Se quanto venuto fuori sulla clinica Latteri rispondesse al vero ...
La clinica palermitana si difende: "Ricostruzione dei fatti fuorviante". Ma se risultasse tutto vero, tale crudezza sarebbe intollerabile
Riguardo la notizia circa l'inchiesta che vedrebbe coinvolta la casa di cura Latteri di Palermo, insieme ad altre due cliniche palermitane, in una presunta truffa ai danni dell'Azienda sanitaria provinciale per 1,2 milioni di euro per i rimborsi di prestazioni e ricoveri, noi vogliamo cominciare dalla fine ...
Vista l'ampia eco che la vicenda ha avuto sulla stampa locale e nazionale, i vertici della clinica Latteri hanno voluto rispondere alle accuse e per mezzo del loro legale, l’avvocato Francesco Surdi, hanno diramato un comunicato per ribattere alle accuse: "In relazione all'articolo diffuso il primo ottobre dal quotidiano La Repubblica – Edizione di Palermo, i responsabili della casa di cura Latteri dichiarano che quanto riportato in merito alla mancata e/o ridotta somministrazione di farmaci ai degenti è destituito di ogni fondamento e frutto di un’arbitraria e fuorviante ricostruzione dei fatti. Precisano, inoltre, che ai pazienti ricoverati è stata sempre prestata, con professionalità ed umanità, la massima assistenza nel pieno rispetto dei protocolli terapeutici garantendo le somministrazioni di tutte le cure farmacologiche necessarie".
Facendo adesso un legittimo passo indietro, vogliamo riportare quali sono le informazioni che, secondo la clinica, sarebbero fuorvianti e sostanzialmente false...
Secondo quanto scoperto in un'inchiesta del Nas, coordinata dal pm Amelia Luise, e riportata da dall'edizione palermitana di Repubblica, una seduta di chemioterapia in regime di "day service" veniva rimborsata dalla Regione siciliana 100 euro, mentre, secondo la clinica Latteri di Palermo, ne costava 250. Risultato: un farmaco disintossicante, il Tad, non veniva più somministrato ai pazienti, che soffrivano e accusavano malori.
Secondo la ricostruzione di alcune intercettazioni, all'ordine impartito ai medici dalla dottoressa Maria Teresa Latteri ha provato a ribellarsi la collega Maria Rosaria Valerio.
"Glielo devi fare (il Tad ndr), il paziente vomita, si disidrata" dice la Valerio. Ma la Latteri, che gestisce la clinica, è irremovibile: "Allora non hai capito che la prassi che fai tu costa alla clinica 250 euro e quello (l'assessore alla Sanità Massimo Russo ndr) ce ne dà 100?".
La conferma della mancata somministrazione del disintossicante arriva dalla telefonata, intercettata, di un paziente alla dottoressa Valeriò, avvenuta il 14 settembre 2009: "Sono rosso in viso - dice Salvatore D. -, come se avessi delle vampate. Anche negli occhi... E perché questa volta la Tad non l'avete fatta?". Il medico prova a rassicurarlo: "Vabbé. In ogni caso non succede niente, lo può anche fare".
La dottoressa Valerio, che avversa la pratica della mancata somministrazione del farmaco, è intercettata al telefono con un collega, il dottor Scaletta: "Vorrei - dice l'uomo - che tu andassi a parlare con... perché oggi si sono sentiti male tutti. Così non si può vivere anche per una questione di coscienza".
Quando, in diretta, grazie a un'intercettazione, si accorsero che un paziente ammalato di tumore rischiava di morire perchè i medici della clinica Latteri di Palermo non gli somministravano l'albumina per risparmiare sui costi della terapia, decisero di intervenire. E per non far capire ai titolari della casa di cura che stavano indagando su una maxitruffa alla Asl "improvvisarono" un'ispezione generale alla struttura. L'intervento dei Nas, che dal 2008 conducono indagini sulla gestione di tre cliniche convenzionate di Palermo - la Maddalena, la Noto-Pasqualino e la Latteri - fu probabilmente provvidenziale per l'anziano ammalato a cui, dopo la visita dei carabinieri, i medici tornarono a dare la medicina. Meno fortunati sono stati, invece, decine di altri pazienti che hanno pagato sulla loro pelle la decisione delle case di cura di tagliare terapie e farmaci nella speranza di abbassare i costi.
L'inchiesta dei Nas che ha portato alla luce tra l'altro lo scandalo della mancata somministrazione di Tad, il disintossicante generalmente dato a chi si sottopone alla chemioterapia, ai pazienti in day service, ha scoperchiato la pentola di una truffa alla Asp di un milione e 200 mila euro.
L'indagine parte su iniziativa dei carabinieri che cominciano a monitorare la gestione, dal 2007 al 2010, delle tre case di cura palermitane. Tre settimane fa a tre persone giuridiche - le tre cliniche - e a 17 tra manager e professionisti sono stati notificati avvisi di chiusura delle indagini: l'atto che precede la richiesta di rinvio a giudizio ormai imminente.
