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Se la corruzione diventa cronica

L'allarme della Corte dei Conti: ''La corruzione è diventata un fenomeno di costume''

18 febbraio 2010

Se la corruzione si cronicizza, o peggio, se diventa un "fenomeno di costume", quindi qualcosa tanto presente, riconosciuta e, in un certo senso, "accettata" dalla società, possibili soluzioni è ben difficile trovarne.
In Italia, purtroppo, la corruzione "è diventata un fenomeno di costume", una "patologia grave" che lo scorso anno ha fatto registrare un aumento di denunce alla Guardia di finanza del 229% rispetto all'anno precedente, nonché un incremento del 153% per fatti di concussione. Certo, il fatto che le denunce siano aumentato e dunque ci siano, significa da un lato che il fenomeno corruttivo è in aumento ma nello stesso tempo che la voglia di cercare una soluzione al problema, comunque, continua ad essere presente. Come dire: non è ancora tutto perduto.

I dati sopra citati e i termini di paragone per spiegarli sono stati denunciati dal procuratore generale e dal presidente della Corte dei Conti, Mario Ristuccia e Tullio Lazzaro, in occasione, ieri, della cerimonia di apertura dell'anno giudiziario, alla presenza del capo dello Stato Giorgio Napolitano, dei presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, dei ministri della Giustiuzia e delle Infrastrutture, Angelino Alfano e Altero Matteoli e del sottosegretario Gianni Letta. Tra le autorità presenti il giudice costituzionale Paolo Maddalena, i presidenti dell'Agcom Corrado Calabrò e dell'Antitrust Antonio Catricalà, oltre al presidente della Cassazione Vincenzo Carbone e al responsabile della direzione nazionale antimafia Piero Grasso.
Contro queste condotte illecite individuali, le pubbliche amministrazioni "troppo spesso" non attivano i necessari "anticorpi interni". "Il Codice penale - ha sottolineato Lazzaro - non basta più, la denuncia non basta più. Ci vuole un ritorno all'etica da parte di tutti. Che io, purtroppo, non vedo". Lazzaro, nel corso della conferenza stampa che è seguita alla cerimonia, ha poi precisato che "Non esiste nessun buco di bilancio Inteso come tale. C'è una scarsa correttezza contabile nello scrivere le cifre, ma assolutamente non esiste nessun buco come denaro pubblico".

La "patologia" della Pubblica Amministrazione: la mancanza di "anticorpi" - Il procuratore generale Mario Ristuccia nella sua relazione (testo - pdf) osserva che la corruzione dilaga nella pubblica amministrazione: il Ministero dell'Interno, i Comandi dei Carabinieri e della Guardia di finanza, nel solo periodo gennaio-novembre 2009 hanno denunciato 221 reati di corruzione, 219 di concussione e 1714 reati di abuso di ufficio, con un vertiginoso incremento rispetto all'anno precedente.
"È poi assai grave - aggiunge il presidente Lazzaro (leggi l'intervento) - la mancanza di "anticorpi" nella Pubblica Amministrazione contro le condotte illecite individuali che causano offuscamento dell'immagine dello Stato e flessione della fiducia che la collettività ripone nelle amministrazioni e nelle stesse istituzioni del Paese". "Se le pervicaci resistenze che questa patologia sembra opporre a qualsiasi intervento volto ad assicurare la trasparenza e l'integrità nelle amministrazioni possono dirsi essere una sorta di 'ombra' o di 'nebbia' che sovrasta e avvolge il tessuto più vitale operoso del Paese, non si può fare a meno di notare - sottolinea il presidente - che l'oscuramento resta tuttora grave, non accenna neppure a dissolversi o a flettere nella sua intensità".
Un capitolo dell'intervento di Lazzaro è dedicato alle consulenze conferite all'esterno della pubblica amministrazione o che vengono affidate agli stessi dipendenti in cambio di maggiorazioni salariali: una questione, spiega il presidente, che riguarda "non tanto episodici accadimenti di mala gestione quanto piuttosto fenomeni vasti che non possono non allarmare per l'impatto negativo che producono sugli squilibri di bilancio".

