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Scopri il boss che c'è in te

A Campobello un'autoanalisi di gruppo per capire le dinamiche sociali della mentalità mafiosa

18 aprile 2003
Un'autoanalisi di gruppo per scoprire il "mafioso che c'è in te".
A realizzare la singolare iniziativa sarà il Comune di Campobello di Mazara, in provincia di Trapani.


Il progetto è stato lanciato da Toni Giorgi, psicologo e presidente del consiglio comunale del paese, e sarà portato avanti da un gruppo di psicologi dell'Università di Palermo, guidati dal professore Girolamo Lo Verso, che da anni studia i comportamenti dei mafiosi.

Lo spunto lo offrirà la visione di film ironici sulla mentalità mafiosa per arrivare a gruppi di discussione sull'argomento, mettendo in gioco le esperienze e i 'vissuti' dei partecipanti, tutti professionisti che operano in paese:docenti, avvocati, amministratori, medici, imprenditori.
Giudici e psicoterapeuti avranno un ruolo di stimolo e mediazione nella discussione.

L'obiettivo è quello di sondare la psiche dei partecipanti, per capire se la mentalità mafiosa sia davvero una peculiarità tutta siciliana.
L'iniziativa sarà raccontata dal settimanale 'Il Diaria', venerdì in edicola.

Nel servizio emerge, inoltre, come nella fase di arruolamento dei mafiosi, gli psicologi palermitani rilevino la presenza ricorrente di uno zio, spesso senza figli, che prende a cuore le sorti del nipote e lo introduce nell'onorata società.

Come nel caso di un pentito che curava importanti affari per conto di Cosa Nostra prima di vuotare il sacco: lui stesso ha confessato che è stato un zio ad "iniziarlo". Col padre "faceva scintille", ma dello zio, boss di un piccolo paese della Sicilia occidentale, dice: "era un personaggio di un carisma eccezionale".

"Questo mio zio - ha raccontato ai terapeuti - non aveva figli e mi portava sempre in giro con lui e mi faceva conoscere tutta quella che era la realtà mafiosa dell' epoca. Lo ammiravo perchè era un personaggio del tutto particolare, era molto signorile. D'estate aveva sette vestiti di lino tutti bianchi, che si cambiava ogni giorno. Ultimamente però gli hanno sparato facendogli saltare un braccio...".  

Fonte: La Sicilia

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18 aprile 2003
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