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Se si mangia la radioattività...

Registrati nel latte e negli spinaci prodotti nei pressi della centrale nucleare di Fukushima livelli di radioattività anormale

19 marzo 2011

Livelli di radioattività "superiori ai limiti legali" sono stati riscontrati nel latte prodotto nei pressi della centrale nucleare di Fukushima e negli spinaci coltivati nella vicina prefettura di Ibaraki. Ad affermarlo è stato il portavoce del governo giapponese Yukio Edano in una conferenza stampa.
Il portavoce Edano ha aggiunto che le autorità stanno cercando di individuare in quali luoghi del Giappone siano state inviate le ultime partite dei due prodotti.

Già nei giorni scorsi la Commissione europea ha allertato gli Stati membri perché controllino il livello di radioattività nei prodotti alimentari provenienti dal Giappone, ricordando comunque che le importazioni dal Paese colpito dalla catastrofe nucleare sono "minime". "Abbiamo mandato alle autorità nazionali competenti una e-mail tramite il sistema comunitario di allerta rapido - ha detto Frederic Vincent, portavoce del commissario europeo alla Salute ed alla protezione dei consumatori, John Dalli - raccomandando di fare analisi sul livello di radioattività dei prodotti alimentari importati dopo il 15 marzo". Le importazioni dal Giappone, ha tuttavia precisato Vincent, sono "mimine": nel 2010 l'Ue ha acquistato prodotti agroalimentari, in particolare frutta e verdura e prodotti ittici, per un valore di 65 milioni di euro.
In Italia, le importazioni di latte e spinaci provenienti dal Giappone sono pari allo zero. Lo ha subito reso noto la Coldiretti, dopo l'annuncio del portavoce del governo giapponese Edano, sottolineando che sono peraltro nulle anche le importazioni di derivati del latte come formaggi e latticini e degli altri vegetali a foglia larga particolarmente sensibili alla radioattività. Nessun rischio quindi per gli italiani mentre si aggrava la situazione in Giappone che - sottolinea la Coldiretti - è già costretto ad importare oltre il 60 per cento del proprio fabbisogno di generi alimentari e che ha esportato in Italia prodotti agroalimentari per appena 13 milioni di euro (soprattutto fiori e piante). La radioattività presente nel latte conferma - precisa la Coldiretti - l'allarme per la contaminazione della catena alimentare a partire dall'alimentazione degli animali. Una catastrofe che coinvolge direttamente i 3 milioni di agricoltori del Giappone ai quali il presidente della Coldiretti Sergio Marini ha espresso solidarietà e vicinanza attraverso il presidente della potente organizzazione agricola giapponese Ja Zanchu Moteki Mamoru che era stato ospite esattamente due anni fa al "G8 Farmers Meeting".

Il rischio nucleare minaccia la catena alimentare - Il rischio nucleare che dal Giappone tiene l'intero pianeta con il fiato sospeso minaccia la catena alimentare. Le sostanze radioattive che si propagano nell'aria da Fukushima possono contaminare acqua e alimenti, facendo lievitare il rischio tumori. A correre maggiori pericoli i più indifesi: bambini e feti, ovvero piccoli che aspettano di venire al mondo. Secondo gli esperti, l'esposizione a materiale radioattivo può dare il la a vari tipi di cancro e le probabilità di ammalarsi crescono, naturalmente, all'aumentare del livello di radiazioni raggiunto. Ma c'è bisogno di misurazioni più precise, precisano gli addetti ai lavori, per fornire una valida stima del rischio.
"Le esplosioni potrebbero esporre la popolazione a radiazioni per lungo tempo - spiega Lam Ching-wan, patologo all'università di Hong Kong nonchè membro dell'American Board of Toxicologists - aumentando il rischio di tumore alla tiroide, alle ossa e di leucemia. I bambini e i feti sono senz'altro i più vulnerabili. Per alcuni - aggiunge Lam, le cui dichiarazioni stanno rimbalzando sulle principali testate internazionali - anche una piccola quantità di radiazioni aumenta il rischio di cancro".
Il materiale radioattivo viene trasportato da minuscole gocce che compongono l'umidità nell'aria. Può essere direttamente inalato nei polmoni, cadere a terra o in mare con la pioggia e contaminare coltivazioni, fauna marina e acqua potabile. Molto vulnerabile è il latte di mucca, spiegano gli esperti, se il bestiame mangia foraggio esposto a radiazioni.

