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Se il Messinese diventa una ''zattera di pietra''

250 frane nella sola area dei Nebrodi dallo scorso gennaio. 91 comuni considerati a rischio idrogeologico

03 marzo 2010

C'è una storia che narra di una gigantesca "zattera di pietra" che inzia ad errare per l'Oceano Atlantico. Questa enorme "zattera di pietra" è la Penisola Iberica che si è staccata dalla Madre Europa perché vuole allontanarsi dalle responsabilità di questa, che nella lunghissima sua storia sono state tante e alcune delle quali gravissime, e ricercare un nuovo destino... Un racconto prodigioso, dove gli elementi chiave sono il tremore della terra, imprevedibili ed arcane magie e spunti ecologici.
La storia di cui sopra è stata scritta da un Premio Nobel, Josè Saramago, che immaginandosi il distacco della penisola iberica dall'Europa ha voluto costruire una grande metafora sul significato dello sconvolgimento delle frontiere quando queste delimitano con eccessiva ristrettezza le cose e le persone. Una storia scritta, piena di significati, rivolta a tutti quelli che ancora oggi credono sia importante meditare sulle cose e sulle persone.
Ecco, immaginate se dalla Sicilia, estremo lembo della Penisola Italica - già di per sé "a parte" in quanto isola -, si staccasse la Provincia Messinese, ma non in virtù di una qualche metaforica ricerca di un destino altro da quello italiano, ma a causa della sua intriseca natura idrogeologica problematica e complessa resa ancora più complessa e problematica dalla sciaguratezza di quegli uomini che vivono su quel suolo e che poco o niente lo hanno rispettato.
Un immagine, quest'ultima, che dovrebbe servire molto a meditare, e non sullo sconvolgimento di frontiere metafisiche, ma sullo sconvolgimento prettamente fisico del territorio.


Fuor di metafora, adesso vogliamo dare altri elementi con i quali riflettere, numeri e dati percentuali che già avevamo offerto parlando del disastro di Giampilieri e della frana di San Fratello, e che oggi ritorniamo ad elencare parlando di quanto sta succedendo a Caronia. I dati sono ancora quelli della Coldiretti: l'84 per cento dei Comuni della provincia di Messina è considerato a rischio per frane e alluvioni, anche per effetto della progressiva cementificazione del territorio che ha sottratto terreni fertili all'agricoltura. Chiaro. Anzi no, chiarissimo.
La situazione del Messinese, con ben 91 comuni a rischio, si conferma più grave rispetto alla media nazionale in Italia dove - precisa sempre la Coldiretti - ci sono 5.581 comuni, il 70 per cento del totale, a rischio idrogeologico dei quali 1.700 sono a rischio frana e 1.285 a rischio di alluvione, mentre 2.596 sono a rischio per entrambe le calamità. Inoltre, così per fare un ulteriore appunto, nell'area dei Nebrodi da gennaio si sono registrate circa 250 frane.
All'elevato rischio idrogeologico in Italia non è certamente estraneo il fatto che un territorio grande come due volte la regione Lombardia, per un totale di cinque milioni di ettari equivalenti, è stato sottratto all'agricoltura che - afferma Coldiretti - interessa oggi una superficie di 12,7 milioni di ettari con una riduzione di quasi il 27 per cento negli ultimi 40 anni.
Il progressivo abbandono del territorio e il rapido processo di urbanizzazione spesso incontrollata non è stato accompagnato da un adeguamento della rete di scolo delle acque ed è necessario intervenire per invertire una tendenza che - sottolinea Coldiretti - mette a rischio la sicurezza idrogeologica del Paese. Una situazione aggravata dai cambiamenti climatici in atto che - conclude Coldiretti - si manifestano con una frequenza sempre maggiore.

Dunque, "che le sciagure altrui servano da monito per tutti", per ritornare ad invitare la gente ad una riflessione non metafisica ma che contempli la realtà reale dei fatti. Un invito similare lo ha elargito anche da Antonio Riolo, responsabile territorio e ambiente nella segreteria regionale della Cgil: "Le ultime frane nel Messinese siano un monito per i parlamentari che si apprestano a discutere il cosiddetto 'piano casa'. Servono misure per la ripresa del settore edile e per affrontare l'emergenza abitativa, ma queste non devono né avallare né dare adito a nuovi saccheggi del territorio". "Con una tempistica che sembra voluta - osserva il sindacalista - ogni qual volta l'Ars si occupa di norme sull'edilizia, la natura ricorda quanto è stata sfruttata e non rispettata. Di fronte a quello che succede non può concepirsi un piano di edilizia che non parta dalla messa in sicurezza delle costruzioni esistenti, pubbliche e private".

