Secessionismo abortivo
La pillola Ru486 può essere distribuita, ma alcuni dei neogovernatori credono di poter andare contro lo Stato
I camion carichi di confezioni di Ru486 arriveranno nelle Regioni che ne hanno fatto richiesta forse subito dopo Pasqua. Ma da ieri, primo aprile 2010, ufficialmente la pillola abortiva può essere distribuita in Italia e richiesta dalle farmacie ospedaliere. Un via libera che si aspettava ma che ha rappresentato un vero e proprio terremoto per l'Italia delle Regioni. Francamente ci si aspettava anche questo...
Un terremoto di polemche che si è immediatamente trasformato in una guerra di regole: sulla battaglia tra gli stop and go dei neogovernatori regionali, due su tutti Roberto Cota, presidente del Piemonte e Luca Zaia, presidente del Veneto (entrambi leghisti), si è innescata un'altra lotta a colpi di diritto, norme e cavilli.
Cota non ha cambiato linea nonostante le polemiche scatenate dalle sue dichiarazioni di mercoledì (le scatole di pillole abortive "potranno marcire nei magazzini" ha detto) elogiate da monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e cappellano di Montecitorio ("A Cota va il mio plauso"). Il neopresidente della Regione Piemonte ha chiesto anzi ai direttori generali degli ospedali di bloccare l'uso della pillola fino al suo insediamento. "Sulla pillola Ru486 la mia posizione è sempre stata chiara: essendo a favore della vita farò di tutto per contrastarne l'impiego", ha dichiarato Cota. "È ovvio che rispetterò la legge, non posso fare diversamente, ma è altrettanto chiaro che dal punto di vista dei valori in Piemonte io ho delle idee diverse rispetto alla Governatrice non riconfermata - ha insistito - Penso che la pillola abortiva debba essere somministrata quanto meno in regime di ricovero".
Il "no" di Zaia è arrivato dopo quello di Cota ma è ancora più deciso: "Per quel che ci riguarda non daremo mai l'autorizzazione a poter acquistare e utilizzare questa pillola nei nostri ospedali" ha detto il neogovernatore. In una nota Zaia ha poi spiegato che la Regione "studierà le modalità per far valere un punto di vista nettamente contrario a uno strumento farmacologico che banalizza una procedura così delicata come l'aborto, che lascia sole le donne e che deresponsabilizza i più giovani. Non posso non considerare l'invito del Papa che stimola tutti noi a procedere secondo coscienza". Dal punto di vista dell'assistenza, ha concluso il presidente del Veneto, "anche l'Aifa prescrive una somministrazione della pillola abortiva in ambienti e modalità protette, segno inequivocabile che si chiede a tutti di operare in questa materia con grande prudenza".
Roberto Cota
Nel Lazio, ha assicurato la neo-governatrice Renata Polverini, la somministrazione della pillola abortiva Ru486 "seguirà lo stesso percorso dell'aborto chirurgico, quindi sarà somministrata in ospedale". "C'è una legge, la 194, che va rispettata - ha aggiunto la Polverini -. Io sono a favore della vita e farò tutto quello che è necessario per difenderla nel rispetto della legge". Per il presidente lombardo Roberto Formigoni la Ru486 va nella direzione opposta proprio alla 194, che "ha tra le sue finalità quella di non abbandonare la donna a vivere in solitudine il dramma dell'aborto. La Ru486 scarica sulla donna tutto il peso psicologico e fisico di questa esperienza traumatica".
Per il neo presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro la pillola abortiva deve essere prevista "in regime di ricovero". Stessa posizione per il neopresidente calabrese Giuseppe Scopelliti: "Sono convinto che solo in ospedale possa essere seguito il percorso per l'utilizzo della pillola abortiva. Per il resto sono contrario a qualsiasi altra forma di somministrazione".
Il Governo si è detto soddisfatto dai suoi nuovi governatori. "Le posizioni espresse dai nuovi governatori lasciano sperare che sarà finalmente possibile studiare nuovi percorsi per prevenire l'aborto e applicare al più presto la prima parte della legge 194" ha spiegato il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella.
Luca Zaia
La dure prese di posizione dei neo governatori leghisti Cota e Zaia sulla Ru486 fanno infuriare l'opposizione. Pier Luigi Bersani, segretario del Partito democratico, ha sottolineato che "Piemonte e Veneto restano in Italia e in Europa. Dell'autorizzazione e dell'uso di un farmaco non decidono i presidenti di Regione, tanto meno decidono della libertà terapeutica né possono sostituirsi al rapporto medico paziente. Faremo comprendere loro che non gli è stata messa in testa una corona di imperatori". Sempre dal Pd, il senatore Ignazio Marino attacca quello che ritiene un abuso di potere: "Minacciare che un farmaco, che ha ricevuto regolarmente l'autorizzazione ad essere messo in commercio dall'Aifa, resterà nei magazzini è un abuso di potere che fa già capire quale sarà il metodo leghista della nuova amministrazione regionale".
