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Se la guerra diventa un "naturale sviluppo" di una scelta

Gelo tra Bossi e Berlusconi: il leader del Carroccio non sapeva della decisione del premier di annunciare la partecipazione italiana ai raid in Libia

27 aprile 2011

In un lungo editoriale di oggi su 'La Padania', dal titolo 'Berlusconi si inginocchia a Parigi', si parla anche di una telefonata intercorsa ieri sera tra il leader del Carroccio, Umberto Bossi, e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in merito alla decisione dell'Italia di bombardare la Libia.
Decisione di cui la Lega non sapeva nulla. Il leader leghista, secondo il quotidiano, avrebbe spiegato al Capo dello stato la posizione del Carroccio affermando che "il Consiglio dei Ministri non ha mai detto sì ai bombardamenti". La Lega ha inoltre quantificato in 700 milioni di euro il costo dei primi tre mesi della missione militare in Libia e dei rimpatri di tunisini: un onere, a parere del Carroccio, non sopportabile dalle casse dello stato.
"Vicende che dividono nel merito, e con tutta evidenza, le posizioni leghiste da quelle berlusconiane - spiega nell'editoriale Carlo Passera, responsabile delle pagine politiche del quotidiano - ma che richiamano a loro volta anche gravi questioni di metodo, per almeno due aspetti: primo le scelte del premier non sono state né annunciate né discusse e, tantomeno, vi è stato su di esse il semaforo verde del Carroccio, che è alleato fedele e responsabile, non certo cieco e sordo passacarte di qualsiasi stravaganza; secondo: tali scelte travolgono l'ottimismo in senso contrario di alcuni tra i migliori ministri di questo esecutivo, come Giulio Tremonti e Roberto Maroni". "Insomma, - concldue La Padania - un vero disastro che in Via Bellerio (sede del Carroccio, ndr) è stato percepito come tale, in tutta la sua evidente gravità politica".
L'articolo si conclude con la descrizione di un Bossi impegnato in una doppia telefonata all'ora dei tg della sera: da una parte "intento a raccontare la propria posizione a Napolitano"; dall'altra, con il direttore del quotidiano, Leonardo Boriani che "spiegava il senso dell'irritazione bossiana allo stesso ministro dell'Economia,Tremonti".

Fatto sta che la posizione di Bossi, comunque, sembra non combaciare nemmeno con quella del Capo dello Stato, secondo il quale la scelta del governo non è stata altro che "il naturale sviluppo della scelta già compiuta dall'Italia".
"L'ulteriore impegno dell'Italia in Libia costituisce il naturale sviluppo della scelta compiuta dall'Italia a metà marzo, secondo la linea fissata nel Consiglio Supremo di Difesa da me presieduto e quindi confortata da ampio consenso in Parlamento". Questo è quanto affermato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo intervento all'incontro con gli esponenti delle Associazioni combattentistiche, partigiane e d'arma presso la sede dell'Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra.
"Oggi ci interroghiamo, in Europa e in tutto l'Occidente, sulla possibilità di rivoluzioni o evoluzioni democratiche nel mondo arabo, fatto senza precedenti e carico di potenzialità straordinarie", ha continuato Napolitano. "E le previsioni non sono facili; né è semplice il compito che può spettare a Paesi come il nostro. Ma ciò non toglie che sentiamo - in particolare noi italiani nel ricordo delle lotte di liberazione e del 25 aprile - di non poter restare indifferenti di fronte al rischio che vengano brutalmente soffocati movimenti comunque caratterizzati da una profonda carica liberatoria. Non potevamo restare indifferenti alla sanguinaria reazione del colonnello Gheddafi in Libia: di qui", ha spiegato il capo dello Stato, "l'adesione dell'Italia al giudizio e alle indicazioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e quindi al piano di interventi della coalizione postasi sotto la guida della Nato". Il presidente della Repubblica ha poi affermato che di fronte ai flussi migratori causati dai sommovimenti politici e sociali della sponda nordafricana "nulla sarebbe più miope, meschino e perdente, del ripiegamento su se stesso di ciascuno dei Paesi membri dell'Unione europea".

"Anche oggi il presidente della Repubblica ha voluto sottolineare la continuità con gli impegni presi dall'Italia" ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. E a chi gli ha chiesto se sia necessario un nuovo voto parlamentare rispetto all'eventualità di ricorrere a bombardamenti in Libia, La Russa ha specificato che "sulla missione no, perché fin dall'inizio partecipiamo ad essa nell'ambito di un impegno teso a colpire strutture militari. Si tratta adesso - ha proseguito La Russa - di assumersi anche il compito di non sbagliare nell'utilizzo dei mezzi". In ogni caso, ha aggiunto, il Parlamento è libero di pronunciarsi, e La Russa ha reso noto di avere convocato al ministero della Difesa una riunione tecnica con i capi di Stato maggiore e gli ufficiali direttamente competenti sulla missione anche al fine di reperire tutte le informazioni necessarie allo scopo di riferire, quando sarà necessario, alle Camere.

Immediata la reazione dell'Italia dei Valori alle parole del capo dello Stato. "Bombardare una Nazione non ci pare possa essere considerato uno sviluppo né naturale né costituzionalmente corretto - ha scritto in una nota Antonio Di Pietro - Né può valere l'ipocrita giustificazione che tutto ciò sarebbe già stato autorizzato dalle Nazioni Unite e dal Parlamento italiano. Infatti, l'Onu non ha mai avallato tale scelta e, soprattutto, le nostre Camere non hanno mai discusso, né approvato un provvedimento in cui c'era scritto, nero su bianco, di fare guerra ad un'altra nazione".
Le parole del leader dell'Idv non sono piaciute però ad Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd. "Di fronte al responsabile richiamo che il presidente della Repubblica ha rivolto alle forze politiche e alle istituzioni, ricordando la natura e le ragioni dell'impegno italiano nella crisi libica, suonano stonate e inaccettabili le parole di Antonio Di Pietro, come sono incomprensibili le posizioni espresse da ministri della Lega" ha detto Finocchiaro. "Bene ha fatto Napolitano - ha aggiunto - a ricordare le motivazioni del nostro impegno. Non è questo in discussione ma casomai va chiarito, e per questo abbiamo chiesto che il governo venga in Parlamento, il perché di questo repentino cambio di rotta operato dall'esecutivo. Ci riconosciamo totalmente nelle parole di Napolitano che inquadrano lo sforzo italiano nella cornice più corretta, che è quella della costruzione di un ordine mondiale basato su pace e giustizia".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, l'Unità, Aise, AGI]

 

 

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27 aprile 2011
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