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Se la burocrazia e la lentezza della politica rallentano la lotta alla mafia portata avanti dalla Giustizia...

22 febbraio 2008

"Da circa due mesi il ministero della Giustizia ha deciso di sospendere le password d'accesso che consentivano all'ufficio della procura, in tempo reale, di localizzare i beni di mafiosi e prestanome, i conti bancari, la disponibilità di automezzi e tutto ciò che riguarda i patrimoni sottoposti alle nostre indagini". Tale decisione del ministero fa rallentare le indagini o addiritttura le blocca del tutto.
A denunciare la situazione è stato ieri il procuratore aggiunto Roberto Scarpinato, che ha coordinato l'indagine che ha portato al sequestro di una parte del grosso ''tesoro'' riconducibile ai boss Provenzano e Lo Piccolo (leggi).

Il magistrato ha sottolineato che quanto sta accadendo "è preoccupante". "In questo modo le indagini sulle misure di prevenzione hanno subito un forte rallentamento perchè si deve materialmente andare all'ufficio registro per consultare la documentazione relativa ai beni immobili o al registro automobilistico per acquisire informazioni sulla proprietà di autoveicoli". Per Scarpinato "crea perplessità il fatto che proprio adesso che la lotta alla mafia ha fatto un salto di qualità in avanti, si deve assistere ad un arretramento dovuto alla burocrazia". "Già nel 1991 una legge avrebbe dovuto creare l'anagrafe dei conti bancari, ma non è mai stata attuata perché mancava il regolamento - ha spiegato Scarpinato - e lo stesso succede da un anno con la legge Bersani". "A Palermo, prima di prendere certe decisioni bisogna riflettere sulle conseguenze", ha rimproverato il procuratore, non ha precisando però a quale ministero va additata la “colpa”, se agli Interni o al Guardasigilli, il suo è stato un appello a tutta la classe politica: "Mentre si apre una stagione nuova nella lotta alla mafia, c'è una mancanza di visione d'insieme". L'ultima indagine, fortunatamente, non è stata rallentata dalla discussa procedura burocratica, ma Scarpinato ha ribadito che è importante agire sui patrimoni ottenuti irregolarmente dai mafiosi, che "non garantiscono la democrazia economica, e di conseguenza anche quella politica".

Sul discorso di Scarpinato è tornato oggi anche il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, a margine di un di un incontro con gli studenti della Facoltà di Scienze politiche di Catania.
Grasso commentando le nomine ai vertici delle procure siciliane decise ieri dal plenum del Csm (leggi) ha detto: "Non dobbiamo mai dimenticare che una giustizia che funziona può risolvere tanti problemi della nostra società [...] Ci sono una serie di successi che lasciano ben sperare per il futuro. Il nostro problema non è tanto la fase delle indagini preliminari, finalmente decollata in maniera diffusa. Il problema verrà dopo, quando ci dovremo imbattere nei problemi della giustizia lenta, di quella che può provocare la scarcerazione per decorrenza dei termini, e con i problemi della prescrizione del reato. Tutti questi problemi purtroppo sono ancora presenti". Poi il procuratore ha infine aggiunto: "Noi stiamo lavorando, i tempi del governo e della politica sono rallentati, ma i tempi della magistratura per fortuna non risentono di queste pause che continuano imperterrite. Aspettiamo la politica e il Governo".

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22 febbraio 2008
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