Mercedes Bresso, presidente uscente del Piemonte, ha replicato al neo governatore invitando i direttori generali delle Asl a "non rispettare l'invito di Cota a bloccare l'impiego della pillola: la legge va rispettata da tutti". Per Barbara Pollastrini (Pd) "si respira da subito un'aria di restaurazione". Massimo Donadi dell'Idv definisce Cota e Zaia "moderni Torquemada, alfieri di una crociata ideologica contro le donne. La battaglia contro la pillola Ru486 è irrazionale, contro ogni principio medico e di salute pubblica".
E c'è una polemica nella polemica. Sulla Ru486 il direttore generale dell'Agenzia del farmaco Guido Rasi ha chiarito che "le Regioni non possono fare come vogliono. Hanno una larga autonomia sulle modalità, le tempistiche e i percorsi di somministrazione di un farmaco, un buon margine operativo, ma prima o poi si deve trovare una modalità per l'erogazione di un farmaco già approvato".
Contro Rasi si è scagliato il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri: "Appare sempre più evidente la inadeguatezza del direttore dell'Aifa. Continua ad intervenire in maniera strana sulla Ru486 e sembra sempre più un piazzista di farmaci. Porrò al governo il problema della gestione dell'Aifa".
Per i giuristi parcheggiare sine die i carichi di pillola nei magazzini non è auspicabile, mentre per alcuni esperti solo una revoca dell'autorizzazione da parte dell'Aifa può bloccare l'operazione RU486 in Italia. Inoltre, in questa maniera potrebbe scattare il rischio delle migrazioni di donne da una regione all'altra per usufruire del farmaco.
Intanto il Governo ha avviato la verifica sulla somministrazione. "Subito dopo Pasqua", ha annunciato il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, prenderà il via il tavolo per il monitoraggio e nonostante gli accesi toni del dibattito politico gli ospedali si stanno già muovendo telefonando all'azienda Nordic Pharma Srl, delegata dall'azienda Exelgyn a distribuire in Italia il Mifegyne (il nome commerciale del farmaco).
Una voce contraria all'opposizione netta di Cota e Zaia sull'utilizzo della Ru486 arriva forte e chiara dalla maggioranza di governo. "Nessuna Regione può pensare di poter proibire ciò che è concesso e regolato dalla 194, che è una legge nazionale, mai abrogata". Questa l'affermazione il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. "Ricordo a Cota e Zaia - ha sottolineato il ministro - che la campagna elettorale è finita. Sono due persone responsabili, li conosco bene entrambi. Penso che abbiano detto quelle cose, e assunto quelle posizioni, ancora sull'onda dell'euforia legittima per il risultato elettorale, forse sono stati oggetto anche di qualche malizia giornalistica. Questi sono temi delicati - ha aggiunto la Prestigiacomo - che bisognerebbe trattare con molta, molta cautela, evitando di generalizzare, di parlare senza approfondire. Si può avere un'idea personale ma quando si assumono ruoli di governo bisogna rispettare la legge. E io dico che nessuna Regione può pensare di poter proibire ciò che è concesso e regolato dalla 194, che è una legge nazionale, mai abrogata". "Sono convinta - ha detto ancora il ministro - che alla fine prevarrà la responsabilità e anche Veneto e Piemonte assumeranno decisioni sulle modalità di commercializzazione e somministrazione della pillola in linea con quanto suggerito dal Consiglio superiore della sanità nell'interesse della salute della donna, ossia il ricovero ordinario in ospedale". "A Cota e Zaia comunque - ha concluso Stefania Prestigiacomo . do' un consiglio scherzoso. Si consultino con Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, uomo d'esperienza, cattolico. C'è sempre la possibilità di rispettare la legge e le proprie convinzioni. E comunque la 194 vale anche in Veneto e Piemonte''.
Il percorso della pillola abortiva dal via alla distribuzione
Come nel mondo: In commercio da più di 20 anni in 30 paesi, é stata utilizzata da più di un milione e mezzo di pazienti;
In Italia solo uso ospedaliero: autorizzata ad esclusivo uso ospedaliero. Il Consiglio Superiore di Sanità ha deliberato che "come unica modalità di erogazione" ci sia "il ricovero ordinario fino alla verifica dell'espulsione completa";
Quando negli ospedali: "Le farmacie ospedaliere potranno avviare la procedura per richiederla. Le prime dosi del farmaco potrebbero arrivare dopo Pasqua", ha spiegato Mauro Buscaglia, primario di ginecologia al S. Carlo Borromeo di Milano;
Prime richieste: Numerose telefonate da ospedali di Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana all'azienda distributrice su modalità e tempestiche dell'ordine. L' ospedale Sant'Anna di Torino ha chiesto 50 confezioni, ha rivelato Silvio Viale, il medico sperimentatore del farmaco.
