della Repubblica di Siracusa che ha disposto 60 perquisizioni in 17 regioni italiane, tuttora in corso di esecuzione da parte di investigatori di polizia postale, carabinieri e guardia di finanza.
La community di “orchi” aveva un solo riprorevole obiettivo: scambiarsi materiale pornografico prodotto artigianalmente e con i bambini come protagonisti.
L'indagine è partita da una denuncia dell'associazione Telefono Arcobaleno, presieduta da Giovanni Arena, che combatte la pedofilia on line. Il Nit, che vanta un corposo carnet di indagini sul territorio nazionale, per la prima volta si è trovato a cacciare pedofili fuori dal tradizionale contesto, cioè quello dei siti nascosti collocati in varie parti del mondo in cui il materiale pornografico viene scambiato in cambio di denaro. Infatti, in questa nuova comunità di "orchi" valeva piuttosto la legge del baratto, dove ciascun membro realizzava in casa dei filmini e li scambiava con gli altri.
Nell'operazione, denominata "Porta a porta", coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Toscano e dal sostituto Antonio Nicastro, tutti gli indagati sono uomini di mezza età e tra di loro ci sono avvocati, ingegneri, architetti e persino un cartomante. professionisti e anche un cartomante.
Il Veneto è la regione con il maggior numero di indagati, dieci, seguita da Sicilia (9), Emilia Romagna (7), Lombardia (5), Umbria (4), Puglia (4), Abruzzo (4), Lazio (3), Calabria (3), Campania (2), Toscana (2), Friuli (2), Marche, Liguria, Piemonte, Sardegna e Trentino, uno.
Agli atti dell'inchiesta anche il diario di uno degli indagati che conteneva la sceneggiatura di uno dei filmati. Al centro della storia un uomo impegnato in attività di doposcuola per i bambini del proprio quartiere, nel Nord Italia (la sua identità è tenuta segreta), che attraverso un finto specchio che collegava il bagno ad un'altra camera dalla quale riprendeva e fotografava i bambini a loro insaputa. Il materiale era poi messo a disposizione di altri pedofili on line.