Da quanto emerso dall'inchiesta, le tre cliniche chiedevano il rimborso per i ricoveri, che avrebbero dovuto includere gli esami specialistici, e poi un ulteriore rimborso per gli accertamenti diagnostici effettuati in strutture collegate o esterne alle case di cura. Tra gli indagati anche due medici che ufficialmente lavoravano in ospedali pubblici ma che, in cambio di denaro, dirottavano pazienti alla Latteri e alla Noto, sostenendo che nei nosocomi non ci fosse posto.
In merito alle notizie venute fuori dall'inchiesta, il presidente della Commissione d'inchiesta della Camera sugli errori in campo sanitario e i disavanzi sanitari, Leoluca Orlando, chiederà una relazione all'assessore alla Sanità della Regione Sicilia Massimo Russo e al direttore generale della Asp di Palermo Salvatore Cirignotta.
"Tagliare sprechi e disservizi per mettere in ordine i bilanci non può e non deve, in nessun caso tradursi in una riduzione della qualità del servizio sanitario reso ai cittadini e tantomeno tradursi in un'inaccettabile discriminazione tra cittadini di serie A e di serie B", ha commentato Orlando. "Pertanto, la Commissione d'inchiesta che - ha aggiunto - senza pregiudizio per le indagini della competente autorità giudiziaria, intende acquisire ogni dato utile a conoscere lo svolgimento dei fatti, sia in merito a eventuali criticità organizzative riscontrate, che in ordine a iniziative amministrative, sanzionatorie o cautelari, assunte a fronte di responsabilità emerse".
L'assessore Russo ha dichiarato che "l'assessorato segue da vicino, da molto vicino, l’evolversi delle indagini della magistratura e dei Nas ai quali va il ringraziamento mio e dei siciliani". "Sappiamo perfettamente che siamo all’inizio di un’indagine ben più complessa e articolata che metterà a nudo quel tipo di sistema che abbiamo ereditato e che sto combattendo con forza fin dal giorno del mio insediamento, grazie anche a una forte collaborazione con le forze dell’ordine. I fatti contestati, se confermati, sono di inaudita gravità e adesso vedremo se ci sono le condizioni per adottare fin da subito i consequenziali provvedimenti amministrativi, compresa la revoca del convenzionamento. Credo che sia chiaro - ha aggiunto l'assessore alla Sanità - il senso delle mie numerose denunce contro il malaffare e nei confronti di alcune lobby che hanno speculato sulla sanità: così come è ancora più chiaro adesso il perché di certe iniziative nei miei confronti atte a delegittimarmi con il fine evidente di provare ad arrestare l’irreversibile processo di cambiamento della sanità voluto con estrema determinazione da questo governo. Sono scomodo e a molti non piace il mio concreto agire per fare rispettare le regole che ovviamente valgono per tutti, per il pubblico e per il privato".
Il capogruppo del Pd all'Ars, Antonello Cracolici, ha parlato di un quadro che starebbe emergendo "che lascia senza parole, non c’è limite al disprezzo per il malato e per la sofferenza delle persone. A questo punto servono segnali forti: si sospenda la convenzione, così come ipotizzato dall’assessore Russo. Quanto successo è uno spaccato di cosa è stata la sanità fino alla riforma, quasi mai stata al servizio del malato ma degli affari e delle carriere".
Il deputato regionale Salvino Caputo, del Pdl, ha chiesto all’assessore Massimo Russo e al presidente della Regione Raffaele Lombardo di riferire in Aula quanto prima: "Abbiamo già sfiduciato l’assessore Russo e avevamo più volte segnalato che la sua riforma della sanità avrebbe danneggiato la salute dei cittadini. Quanto accaduto alla clinica Latteri, fatto gravissimo, dimostra ancora una volta il disastro in cui versa la Sanità in Sicilia ed il pericolo per la salute".
Il presidente degli oncologi italiani, Carmelo Iacono, punta il dito contro i tagli alla sanità: "La prestazione oncologica sta risentendo della limitatezza delle risorse disponibili e non mi stupirei se ci fossero altri casi analoghi a quello della clinica palermitana". "Il punto è che, con i piani di rientro e la riduzione della spesa sanitaria generale, si sta declassificando la prestazione: ciò significa - ha spiegato l’esperto - che una prestazione prima erogata in regime di ricovero o di day-hospital, come nel caso delle prestazioni oncologiche, oggi può essere erogata in regime di day-service, simile ad un regime ambulatoriale, e questo comporta un rimborso minore da parte delle regioni".
Il presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, Ignazio Marino, definisce le intercettazioni "di una crudezza intollerabile". "E' inaccettabile che le necessità di risparmio siano state assecondate sottraendo ai malati di cancro cure indispensabili".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Lasiciliaweb.it, ANSA, GdS.it, LiveSicilia.it]
- "LE INTERCETTAZIONI" di Salvo Palazzolo (Repubblica/Palermo)