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Se tutti lasciassero in pace Eluana...

''Nessuna vita interrotta, solo la necessità che la natura faccia il suo corso''

16 luglio 2008

Aveva ventanni Eluana. Era una bella ragazza mora, intelligente, piena d'amici, piena di voglia di vivere, piena di curiosità... Aveva ventanni Eluana.
La mattina del 18 gennaio del 1992 Eluana ebbe un grave incidente con l'auto. Un trauma cranico la trascinò verso l'oblio. Da allora Eluana non si è più risvegliata: stato di coma vegetativo permanente.
Anni fa Carlo Alberto Defanti, primario neurologo emerito dell'ospedale Niguarda di Milano, visitò Eluana: "Malgrado non soffra direttamente per il suo stato, dovrebbe essere chiaro a tutti che la sua condizione è priva di dignità. Di lei rimane un corpo privo della capacità di provare qualsiasi esperienza, totalmente nelle mani del personale che la assiste. La sua condizione è penosa per coloro che la assistono e che hanno ormai perduto da tempo la speranza di un risveglio e per i suoi genitori, che hanno perso una figlia ma non possono elaborarne compiutamente il lutto".
Beppino Englaro, papà di Eluana, nominato tutore della figlia, nel 1999 cominciò la sua battaglia legale, morale, etica per interrompere l'alimentazione forzata che l'ha tenuta in vita e così finalmente liberarla.

La scorsa settimana la Corte d'appello civile di Milano ha autorizzato Beppino Englaro ad interrompere il trattamento di idratazione ed alimentazione forzato. Fino alla sua morte. Un provvedimento dall'efficacia immediata.
Per i giudici della prima sezione civile della Corte d'Appello milanese è stato "inevitabile" giungere alla decisione di autorizzare lo stop del trattamento di alimentazione a Eluana Englaro, "accertata la straordinaria durata del suo stato vegetativo permanente, l'altrettanto straordinaria tensione del suo carattere verso la libertà e la sua visione della vita. Una concezione della vita - ha spiega il giudice estensore del provvedimento, consigliere Filippo Lamanna - inconciliabile con la perdita totale e irreversibile delle proprie facoltà psichiche e la sopravvivenza solo biologica del suo corpo, in uno stato di assoluta soggezione passiva all'altrui volere".

Nei giorni scorsi il direttore sanitario dell'hospice "Il Nespolo" di Airuno, Mauro Marinari e Domenico Basile, il Presidente dell'Associazione Fabio Sassi onlus che gestisce la struttura specializzata in malati terminali, hanno reso noto che il padre di Eluana ha chiesto il ricovero della figlia nell'hospice di Airuno. Beppino Englaro aveva già definito l'hospice un posto ottimale per gli ultimi giorni di Eluana.
Nel documento della struttura si spiega che "la richiesta è stata esaminata con la dovuta attenzione e, tenuto conto della delicatezza e complessità del caso, è stata data disponibilità ad accoglierla a patto che, al momento del ricovero, la paziente risulti già in uno stato terminale". Una condizione inderogabile, che implica l'avvio dell'interruzione del trattamento disposto dalla magistratura. La struttura non può accogliere malati portatori di patologie a decorso indefinibile, come quello attuale di Eluana. Se i giudici daranno il via libera, il centro per malati terminali accoglierà la ragazza.
Il procuratore generale di Milano Gianfranco Montera ha commentato così l'ipotesi che il padre di Eluana possa staccare la spina prima di un eventuale ricorso: "se dovesse farlo, se ne assumerebbe la responsabilità" e ha specificato che un tale gesto potrebbe non essere condiviso neppure da chi lo sta appoggiando nella sua battaglia. Quanto al ricorso, ha detto che si tratta di un caso da approfondire, che merita "cautela e ponderazione".
"La nota del pg non ha nessun effetto giuridico e non cambia nulla", ha dichiarato il legale della famiglia Englaro, Vittorio Angiolino.

Intanto, intorno alla storia straziante di Eluana e della sua famiglia, continua il bailàmme di opinioni, manifestazioni, condanne e assoluzioni. Tutti intervengono, tutti hanno in tasca la giusta ricetta. Giuliano Ferrara, Adriano Celentano, quelli interni al Partito Democratico e quelli del Popolo della Libertà, tutti a sindacare sulla vita e la morte di Eluana, tutti a puntare il dito sul papà di Eluana e sui giudici, tutti a parlare di etica e di morale... E poi la Chiesa, preoccupata che "una sentenza di un tribunale possa decidere di porre fine ad una vita".
"Viviamo un sentimento di condivisione e partecipazione per una situazione di grande sofferenza", ha detto il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, rispondendo alle domande dei giornalisti durante una conferenza stampa a Sidney, dove si trova per la celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù, "ma non possiamo tacere che questo è un momento molto delicato, e persino drammatico se si dovesse arrivare a consumare una vita per una sentenza". L'alto presule ha poi aggiunto che "togliere idratazione e nutrimento è come togliere da mangiare e da bere a una persona che ne ha bisogno". Viviamo pertanto, ha aggiunto, "un momento che deve far preoccupare e riflettere tutte le persone di buona volontà".

"Nessuna interruzione di una vita, solo la necessità che la natura faccia il suo corso". Così il padre di Eluana ha replicato alle dichiarizone del card. Bagnasco. "La famiglia Englaro - ha precisato Beppino Englaro - non ha alcuna intezione di far polemiche con la Chiesa ma, ancora una volta, spiega qual è il punto di vista che era anche quello di Eluana". Nel caso della figlia, ha detto il papà di Eluana "il corso della natura è stato interrotto dai trattamenti, dai protocolli rianimatori il cui sbocco è stato quello di una condizione vegetativa permanente che è innaturale". "Io non voglio insegnare niente a Bagnasco - ha precisato papà Beppino - perché come tutte le persone ha il diritto di esprimere la propria posizione che, in questo caso, ricalca il magistero della Chiesa".
Beppino Englaro ha replicato anche a coloro che hanno stigmatizzato la decisione dei giudici di Milano: "Chi critica prima legga le due sentenze della Cassazione e della Corte d'Appello di Milano e poi parli. Volete che i magistrati di una Suprema Corte e d'Appello scendano a questo livello e autorizzino una persona a far morire un'altra di fame e di sete?". Il padre di Eluana ha anche sottolineato che il giudizio della Corte d'Appello "è avanzato, perfettamente in linea con la Costituzione".

- "Morte cerebrale ed etica della sacralità della vita" di Peter Singer (www.zadig.it)

- Eluana adesso può andare (Guidasicilia.it, 11/07/08)

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16 luglio 2008
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