Inevitabile per i giudici della Corte dei Conti è stato affrontare anche la questione della Protezione civile. "Ci dovrebbe essere un controllo reale, che servirebbe a far funzionare meglio la stessa Protezione civile. Se non c'è controllo si può dire qualsiasi cosa. Invece più si allarga l'area del controllo più si restringe il campo del giudizio penale" ha detto il presidente Lazzaro, precisando in particolare che sui lavori del G8 alla Maddalena "era stato richiesto il controllo della Corte dei Conti su due soli contratti iniziali". Per legge, ha poi spiegato Lazzaro, "non c'è un controllo della Corte sulle ordinanze della Protezione Civile. La Corte - ha precisato - può fare accertamenti sulla gestione, ma il nostro controllo reale su quelle ordinanze, per legge è escluso". Dove può intervenire la Corte - ha concluso - è "una scelta del Parlamento".

Dai "Grandi Eventi" (diventati appalti della Protezione Civile, ndr) alle "grandi opere" (nel senso di 'opere pubbliche', e quindi grandi perché riguardano l'intera comunità, ndr), il passo è breve, e anche di queste i giudici contabili hanno parlato. Infatti, nel territorio nazionale, si sa, sono troppe le opere pubbliche non completate. Il fenomeno delle opere pubbliche "progettate e non appaltate, ovvero non completate o inutilizzabili per scorretta esecuzione" è aumentato, ha detto il procuratore generale Ristuccia. "Le cause di questo fenomeno - spiega - che determina un ingente spreco di risorse pubbliche, sono molteplici e da annoverare nella carenza di programmazione, eccessiva frammentazione dei centri decisionali, complessità delle procedure di progettazione, dilatazione dei tempi di esecuzione imputabili alle imprese committenti ed alle amministrazioni aggiudicatrici, carenti per inadeguatezze nei controlli tecnici e amministrativi".
La lista delle opere incompiute è molto lunga e resta poi forte l'attenzione sul fronte dei disastri ambientali: nel 2009 sono state molte le iniziative delle procure regionali in merito a "inquinamento di siti e di fiumi, disastri provocati da abusi edilizi, presenza di amianto ed eternit vicino a luoghi abitati o edifici pubblici, discariche abusive di rifiuti speciali, scarichi fognari abusivi, irregolarità nello smaltimento dei rifiuti".
Per la Corte "le patologie maggiormente ricorrenti negli appalti pubblici di opere, beni e servizi sono rappresentate da quelle iniziative volte alla realizzazione di un'opera pubblica senza una preventiva accurata verifica della sua concreta esiguibilità economica, tecnica, logistica, l'assenza o la superficialità in tali casi di un'analisi di fattibilità sono le cause del sorgere, in corso d'opera, di difficoltà di esecuzione e del conseguente fallimento dell'opera o del servizio appaltati, rendendosi così vano il dispendio di risorse finanziarie nel frattempo utilizzate". In tutto, circa 15 milioni le ammende inflitte nel 2009 per danni erariali derivanti da attività contrattuale in Italia. Lo scorso anno le sezioni centrali e regionali hanno emesso 46 sentenze per danno erariale derivante da attività contrattuale svolta dalle amministrazioni pubbliche, delle quali 29 sfociate nella condanna dei chiamati in giudizio per un importo complessivo pari a 14.858.718 euro.
L'allarme spese inutili ed eccessive riguarda anche il settore della sanità, dove la Corte dei Conti individua fenomeni di mala gestione, inefficienze e spese inutili. Vengono citati "irregolari acquisti di beni e servizi, illegittimi inquadramenti di personale e conferimenti di incarichi e consulenze, fenomeni particolari di mala gestione quali inefficienti ma costosi programmi di screening anti-tumorale, di assistenza odontoiatrica rivelatasi inesistente di eccessive prescrizioni di farmaci ovvero di falsità delle stesse o di loro sostanziale inutilità, di sconcertanti interventi chirurgici non necessari".

