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Segnali esplosivi

Una bomba è esplosa davanti alla Procura di Reggio Calabria: la 'ndragheta in difficoltà alza il tiro

04 gennaio 2010

Ieri mattina, poco prima delle cinque, un ordigno è esploso davanti al portone del Tribunale di Reggio Calabria, all'ingresso dell'ufficio del giudice di pace. A fianco c'è l'ingresso della Procura Generale. L'esplosione ha provocato solo danni al portone, e per fortuna in quel momento non c'erano passanti. L'ordigno, ad alto potenziale, era costituito da una bombola di gas e materiale esplosivo, innescato da una miccia.
Sul posto sono subito intervenuti i vigili del fuoco, i carabinieri della Compagnia di Reggio Calabria e del Comando provinciale, e i poliziotti della questura.


L'origine mafiosa dell'attentato è fuori discussione. Questa l'interpretazione univoca dell'episodio fatta nel corso del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica convocato d'urgenza dal prefetto Francesco Musolino. All'incontro hanno partecipato il procuratore generale Salvatore Di Landro, l'avvocato generale dello Stato Francesco Scuderi, il procuratore aggiunto della Repubblica, Michele Prestipino, ed i vertici provinciali delle forze dell'ordine.
"Si tratta di un attentato diretto dalla criminalità organizzata alla Procura generale" ha detto il procuratore generale del tribunale di Reggio Calabria Di Landro, il quale ha ricordato che la Procura generale si occupa della confisca e del sequestro dei beni alla 'ndrangheta e dei procedimenti d'appello davanti ai giudici di secondo grado e che riguardano le cosche più importanti della città e della provincia. Motivi, secondo il magistrato, che avrebbero determinato l'attacco dinamitardo. Il procuratore generale ha inoltre confermato che dalle immagini riprese dal sistema di videosorveglianza si vedono due persone a bordo di un motorino con il volto coperto da un casco che posizionano l'ordigno e poi fuggono. "Dalla telecamera di servizio - ha detto Di Landro - è stato possibile notare che due individui, che indossavano i caschi e che sono giunti a bordo di un motorino, hanno depositato l'ordigno composto da una bombola di gas e da materiale esplodente. Siamo certi che si tratti di un grave attentato perpetrato dalla criminalità organizzata".
Le prime indagini saranno dirette dalla Procura distrettuale di Reggio Calabria, poi il fascicolo passerà a Catanzaro per competenza dei fatti che riguardano i magistrati del distretto di Reggio Calabria.

Il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica ha deciso più controlli e maggiore sicurezza nei confronti dei magistrati esposti nella lotta alla criminalità organizzata e degli uffici giudiziari.


"Non ci sono dubbi sulla matrice mafiosa dell’attentato contro la Procura Generale". Queste le parole del procuratore della repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone che ha aggiunto: "Abbiamo arrestato decine di latitanti, sequestrato centinaia di milioni di euro e fiumi di cocaina. E’ chiaro che ci troviamo davanti a una reazione".
Pignatone, che era a Palermo, è stato in stretto contatto con il suo "aggiunto" ed uomo di fiducia, Prestipino, che fin dall’inizio ha seguito la vicenda. Il procuratore di Reggio ha aggiunto: "Sono fatti di estrema gravità e le indagini faranno chiarezza sulle responsabilità e motivazioni. Ma mi pare chiaro che ci troviamo davanti a una reazione legata all’azione della magistratura di Reggio Calabria che negli ultimi tempi è stata intensa e continua. Solo nell’ultimo anno nella provincia abbiamo sequestrato 800 milioni di euro".
Sul grave episodio è intervenuto anche il Procuratore antimafia Pietro Grasso: "Se le mafie colpiscono significa che noi gli diamo fastidio. Perché‚ quando stanno in silenzio significa che tutto va per il loro verso".
Dopo quanto accaduto a Reggio, il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha convocato per giovedì pomeriggio una riunione straordinaria per fare il punto sulla situazione della sicurezza e alla quale prenderanno parte forze dell'ordine e magistrati. La riunione è in programma alle 16.00 nella prefettura di Reggio Calabria.

Per capire meglio il perché di un attentato contro le istituzioni bisogna considerare l’attività investigativa della magistratura reggina: 49 arrestati di cui 11 inseriti nella lista dei 30 ricercati più pericolosi, e centinaia di milioni di beni sottratti alla 'ndrangheta.
Resta il fatto che mai le 'ndrine avevano alzato il tiro cosi in alto, consapevoli del grosso rischio di far tornare Reggio Calabria al centro dell'interesse delle forze dell’ordine, come era stato con l’omicidio di Franco Fortugno, il vice presidente del Consiglio regionale ucciso nel 2005 davanti ad un seggio delle primarie dell’Unione.

Il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti, all'Adnkronos ha espresso "a nome della città, solidarietà e vicinanza alla magistratura reggina che in questi ultimi anni ha inferto ai poteri criminali un duro colpo, aggredendo i patrimoni della 'ndrangheta come mai era accaduto prima, mettendo in campo grande professionalità e competenza rispetto a un tema delicato come quello del contrasto alla criminalità organizzata che rappresenta, in una città in grande crescita, un cancro da estirpare". "Questo atto - continua Scopelliti - spinge tutte le istituzioni a partire dal Comune a continuare nel lavoro di trasparenza e di moralizzazione della cosa pubblica per arginare sempre più all'interno della nostra comunità le forme di illegalità".
Per Agazio Loiero, presidente della Regione Calabria, quanto avvenuto ieri "è un atto di una gravità inaudita e si respira un clima molto pesante. Bisogna fare fronte comune per evitare che i poteri criminali attentino alla democrazia". "La Calabria vera - ha aggiunto Loiero - è vicina ai magistrati reggini che non si faranno certamente intimidire da episodi anche così pesanti, come non si sono mai fatti intimidire in passato. A loro esprimo la solidarietà mia e della Calabria intera".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa.it]

- Ecco perché i boss hanno alzato il tiro di Francesco Viviano (Repubblica.it)

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04 gennaio 2010
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