La Ru486 regione per regione
Le Regioni non sono tutte allineate sull'uso della pillola abortiva Ru486, né sulle modalità di somministrazione (se in day hospital o in regime di ricovero ospedaliero di almeno tre giorni), nè sulla tempistica e sull'iter che accompagna l'utilizzo di questo farmaco. Alcune hanno deliberato una propria norma in materia, altre stanno sperimentando il farmaco, altre ancora stanno aspettando di vedere le linee guida del ministero. E alcune, nei mesi scorsi, con le elezioni alle porte hanno preferito aspettare il voto e lasciare alle future giunte e consigli il compito di lavorare su questo tema. In generale, le regioni di centrodestra appaiono più chiuse rispetto all'adozione del farmaco, mentre quelle di centrosinistra sembrano più flessibili. Ecco la situazione al momento.
VALLE D'AOSTA - Sono allo studio modalità di somministrazione con tutte le precauzioni per proteggere la donna. Lo dichiara l'assessore regionale alla Sanità Albert Laniece, specificando che l'orientamento è verso il ricovero ospedaliero e che le regioni non possono bloccare la commercializzazione della pillola abortiva Ru486, visto che è validata dall'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco.
P.A. TRENTO - Ha emanato una normativa che prevede la somministrazione in day hospital.
PIEMONTE - Ha optato per la somministrazione in day hospital, con monitoraggio della donna anche al di fuori dell'ospedale per l'arco di tempo necessario all'aborto. Ora il neo governatore Roberto Cota ha annunciato che farà "di tutto per contrastarne l'impiego".
LOMBARDIA - Ha emanato disposizioni per la somministrazione in regime di ricovero ospedaliero ordinario. In diverse occasioni il presidente Formigoni, appena rieletto, si è espresso per la difesa del diritto alla vita e della donna nel rispetto della legge 194, mentre "la Ru486 va nella direzione opposta perché scarica sulla donna tutto il peso psicologico e fisico di una esperienza traumatica".
VENETO - Ha emanato una disposizione che prevede la somministrazione di ricovero ospedaliero ordinario. Luca Zaia, appena eletto presidente, si è dichiarato contrario a questo farmaco e ha affermato che studierà le modalità per far valere questa posizione.
EMILIA ROMAGNA - La regione ha optato per il day hospital, con un apposito protocollo per monitorare la donna, anche al di fuori dell'ospedale, per l'arco di tempo necessario all'aborto.
TOSCANA - Ha deciso per il ricovero ordinario. Il neo presidente Rossi ha polemizzato con Cota, definendo "stupidaggini" le sue posizioni. La Toscana ha "potenziato i consultori e formato oltre 500 operatori" e coordina il progetto nazionale per la prevenzione delle Ivg, le interruzioni volontarie di gravidanza, fra le donne straniere.
UMBRIA - La Regione non ha ancora una normativa. La neo governatrice, Catiuscia Marini del Pd, poche settimane prima dell'elezione aveva detto: "Sarò molto ferma: sì alla Ru486 con il vaglio medico-scientifico, a cui spetta stabilire se vada somministrata in day hospital o in degenza ospedaliera".
LAZIO - Mancano ancora delle disposizioni. Ma quelle che verranno assunte prevederanno il ricovero in regime ospedaliero, come ha assicurato la nuova governatrice Renata Polverini, spiegando che la Ru486 "seguirà lo stesso percorso dell'aborto chirurgico, quindi sarà somministrata in ospedale".
CAMPANIA - Non c'è una normativa regionale di riferimento. Oggi il neo presidente Caldoro si è detto sulla stessa linea di Cota e ha prospettato che "la Ru486 debba essere prevista in regime di ricovero ospedaliero".
BASILICATA - Non ci sono disposizioni. Se ne occuperà il nuovo Consiglio regionale, che si insedierà nelle prossime settimane, ha fatto sapere il governatore rieletto De Filippo.
PUGLIA - La Regione ha avviato la sperimentazione nel Policlinico di Bari e nell'ospedale Vito Fazzi di Lecce e ne attenderà l'esito per adottare le linee guida che saranno delineate con un apposito provvedimento di giunta.
CALABRIA - Manca una normativa. Il neo presidente Scopelliti ha affermato che "l'unica ipotesi percorribile per la somministrazione della pillola abortiva è quella dell'ospedale".
SICILIA - Nei mesi scorsi l'assessore alla Sanità Massimo Russo aveva assicurato che la Regione si sarebbe attenuta "in modo scrupoloso alle direttive contenute nella determina dell'Aifa", l'Agenzia italiana del farmaco.
[Informazioni tratte da Ansa, Adnkronos/Ing, Repubblica.it, Apcom, Corriere.it, ASCA]