Secondo Lee Tin-lap, tossicologo e professore alla Scuola di scienze mediche dell'ateneo di Hong Kong, è arrivato il momento cominciare a misurare la radioattività delle acque che bagnano il Giappone. "Nessuno - assicura - lo sta ancora facendo. Il vapore che si libera nell'aria tornerà nell'acqua - fa notare - e la vita marina ne sarà colpita. Quando pioverà, poi, anche l'acqua potabile sarà contaminata".
Le radiazioni sono pericolose perché possono causare cambiamenti o mutazioni nel Dna, che a loro volta rischiano di accendere il cancro. E se è vero che l'organismo è in grado di arginare i danni al Dna riparandoli, una persona si può considerare fuori pericolo solo se il processo di riparazione impiega meno tempo di quello necessario perché il Dna danneggiato o mutato si replichi. Ecco perché la maggior parte degli esperti concorda nel ritenere i bambini e feti più a rischio: la loro divisione cellulare, infatti, avviene più rapidamente che negli adulti. Inoltre consumano più latte di mucca, il che li espone a ulteriori pericoli. Le vacche, infatti, assorbono lo iodio radioattivo che si deposita sulla terra brucando il foraggio.

Emergenza nucleare: pillole di iodio 'scudo' per la popolazione - Pillole di iodio non radioattivo distribuite alla popolazione per scongiurare i pericoli derivanti da eventuali contaminazioni. Questa una delle prime armi impugnate dal governo giapponese alle prese con l'emergenza dell'impianto di Fukushima. Si tratta di una sorta "di scudo - spiega all'Adnkronos Salute Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di oncologia medica dell'Istituto nazionale tumori di Aviano - con cui si protegge anzitutto la tiroide da eventuali aggressioni radioattive". "E' infatti questa ghiandola del nostro organismo - spiega l'esperto - a correre rischi immediati, poiché assorbe le sostanze radioattive disperse nell'atmosfera, innanzitutto iodio e cesio". Assumendo questi farmaci, dunque, "si blocca la tiroide, che potenzialmente non assorbe più iodio dall'atmosfera o dall'acqua". Così si arginano almeno in parte i pericoli derivanti da eventuali contaminazioni.
Iodio non radioattivo, dunque, per ergere un muro, una barriera allo iodio radioattivo, nome in codice 131, che circola pericolosamente nell'atmosfera e che trasportato dal vento può arrivare anche molto lontano dalla centrale dalla quale è fuoriuscito.
Rischi, quelli derivanti da eventuali contaminazioni, temutissimi e variabili "in base ai dosaggi", ovvero "al livello di radiazioni che vengono assorbite dall'organismo e la cui entità viene rilevata da appositi macchinari". A correre maggiori pericoli "tutti i tessuti ultrasensibili che si replicano più rapidamente". Dunque la tiroide, che è per di più la strada attraverso la quale transitano le radiazioni. "Ma anche il midollo osseo, la pelle, i polmoni, l'intestino e gli organi genitali", elenca Tirelli.
Le pillole di iodio non radioattivo verranno "presumibilmente assunte finché il rischio di contaminazione non sarà scemato". Fino ad allora, la popolazione che teme la 'pioggia radioattiva' dovrà ricordare di mandare giù la pasticca, "potenzialmente in grado di ergere una sorta di scudo che protegge anzitutto la tiroide, che in questi casi rappresenta senza alcun dubbio il problema principale".
"Anche a Cernobyl - ricorda Tirelli - i tumori alla tiroide rappresentarono quelli con la più alta incidenza". Ma bloccando la strada sulla quale viaggiano le radiazioni "è possibile proteggere in parte anche gli organi interni che rischiano maggiormente, ad esempio il midollo osseo che può correre pericoli di aplasia", malattia del midollo osseo che provoca la scomparsa dei suoi elementi e di conseguenza la mancata produzione delle cellule del sangue. Poco possono, invece, questi farmaci "su tessuti più esposti - prosegue l'esperto - come la pelle, gli occhi o gli organi genitali". Riguardo a questi ultimi, uno dei rischi che la contaminazione radioattiva può portare con sé "è la sterilità, ma anche una maggiore incidenza degli aborti spontanei".

[Informazioi tratte da Adnkronos/Ing, Adnkronos Salute]

 

 

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19 marzo 2011
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