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Se si tagliano le cure ''salvavita''...

Per contenere la spesa farmaceutica alcune Regioni hanno tagliato anche la durata della vita dei pazienti

17 luglio 2007

Le chiameremo Carla e Laura, le due bambine di 10 e 12 anni in cura al Policlinico di Catania, alle quali è stato detto dai medici: dal primo luglio dovrete assumere non più 24 fiale ma 12. Le due bambine soffrono di mucopolisaccaridosi, una malattia genetica che consiste nella mancanza del cosiddetto ''enzima spazzino'' preposto a fare pulizia dei residui tossici nel nostro organismo. Quando questo enzima manca l'organismo s'intossica e muore piano piano, non avendo la capacità di andare avanti nella crescita in maniera normale. Prima dell'inizio di luglio, Carla e Laura assumevano 20/22 fiale a testa di medicinale, una cura che ha limitato i danni irreversibili della malattia, adesso è stato deciso questo taglio improvviso e non perché Carla e Laura stiano meglio, no, ma perché si dovevano fare questi tagli, ed è capitato a loro.
Niente di personale, poteva capitare a qualche altro paziente, ed effettivamente è capitato pure a qualcun altro. 
A Pavia, per esempio, al Policlinico San Matteo, uno dei centri di eccellenza dell'intera sanità nazionale, lo scorso 22 marzo è arrivata una direttiva-circolare che così recitava: ''Per quanto riguarda la distribuzione/somministrazione dei farmaci soggetti a rendicontazione File F si individua nell'allegato prospetto il budget a cui le SS. LL sono necessariamente obbligate a fare riferimento. L'importo assegnato rappresenta l'impegno massimo che l'azienda può mettere a disposizione. Ogni sforamento o utilizzo improprio di detta somma comporterà nei confronti dei medici prescrittori una sanzione anche a titolo patrimoniale''.
Andiamo a ''tradurre'' i passi oscuri ai più: i farmaci soggetti a rendicontazione File F sono quelli che nel capitolo di spesa sanitaria vengono elencati come ''salvavita'', ossia le medicine che curano malattie come Aids e tumori, epilessia e particolari patologie neurologiche; la sanzione a quei medici che sforano il budget previsto si può tradurre invece in questa maniera: chi spende più della cifra prevista, paga di persona, magari dal suo stipendio.

Ecco, questa volta il posizionamento geografico non c'entra nulla. Catania come Pavia. Il Sud come il Nord. Si devono fare tagli? Bene questi si fanno dappertutto, dove capita capita. Saltano cure che nel vero senso della parola possono salvare vite umane? Bene, si fanno saltare ovunque e proprio come la morte si sacrifica l'uno piuttosto che l'altro, o a limite se ne sacrificano due.
Cinismo, crudeltà e insensatezza che hanno portato alcuni parlamentari della Sinistra democratica a presentare al ministro della Sanità Livia Turco un'interrogazione parlamentare nella quale chiedono, tra le altre cose, che sia: ''garantito che le persone che necessitano di farmaci salvavita abbiano accesso a suddetti farmaci a titolo gratuito in ogni regione d'Italia ed indipendentemente dalla residenza''.

L'interrogazione parlamentare è nata da un articolo del quotidiano la Repubblica del 24 maggio scorso (leggi) in cui si spiegava che la legge finanziaria 2007, al comma 796, prevede il ''Piano di contenimento della spesa farmaceutica''. Alla luce di ciò ogni regione, nell'esercizio autonomo del proprio piano finanziario, ha deciso come realizzare i tagli della spesa sanitaria. La prima regione a mettere mano alle forbici per taglaire le spese è stata la Lombardia, tagli che sono passati anche dal ''capitolo di spesa File F''. Assurdo, il File F è uno di quei capitoli di spesa che non dovrebbero mai essere coinvolti in revisioni e risparmi. Ma siccome i tagli sono economia, e l'economia non ha cuore, la Regione Lombardia ha fatto i suoi freddi conti: se la Asl consuma il 98 per cento, cioè il 2 per cento in meno rispetto al 2006, dei farmaci del File F, avrà tutto il rimborso. Se non si procede in questa maniera i soldi rimborsati diminuiscono in proporzione alla spesa con tagli che vanno dal 30 al 45 per cento.

Nell'articolo di Repubblica, il dottor Flavio Bertoglio, presidente dell'Associazione italiana Mucopolisaccaridosi, spiegò che questo taglio, seppur  piccolo, avrebbe potuto comportare un grave rischio: ''nei prossimi mesi ai nuovi bambini a cui viene diagnosticata questa malattia genetica non potranno entrare in cura e sono destinati a morire''. E il dottor Bertoglio parlava ''solo'' della mucopolisaccaridosi, la stessa malattia Carla e Laura.
Sempre nell'articolo, la giornalista Claudia Fusani ipotizzava che un fatto del genere poteva essere avvenuto solo per colpa della disattenzione. Non poteva esserci consapevolezza delle reali conseguenze. ''Finora non si è verificato ancora alcun caso'', proseguiva la Fusani nell'articolo, il Bollettino era stato pubblicato da pochissimi mesi, ma ''verso la metà dell'anno ci potrebbero essere le prime situazioni di crisi''... Ed ecco il caso di Catania e quello di Pavia.
Claudia Fusani è ritornata, dunque, a parlare con il dott. Bertoglio. ''Quando abbiamo fatto la denuncia vedevamo il rischio che questi tagli potessero escludere dalle cure nuovi pazienti costretti quindi ad andare all'estero o in altre regioni''. ''I fatti sono andati oltre i nostri timori: altre regioni hanno 'copiato' la scelta della Lombardia - ad esempio la Sicilia - e addirittura vengono tagliate le cure a pazienti già in cura''. Come nel caso di Carla e Laura le quali per fare la cura completa, necessaria per vivere, devono pagarla di tasca propria.
Al San Matteo di Pavia, nonostante la circolare, il professor Giorgio Barbarini (infettivologo) è stato chiaro più del sole: ''Per quello che mi riguarda ho detto che lo facessero pure. Io non posso certo lesionare cure che tengono in vita le persone, a cominciare dall'Aids, che purtroppo è in aumento, perché bisogna risparmiare. Cioè, risparmiare sì, ma non nel File F''. Il dott. Barbarini ha quindi deciso di garantire tutte le terapie ai pazienti del File F. ''Abbiamo sforato il tetto di spesa e ho comunicato all'amministrazione che applichino pure la sanzioni patrimoniali...''.

Di fronte ad uno scandalo tale il professor Barbarini ha invitato i politici e i tecnici del ministero e delle singole regioni a ragionare in modo diverso ''perché la sanità è un servizio che uno stato decide di dare ai cittadini oppure no. Non può essere aziendalizzata''. Ad esempio, proprio il File F, istituito 7-8 anni fa, - spiega ancora Barbarini - ha subìto ''una degenerazione di scopi''. Nato come ''salvavita'', quindi come canale di sovvenzione per i farmaci ad altissimo costo e al tempo stesso fondamentali per la vita delle persone, ''è stato infarcito di altri medicinali ad altissimo costo ma non salva-vita''. Perché allora, si chiede il professore, non rivedere la lista dei farmaci?
Anche questa domanda/proposta fa parte del contenuto dell'interrogazione parlamentare presentata al ministro Turco, interrogazione alla quale si spera che il ministro risponda subito, perché la salute non può aspettare gli inutili tempi della politica.

- L'interrogazione parlamentare presentata al ministro della Salute (pdf)

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17 luglio 2007
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