Ma torniamo a Caronia, dove dal primo marzo un movimento franoso che procede a circa 7-10 chilometri l'ora, ha interessato le contrade Lineri e Ricchio del comune da dove sono state fatte evacuare un centinaio di persone. Una situazione che la Protezione civile ha definito molto seria.
"La frana, per le sue modalità, presenta numerose analogie con quella di San Fratello, anche se fortunatamente non minaccia il centro del paese. Il fronte si sta muovendo velocemente ed è molto ampio", ha spiegato il sindaco di Caronia, Giuseppe Collura, impegnato nel coordinamento dei primi interventi. Ieri, in Comune, si è svolta una riunione operativa a cui hanno preso parte gli uomini della Protezione civile, dei vigili del fuoco, della forestale, carabinieri e polizia. E' stato deciso che saranno condotte in albergo le 28 famiglie finora evacuate. Chi non usufruirà dell'ospitalità di amici e parenti potrà recarsi in un hotel che si trova a Caronia Marina. Il territorio del Comune, che conta circa 3800 abitanti, è diviso tra una zona collinare, alla cui sommita - la meno abitata - è in corso la frana, e una a valle, lungo la costa tirrenica. Fortunatamente non c'è rischio per il Castello feudale di epoca Arabo-Normanna. "Al castello non sono stati registrati danni - ha spiegato ancora il sindaco rassicurando la popolazione -, anche perché la frana ha coinvolto l'altro versante del paese rispetto a quello in cui sorge l'edificio". Il castello domina il paese dal colle più alto e rappresenta il monumento storico più importante della zona.
La frana, che ha un fronte di circa 200 metri, è in continuo movimento ed è sotto stretto monitoraggio. E' stato inoltre potenziato il dispositivo di soccorso e stanno arrivando squadre da tutta la Regione.

AGGIORNAMENTO - Secondo un bollettino diffuso dal dipartimento regionale della Protezione civile, la frana di contrada Lineri, a Caronia, che interessa la periferia sud del centro abitato, "ha un'estensione di circa 50 ettari ed è in evoluzione". "La frana - informa la nota - ha distrutto 24 abitazioni e una scuola media, interrompendo i servizi; un traliccio dell'Enel è stato ingoiato. Stamattina la frana ha interessato il capannone di una fabbrica di materiale edile, che rischia di crollare. Finora 105 persone hanno ricevuto l'ordinanza di sgombero e altre 15 che abitano nell'area hanno deciso di allontanarsi volontariamente. La frana ha distrutto la Provinciale 168, per un tratto di circa 100 metri, dentro il centro abitato: il transito veicolare è stato deviato sulla circonvallazione".
Da poco a Caronia è cominciato un nuovo sopralluogo dei geologi della Protezione Civile. I tecnici sospettano che il cedimento si sia esteso e per questo le verifiche si estenderanno a valle sino al torrente Marannano, un affluente del Caronia. L'amministrazione comunale ha avvisato il consorzio autostradale per tenere sotto controllo il tratto dell A20 che passa, tra viadotti a gallerie, a circa 500 metri di distanza dallo smottamento.
Nei pressi del palazzo comunale di Caronia, alcuni degli sfollati contestano le mancate risposte alle loro lettere inoltrate nei mesi scorsi al sindaco e alla Procura, circa alcuni smottamenti che avrebbero permesso di prevedere, secondo gli autori delle segnalazioni, lo smottamento che si è verificato lunedì scorso. Intanto, il Centro operativo comunale di Protezione civile (Coc) stamattina si è di nuovo riunito in municipio. I movimenti del terreno sembrano più rallentati rispetto a ieri e, per il momento, la situazione viene definita sotto controllo anche se ancora piuttosto seria.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, ANSA, La Siciliaweb.it]

 

 

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03 marzo 2010
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