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Scoppia la polemica sul detenuto morto nel carcere di Giarre

Il Sindacato della polizia penitenziaria lamenta una forte carenza di agenti, mentre in Sicilia non esiste più la figura del Garante dei detenuti

29 aprile 2014

La Procura di Catania ha aperto un'inchiesta per fare luce sulla morte di Daniele Sparti, un detenuto di 32 anni morto venerdì scorso nella casa circondariale di Giarre. "L'uomo - ha reso noto l'Osservatorio permanente sulle morti in carcere - era gravemente malato tanto che era sottoposto ad ossigenoterapia ma, secondo le prime indiscrezioni, l'ossigeno che lo aiutava a sopravvivere si sarebbe esaurito lasciandolo senz'aria. Nessuno si è accorto del malore del giovane fino alla mattina quando ormai era troppo tardi. È stato poi il cappellano dell'istituto penitenziario ad avvisare i familiari dell'accaduto e poco dopo la salma è stata trasferita presso l'obitorio dell'Ospedale Garibaldi di Catania. Il carcerato aveva scontato otto anni di reclusione e tra cinque giorni sarebbe potuto finalmente uscire e ricominciare la sua vita fuori dalle sbarre".

Fino a ieri, fonti investigative escludevano "atti di dolo", ritenendo che il decesso sia stato dovuto a cause naturali. Ma sulla vicenda è voluto intervenire il Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. "Il detenuto era presente nella sezione a custodia attenuata, dove un solo agente di Polizia penitenziaria controlla stabilmente 80/90 detenuti", spiega il segretario generale del sindacato Donato Capece, che aggiunge: "Il detenuto, che era infermo, avrebbe dovuto discutere 5 giorni dopo, presso la Magistratura di Sorveglianza di Catania, la possibilità di poter uscire dal carcere per scontare la pena fuori, sul territorio. Purtroppo per lui non ce l'ha fatta, ma questa morte - ancorché dovuta a cause naturali - deve fare riflettere sulla drammaticità delle attuali condizioni penitenziarie. Persone disagiate, poveracci, che probabilmente mai godranno di interessamenti istituzionali autorevoli per le loro condizioni di vita in cella...".

Sulla vicenda è intervenuto anche Salvo Fleres, l'ultimo Garante dei diritti dei detenuti nell'Isola, incarico ricoperto sino a circa 8 mesi fa tra molte polemiche che riguardavano la gestione economica dell'ufficio da parte della Regione. "Uno dei paradossi della Sicilia è che questa regione ha deciso bene di congelare l'ufficio del garante dei diritti del detenuto lasciando privi di assistenza tra i 6.500 e i 7.000 detenuti e senza lavoro 15 dipendenti. Mi risulta che nell'ufficio del Garante, sia in quello di Catania che in quello di Palermo, giacciono inevase oltre mille lettere di altrettanti detenuti e non escludo che fra queste non vi dia una richiesta di aiuto, un appello, da parte di questo ragazzo do Giarre... La responsabilità morale di qualunque cosa accada di irregolare nelle carceri siciliane in questo momento è di chi permette che questo ufficio non abbia avuto il proseguo di attività che svolgeva".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Lasiciliaweb.it]

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29 aprile 2014
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