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Secondo il Centro Diste la disoccupazione nel Mezzogiorno è il doppio di quella calcolata dall'Istat

06 febbraio 2008

Le statistice ufficiali dell'Istat riportano un dato riferito al tasso di disoccupazione nel Mezzogiorno che si attesta al 10,30%. Per il Centro studi Diste tale dato non è corretto: il tasso di disoccupazione infatti risulterebbe pari al 20,69%. Per calcolarlo il Diste, che ha effettuato l'indagine per conto della Fondazione Curella della Banca Popolare Sant'Angelo che ha presentato il report ieri a Palermo, ha preso in considerazione anche le persone scoraggiate che non cercano più lavoro e quelle che non lo cercano da oltre trenta giorni "e che - rileva il centro studi - non vengono inclusi dalla statistica di Eurolandia".
Dall'indagine emerge che nel Mezzogiorno, nel terzo trimestre del 2007, le persone disoccupate che non ricercano lavoro in modo attivo sono 960mila e 377mila al Centro-Nord. "Un dato che - si legge nel report - aggiunto a quello delle persone in cerca di occupazione (759mila al Sud e calcolato dall'Istat) porta il tasso di disoccupazione simulato (ma più vicino a quello percepito) al 20,69%".

La Calabria e la Campania sono le regioni dove il tasso di disoccupazione sarebbe più del doppio rispetto a quello rilevato dall'Istat: rispettivamente pari al 23,69% e al 22,06%, a fronte dell'11,70% e del 10,40%. In base all'indagine del Diste, in Sicilia il tasso sarebbe del 24,71% (12,40%), in Puglia del 19,54% (10,30%), in Basilicata del 16,53% (8,90%), in Sardegna del 15,14% (8,70%), in Molise del 13,98% (6,30%) e in Abruzzo del 10,74% (5,50%).
"Nel Mezzogiorno - dice l'economista Pietro Busetta, presidente della Fondazione Curella - sembrerebbe emergere disillusione e rassegnazione più che scoraggiamento. Esiste un nocciolo sempre più consistente di individui che pur avendo consapevolezza della propria precaria condizione non sanno più come porvi rimedio e stanno in perenne attesa di un segnale di miglioramento".
Nel 2007 il prodotto interno lordo (Pil) al Sud è cresciuto dell'1,5%, 0,3 punti in meno rispetto alla media nazionale, pari all'1,8%, col conseguente aumento del gap con il Centro-Nord (+2%). Secondo lo studio del Diste "a lasciare punti per il terzo anno consecutivo è l'agricoltura (-1,5%) mentre sono in crescita l'industria (+1,8%) e i servizi (+1,6%). Rallenta invece la corsa delle costruzioni che dopo l'incremento del 2,6% nel 2006 crescono di appena lo 0,9% a fronte dell'1,9% del Centro-Nord"

Sempre in base ai calcoli del Diste, anche nel Centro-Nord la disoccupazione sarebbe maggiore, pari al 5,71% (e non al 3,67%), mentre la media nazionale sarebbe al 10,47% quasi il doppio di quella dell'Istat (5,60%). Secondo il Diste "il dato si avvicina al sentire comune della gente che, in special modo nelle regioni del Sud, avverte ancora il peso della difficoltà di trovare un lavoro".

La Cisl sui dati Diste - “E' un quadro desolante, né ci consola di aver avuto ragione”. Così Paolo Mezzio, segretario della Cisl Sicilia, ha commentato le rilevazioni di Diste e Fondazione Curella, sulla disoccupazione in Sicilia e nelle regioni del Sud.
Che il mercato del lavoro nell'Isola versasse in una condizione di “grave ipoteca di ogni ipotesi di sviluppo”, era sotto gli occhi di tutti, afferma il sindacalista. Tanto più che, secondo quanto risulta alla Cisl, “ben i due terzi del 25% di disoccupazione complessiva, sono giovani e donne emarginati dal tessuto vivo dell'economia”.
Perché questo ritardo? “Perché la politica - risponde Mezzio - non è riuscita, in Sicilia, a sciogliere i nodi strutturali e infrastrutturali”. Così, per un verso è cresciuto in questi anni il disagio sociale, appesantito dalla montante inflazione reale e dall'impennata del fisco locale e nazionale, per altro verso “assistiamo alla smobilitazione di gruppi grandi e medi che avevano programmato di espandersi nell'Isola”.
“Il deserto economico e sociale avanza”, ripete il leader Cisl: da Termini Imerese (Fiat), a Sciacca (Rocco Forte), a Catania (St), a Priolo e Porto Empedocle, per la questione dei rigassificatori. "Ecco perché - è la sua tesi - i dati appena usciti non destano sorpresa. Semmai, come sindacato ci auguriamo che la crisi politica regionale e nazionale si chiuda in tempi brevi, perché torni il tempo di politiche lungimiranti, per l'economia e la società"[www.cislsicilia.net]

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06 febbraio 2008
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