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Scritti nei ''pizzini''

Sono molti ad avere paura dell'arresto di Bernardo Provenzano, i molti insospettabili segnati nei pizzini

15 aprile 2006

Secondo Andrea Camilleri e don Luigi Ciotti, due personaggi indiscutibilmente importanti, che conoscono a fondo la Sicilia, la sicilianità e la mafia, la cattura di Bernardo Provenzano, sicuramente importante, non è però da inquadrarsi come eccezionale vittoria, e ancora più sicuramente tale raggiungimento di scopo non deve fare dormire sugli allori la Giustizia, perché prendere Provenzano non ha significato, assolutamente, sconfiggere la mafia.
''A mio avviso Bernardo Provenzano contava ormai assai poco. Conta moltissimo come depistante immagine della mafia. Riina è stato catturato perché aveva fatto il suo tempo. Una volta i mafiosi venivano iniziati con riti speciali alla 'famiglia', oggi basta sapere la password giusta. Oggi il mafioso usa Internet, è raffinato''. Così Camilleri riflette sulla cattura del boss Bernardo Provenzano e sul fenomeno mafioso in un dialogo con il presidente di Libera, don Ciotti. ''Il professor Camilleri, che conosce bene la sua terra, ha ragione - aggiunge Ciotti - è vero che le mafie sono sempre state delle anticipatrici delle trasformazioni sociali. La mafia è un grande osservatorio. La storia insegna che la mafia è sempre stata capace di anticipare i cambiamenti e le trasformazioni sociali''. ''E oggi - prosegue Ciotti - le mafie le trovi in Borsa, nelle operazioni di alta finanza. Il vero nodo, comunque, è il comune sentire mafioso, indefinito, inafferrabile, e che per le mafie è condizione vitale''.
Insomma, Provenzano è stato ed è immagine di spicco del fenomeno mafioso, e a causa sua questo si è subdolamente infiltrato nei gangli della società diventandone parte integrante, confondendo le ''carte'' che rappresentavano il ''bene'' e il ''male''.
Provenzano, dunque, come untore di una realtà purtroppo predisposta all'intrigo mafioso, e quindi determinante solo in parte.

Mentre l'ex boss dei boss continua a vivere una vita da recluso, stavolta non per sua volonta e in condizioni ben peggiori da quelle austere da lui scelte, fuori la mafia è in fermento. Qualcuno, sicuramente vuole prendere il posto di Provenzano, mentre qualcun altro trema di paura aspettando che i ''pizzini'' vengano decodificati.
''Sta come stanno tutti i detenuti''. Con queste semplici parole l'avvocato palermitano Franco Marasà ha descritto le condizioni di Provenzano nel supercarcere di Terni. Il loro primo incontro è stato ieri e, stando a quello che ha detto il penalista, hanno solo parlato di indagini e processi.
L'ex ''fantasma di Corleone'', da quanto si apprende, non ha ancora deciso se prenderà parte ai processi in cui è imputato. Il primo dibattimento in cui potrebbe apparire il boss latitante, seppur in video collegamento dal carcere di Terni, è il 2 maggio prossimo in un processo che si svolge in corte d'assise d'appello. I familiari del vecchio padrino hanno chiesto ai magistrati l'autorizzazione per i colloqui in carcere che fino adesso non è stato rilasciato.