Il presidente Tullio Lazzaro, nel suo discorso ha aggiunto: "Occorre provvedere con urgenza alla riforma della procedura per i giudizi davanti alla Corte dei Conti". Pur dando atto della "grandissima importanza" di alcune riforme contenute nella legge-Brunetta sulla Pubblica Amministrazione, Lazzaro ritiene che l'attuale procedura che regola i giudizi contabili sia "disciplinata da norme ormai del tutto superate e inadeguate" e che dunque "possono lasciare ampio spazio a interpretazioni pretorie", cioè fondate su una ricostruzione del giudice e non su regole certe.
Lazzaro chiede, in particolare, una "attenta riflessione" sia sulle funzioni del Pm contabile, sia sulle attività di controllo e consultive della Corte dei Conti. "Il Pm contabile - osserva - è una figura ontologicamente e giuridicamente diversa dal Pm penale" per cui la riflessione sul suo ruolo è "tanto più necessaria ed urgente nel momento in cui il Parlamento è investito dell'esame di riforme del sistema giustizia". Quanto invece all'azione consultiva e di controllo, occorre una "esigenza di certezza" nell'interpretazione delle norme e nella valutazione di comportamenti. In particolare, il controllo "può essere un'arma forte contro i fenomeni delinquenziali nel campo della finanza pubblica", e dunque è "logico" che "possa, potenzialmente, abbracciare ogni centro di spesa o di entrata", tanto più che recenti sentenze della Corte costituzionale hanno riconosciuto alla magistratura contabile "compiti di coordinamento della finanza pubblica", e tanto più in vista dell'evolversi dello Stato verso un assetto di tipo federale. Infatti, in vista del federalismo fiscale, la Corte dei Conti "sarà inevitabilmente sempre più coinvolta nell'attuazione dell'applicazione del disegno di federalismo fiscale" che però, per essere tradotto in fatti concreti, "avrà bisogno di un'innovazione altrettanto forte della governace dell'Istituto e della linee di azione del Consiglio di presidenza" della magistratura contabile. Lazzaro ha auspicato anche un rafforzamento dei poteri del vertice della magistratura di Viale Mazzini, ulteriore rispetto a quello già ora contestato dal sindacato delle 'toghe' della Corte dei Conti.

Toscana: la regione meno virtuosa - Dalla relazione del procuratore generale emerge inoltre che è la Toscana (dove in sede penale la procura di Firenze sta indagando sugli appalti del G8 della Maddalena, ndr) in testa alla classifica delle regioni in cui la Corte dei Conti ha emesso il maggior numero di citazioni in giudizio per danno erariale: sono 21 (su un totale nazionale di 92), a seguire ci sono Lombardia (18), Puglia (11), Sicilia (10), Umbria (7), Piemonte (7), Trento (5), Calabria (4), Lazio (3), Abruzzo (2), Emilia Romagna (2), Friuli Venezia Giulia (1), Liguria (1).
E seppure i dati sul dilagare della corruzione siano disomogenei perché provenienti da fonti diverse e dunque difficilmente confrontabili, non c'è dubbio - fa notare il pg - che un incremento ci sia stato. I territori più a rischio, spiega Ristuccia, sono quelli in cui "maggiori sono le opportunità criminali in considerazione del Pil pubblico più elevato, delle transazioni a rischio quantitativamente più numerose e del maggior numero di dipendenti pubblici", come Lombardia, Sicilia, Lazio e Puglia.

Durante la cerimonia sono stati affrontati anche altri temi, come quello del processo breve. Il procuratore generale Ristuccia ha condannato come "illogica" la norma del ddl che fa valere retroattivamente la prescrizione processuale se i tempi del giudizio sono troppo lunghi. In questo modo - sostiene il pg - si "porrebbe irragionevolmente nel nulla proprio quei giudizi non definiti in tempi stabiliti a causa della complessità delle questioni affrontate o della connessa necessità di particolari accertamenti istruttori".

[Informazioni tratte da Repubblica.it, ANSA, Corriere.it]

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18 febbraio 2010
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