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Se i governi, nazionale e regionale, farano bene la propria parte, Termini Imerese rimarrà per la Fiat un ''tassello strategico''

10 gennaio 2007

Più competitività, più inventiva e tanta creatività. Secondo il numero uno della Fiat, Sergio Marchionne, sono questi gli ingredienti del successo del Lingotto negli ultimi anni.
''Abbiamo inserito la meritocrazia, siamo aumentati in competitività. Abbiamo mantenuto le promesse. Ora abbiamo l'ambizione di essere i primi della classe'', ha detto nei giorni scorsi l'amministratore delegato di Fiat, aggiuggendo anche che nei prossimi quattro anni la casa torinese riuscirà a sfornare 23 nuovi modelli per il mercato e opererà altrettanti restyling di modelli esistenti. Obiettivi ambiziosi, che lasciano intendere che il management torinese ha tutte le intenzioni di continuare sulla strada già intrapresa negli ultimi anni dall'azienda.

E non mancheranno gli impegni nei confronti di SicilFiat, che dopo la prima risposta ricevuta dai governi regionali e nazionali, è ritornato ad essere ''tassello strategico'' per l'azienda.
Dal salone dell'auto di Detroit, Marchionne ha infatti dichiarato: ''Ribadisco l'impegno della Fiat per mantenere lo stabilimento di Termini Imerese aperto: si tratta di un tassello importante della struttura operativa del gruppo in Italia''. ''Chiaramente - ha aggiunto - resta il differenziale di costo causato dalla posizione dell'impianto che crea problemi di logistica, di mancanza di infrastrutture e per fare un lavoro serio di risanamento, non solo della Fiat, l'impegno non può essere soltanto nostro. Non posso perdere per vendere le vetture''. ''Stiamo lavorando giorno e notte - ha proseguito Marchionne - ad alcune possibili alleanze, per il momento in Europa e nei Paesi asiatici. Proseguiamo il lavoro in Europa e al momento il capitolo non è ancora chiuso, anche se possiamo fare di più in questo senso''.

E i sindacati sollecitano sia Palazzo Chigi che Palazzo dei Normanni affinché si possa trovare al più presto una soluzione per il futuro dei lavoratori di Termini Imerese. ''Solleciteremo ancora il governo a convocare noi sindacati e la Fiat per cominciare a discutere sul futuro dello stabilimento di Termini Imerese. Il gruppo di Torino, che solo tre anni fa era deciso ad abbandonare la Sicilia, ora sembra disponibile a investire sul sito palermitano, ma a condizione che le istituzioni facciano la loro parte''. A parlare è il segretario nazionale della Fim, Bruno Vitali, che insieme ai colleghi di Fiom, Uilm e Fismic prepara l'avvio del tavolo sul sito che assembla la Lancia Ypsilon e occupa circa 1.500 persone.
In questo momento produrre a Termini una vettura costa 1.000 euro in più rispetto a Melfi. Il gap che rende anticompetitivo l'impianto è il vero nodo da sciogliere per garantire un futuro alla fabbrica. ''L'amministratore delegato Sergio Marchionne è stato chiaro - ha ricordato Vitali -: fino al 2008 la produzione della Ypsilon è assicurata, ma dopo cosa accadrà?''.

''A Termini Imerese - ha inoltre spiegato Vitali - è necessario favorire l'insediamento di un vero indotto come è stato fatto a Melfi; un modo, anche, per creare nuovi posti di lavoro. Il ciclo della fabbrica, inoltre, è parziale: manca lo stampaggio e le lamiere devono arrivare da altri siti. Anche i turni settimanali sono inferiori a 15, mentre Melfi è organizzato su 17''. Ed è proprio di portare a 17 turni settimanali tutti gli impianti uno degli obiettivi di Marchionne sul quale i sindacati sono pronti a discutere.

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10 gennaio 2007
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