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Se l'ateneo rumeno trova sede a Enna...

L'iniziativa di Vladimiro Crisafulli viene bocciata dal ministero dell'Istruzione

02 settembre 2015

Una succursale della facoltà di medicina dell’Università romena "Dunarea de Jos" alla Kore di Enna. Secondo Vladimiro Crisafulli, ex parlamentare Pd e amministratore delegato della Fondazione Proserpina, un’idea niente male!
"È un’operazione tendente ad allargare l’offerta formativa in Sicilia, tendente a dare risposte a tanti ragazzi che vogliono iscriversi a Medicina". Questa la semplice spiegazione di Crisafulli che non capisce per quale ragione la sua iniziativa abbia scatenato un vespaio di polemiche. Tanto d’aver ricevuto uno stop dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca Stefania Giannini in persona.

"L’istituzione di un’università non può avvenire per libera iniziativa di privati cittadini ma deve avere un percorso preciso, in questo caso - ha spiegato il ministro Giannini - del tutto inesistente". E ha aggiunto che bisogna far luce sul caso "soprattutto per quei 60.000 studenti che si stanno preparando al test". "A loro mando il mio "in bocca al lupo" e assicuro che non c’è l’ingresso a gamba tesa di un nuovo soggetto; i posti per Medicina rimangono quelli stabiliti", 9.530 in tutta Italia.

Intervenendo alla trasmissione "Restate Scomodi" su Radio Uno, Mirello Crisafulli ha spiegato da dove gli è venuta fuori l’idea. Un’idea che gli è venuta durante un viaggio in aereo: "era zeppo di ragazzi italiani che studiavano Medicina in un’università in Romania. Perché invece di esportare studenti non importiamo un ateneo?".
"Ci sarà - ha assicurato Crisafulli - il numero chiuso e per essere ammessi dovrà essere superato un test d’accesso. Un numero chiuso che fa riferimento a norme europee perché ormai il titolo di studio è europeo".
"I corsi si faranno in lingua romena, con professori romeni e le tasse saranno intorno ai 9.000- 9.5000 euro", ha aggiunto. "Il progetto - ha detto ancora Crisafulli - è stato approvato dalla Regione siciliana. Non tocca la programmazione italiana e non rientra nelle scelte del governo italiano. Abbiamo fatto una convenzione con la Regione per utilizzare per il praticantato le strutture delle cliniche ospedaliere".

Le cifre riferite da Crisafulli hanno sollevato subito le proteste delle associazioni studentesche: "Il diritto agli studi non può in alcun modo essere vincolato dal potere finanziario degli aspiranti studenti", ha tuonato l'Unione degli universitari ricordando che a Palermo, ad esempio, la tassazione massima è di 1.800 euro.
Dura la presa di posizione del Sindacato dei Medici italiani sul caso. Per Pina Onotri, segretario generale Smi, questa vicenda è "grottesca". "Non sono chiari i fatti, ma se fosse confermato il progetto di aprire una facoltà di medicina di un altro Stato, in questo caso la Romania, assisteremmo - afferma - a un'operazione che danneggia i giovani studenti e i futuri medici del nostro Paese, ma anche a un uso spregiudicato delle risorse e delle strutture pubbliche. Che senso ha calcolare il fabbisogno di medici ogni anno e, quindi, mantenere il numero chiuso - aggiunge - e poi permettere che questo sbarramento si possa raggirare iscrivendosi in una facoltà straniera, sempre in Italia? La logica dei furbetti è da respingere, i ministeri competenti impediscano questa operazione".

E la polemica non si ferma solo a questo. "Troverei singolare - ha detto il Presidente dei rettori delle Università siciliane, Giacomo Pignataro - che in Italia arrivino atenei stranieri senza processi di autorizzazione. Esistono norme precise e certamente non è la Regione siciliana che può dare il via libera". "Utilizziamo il condizionale su questa iniziativa. Ho parlato con il ministro Giannini e sono certo - ha dichiarato Pignataro - che stanno facendo gli accertamenti necessari".
Ieri da viale Trastevere è arrivato uno stop incondizionato: "Nessuno ha chiesto l'autorizzazione, nessuno ha avviato la procedura".

- Se in Sicilia spunta l’Università romena di G. A. Stella (Corriere.it)

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02 settembre 2015
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