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Se Hamid Karzai non libera altri due detenuti talebani l'interprete di Daniele Mastrogiacomo sarà ucciso

30 marzo 2007

''Se il governo di Hamid Karzai non tratterà con i talebani e rilascerà due detenuti, Adjamal Nashkband, l'interprete di Daniele Mastrogiacomo, sarà ucciso''. La minaccia arriva direttamente dal mullah Dadullah, intervistato da Sky tg24. ''Così come il governo italiano ha agito nell'interesse del suo popolo e ha avuto a cuore il destino di un connazionale, e si è adoperato per liberarlo, così dovrebbe agire Karzai'', ha detto il capo talebano. ''Chiediamo al governo Karzai di liberare due nostri uomini in prigione in cambio della libertà di Adjmal, anche se noi pensiamo che Karzai non sia il vero presidente, ma solo un burattino al comando dell'ambasciata italiana, di quella inglese oppure agli ordini di Bush''.

Il ricercato numero uno in Afghanistan, è quindi tornato a far sentire la sua voce. Nell'intervista rilasciata alla Tv satellitare il leader dell'ala militare dei talebani non ha risparmiato proclami e invettive: ''L'autista del giornalista Daniele è in mano nostra. Non è un uomo qualunque, suo zio è responsabile governativo nel distretto di Bagram, lui stesso ha lavorato in una base militare americana. Il presidente Karzai dovrebbe avere a cuore la sua sorte, come ha avuto quella di Mastrogiacomo. Lo dimostri, tratti con noi... oppure uccideremo Adjmal''.
Dadullah, inoltre, nella stessa intervista rovescia la sua visione sulla libertà di stampa e sul ruolo dei giornalisti, parlando di Daniele Mastrogiacomo con parole che fanno capire quale sia la prospettiva dei Talebani e quanto davvero abbia rischiato l'inviato di Repubblica, che, come ha raccontato al ritorno, ha creduto spesso di essere vicino all'esecuzione. ''Non era un vero giornalista - dice Dadullah nell'intervista -. Se un giornalista non è obiettivo, se non scrive anche ciò che riguarda la parte dei talebani, merita di essere catturato, scambiato o persino ucciso''. Va ricordato, tra l'altro, che Mastrogiacomo è stato sequestrato proprio mentre cercava contatti con i talebani per raccontare anche la loro situazione e la loro versione. Tra l'altro, secondo Dadullah, quasi tutti i giornalisti stranieri sarebbero spie.

Nell'intervista, il mullah ha inoltre confermato quanto si temeva da tempo: i miliziani di al-Qaida combatterebbero insieme ai talebani nella Provincia meridionale afghana dell'Helmand, teatro in questi giorni di un'importante offensiva delle truppe Nato-Isaf. ''Con me ci sono uomini di diverse nazionalità e uomini di al-Qaida. Venite qui a cercarli, venite a prenderci senza uccidere civili innocenti in Pakistan'' ha minacciato Dadullah, aggiungendo che non è vero che il Pakistan protegge i talebani.

Quanto alla sorte di Rahtmatullah Hanefi, l'uomo di Emergency che ha mediato per il rilascio di Mastrogiacomo per poi essere arrestato dal Governo afghano il giorno dopo, non ci sono progressi. Hanefi è stato trasferito a Kabul, ma il Governo non sembra intenzionato a liberarlo. A riferirlo è stato un inviato di PeaceReporter a Lashkargah, secondo il quale Hanefi si trova in una delle tre prigioni governative della capitale afgana, proprio quella al cui interno c'è un ambulatorio gestito dalla Ong di Gino Strada. Secondo quanto riferito dal giornalista di PeaceReporter, allo staff dell'organizzazione non è stato però consentito di vederlo.

- Intervista a Gino Strada (A. Bolzoni, Repubblica.it)

- La preoccupazione di Daniele Mastrogiacomo (Repubblica.it)

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30 marzo 2007
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