Per adesso, Bernardo Provenzano, parla poco e niente. Si limita a rispondere con un cenno di assenso quando gli viene portato da mangiare o quando gli agenti, nel fargli presente le regole del carcere, gli chiedono se abbia capito. Lui, 'Zu Binnu', dà un segno di assenso e aggiunge: ''che Dio vi benedica'', oppure ''il Signore vi protegga''. Un intercalare, questo, che - secondo quanto si è appreso - Provenzano usa quasi sempre quando si rivolge agli agenti.
Quando la notte tra martedì e mercoledì scorsi è stato trasferito nel carcere di Terni, Provenzano aveva portato con sè una Bibbia. Che però non ha potuto tenere in cella, dove si trova in isolamento, videosorvegliato 24 ore su 24, senza tv, radio, libri o giornali.
Ieri, prima della visita del suo avvocato, Provenzano ha ricevuto il check-up medico in cella. Il boss è stato visitato dai medici e dai sanitari, che hanno cominciato a sottoporlo a una serie di analisi più approfondite rispetto al primo controllo medico di mercoledì scorso, al momento del suo ingresso nel penitenziario. Accertamenti necessari, questi, vista l'età e i problemi di prostata di Provenzano. Il boss - secondo quanto si è appreso - continua a mangiare regolarmente i pasti preparati a parte, non nel servizio mensa dei detenuti comuni. La mattina si limita a bere una tazza di latte, e poi un semplice pasto a base di pastasciutta o riso, carne o verdura.

Questo è quanto avviene all'interno delle spesse mura del carcere di Vocabolo Sabbione. Fuori, come già accennato, la mafia e i collusi con essa sono in fermento.
Palermo, Trapani, una parte della Sicilia trema al solo pensiero di quello che potrà essere decifrato dai pizzini dello ''Ziu Binnu''. Tremano imprenditori, medici e avvocati, tremano gli insospettabili della mafia in doppiopetto.
Chi sarà finito dentro ai pizzini di Provenzano? Quali nomi saranno citati e a quale proposito, nei misteriosi messaggi del grande boss? Nella criptica corrispondenza del Padrino di Corleone c'è la storia degli affari e delle relazioni più segrete della Sicilia, e la capitale dell'isola si è raggelata per la cattura di Provenzano e per la scoperta dei tanti, tantissimi pizzini.
Tremano pure gli innocenti a Palermo, perché a Palermo gli innocenti vivono mischiati a tutti gli altri, quei commercialisti e quegli avvocati, quei notai, quei tanti medici, quel drappello di talpe e di spioni, quegli imprenditori più o meno al di sotto di ogni sospetto, insomma tutta la famigerata ''borghesia mafiosa'', i ''colletti bianchi della mafia'', la ''mafia in doppiopetto''.

Chi c'è nei ''pizzini''? Ci sarà quel personaggio che è amico di quell'altro che poi è anche amico mio? Ci sarà il mio socio in affari, il mio vicino di casa, il collega della scrivania accanto? E quel funzionario della Regione che faceva favori? E quel burocrate del Comune che raccomandava tutti?
È un gioco, una riffa che quattro giorni dopo la cattura più eccellente non fa divertire Palermo, la Palermo collusa ma insospettabile, che si è macchiata con la lordura mafiosa e invece di lavarsi si è gettata addosso il più costoso profumo che ha trovato sul mercato.

La verità è che l'11 aprile scorso ad esultare per la cattura di Bernardo Provenzano c'erano solo alcuni ragazzi. C'erano quelli di Addiopizzo che gridavano ''bastardo bastardo'' al Padrino che stava entrando ammanettato alla squadra mobile, c'erano gli studenti del liceo Vittorio Emanuele, c'era qualche reduce delle vecchie associazioni antimafia che è riapparso per l'occasione.
Per il resto Palermo è il solito bordello con i soliti mefistofelici magnaccia, che tengono assieme puttane esperte e dal cuore generoso e puttane triste e sfruttate.
Nei salotti di Palermo si ritrovano tutti. Il mafioso coperto e l'antimafioso di facciata. Parlano lo stesso linguaggio, mandano i figli nelle stesse scuole, frequentano gli stessi circoli.
Chi ha esultato è fuori dal bordello, e non vuole che nessuno sia costretto a prostituirsi.

C'è molta paura, c'è quella di chi teme di essere finito scritto in un pizzino e quella di teme il peggio dopo la cattura di Bernardo Provenzano.

- «Il boss povero? Finzione, non etica» Felice Cavallaro intervista Andrea Camilleri

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15 aprile 2006
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