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Se i francesi rivogliono in patria il Satiro Danzante, si preparino a concedere la Gioconda all'Italia

12 giugno 2007

''Se il Louvre di Parigi vorrà ospitare nuovamente il Satiro danzante, di ritorno in Sicilia, in cambio il museo dovrà concederci la Gioconda''. E' questa la provocazione lanciata ieri dall'assessore regionale ai Beni culturali Nicola Leanza. Il Satiro arriverà a Palermo dal Louvre il prossimo 21 giugno e sarà messo in mostra a Palazzo dei Normanni assieme agli altri capolavori dell'arte e dell'architettura siciliana, raccolti in occasione dei sessant'anni dell'Assemblea regionale siciliana.
Leanza ha spiegato che la direttiva, firmata lo scorso maggio (leggi), ha lo scopo ''di impedire il trasferimento all'estero dei beni culturali della Sicilia, se prima non sono giustamente valorizzati nel nostro territorio. Se è vero che non si può quantificare il ritorno di immagine per la Sicilia prodotto dall'esposizione dei nostri beni culturali in giro per il mondo, è fuori di dubbio che, invece, è scarso il ritorno economico in termini di turismo che questi viaggi determinano, a fronte dei disagi che l'assenza di preziose opere provoca nei siti d'origine''.

Nel frattempo il dibattito tra gli studiosi d'arte e gli archeologi è aperto: il Satiro danzante, ritrovato nel Mediterraneo nel 1997, è opera di Prassitele, cioè del IV secolo a. C. o no?
La domanda è stata al centro del convegno che si è svolto ieri mattina a Mazara del Vallo, nel Trapanese.
Per Alain Pasquier, capo del dipartimento antichità greche, romane, etrusche e latine del Louvre, e Jaen Luc Martinez, curatore del dipartimento e responsabile dell'allestimento della mostra dedicata a Prassitele nel museo parigino, la statua bronzea non sarebbe opera dello scultore greco. Pasquier sostiene che ''senza nulla togliere alla bellezza e al valore artistico del Satiro danzante l'opera non è di Prassitele, che operò nel IV secolo a. C.: ciò si potrebbe dedurre dalla tecnica di fusione della statua''.

Una datazione dell'opera al IV secolo a. C. continua, invece, a essere ribadita da Paolo Moreno, dell'Università di Roma Tre, secondo cui ''la statua dovrebbe essere identificata con il 'satiro periboetos' di Prassitele, citato da Plinio'', dice il soprintendente ai Beni culturali di Trapani, Giuseppe Gini. Questa datazione sarebbe confermata, secondo Moreno, da un confronto con un satiro danzante davanti al dio Dioniso seduto raffigurato su un vaso attico risalente al IV secolo a. C.
Il satiro, trovato nel Canale di Sicilia dai marinai del peschereccio ''Capitan Ciccio'', e che secondo Sebastiano Tusa, soprintendente del mare della Regione siciliana, era trasportato da una nave che naufragò tra Pantelleria e Capo Bon in Tunisia tra il III e il II secolo a. C., per l'altro studioso francese Martinez ''si rifarebbe a un prototipo della fine del IV sec, non attribuibile a Prassitele perchè da un confronto tipologico con le altre opere dello scultore greco ci sono delle differenze''. Secondo il francese ''questo bronzo non ha nulla della compostezza anatomica delle opere prassiteliche: il 'gioco' anatomico è diverso, 'instabile adagiato' quello Prassitele, vibrante nell'aria questo e il modo di rendere i capelli: riccioli corposi contro la minuzia calligrafica del bronzo''.
Nel corso della giornata di studi, si è inoltre registrato l'intervento-sfogo di Capitan Ciccio Adragna, che a nome dell'equipaggio del motopesca Capitan Ciccio, ha chiesto a tutte le Istituzioni maggior rispetto e considerazione per gli autori del ritrovamento del Satiro.

La statua rimarrà fino al 18 giugno al Louvre, per poi tornare in Sicilia prima a Palazzo dei Normanni, a Palermo, per una mostra in occasione del 60/mo anniversario dell'Ars e poi nella sua sede a Mazara del Vallo.

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12 giugno 2007
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