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Segni di Pace

''Salam aleikum'', ''Shalom''. Storico incontro a Roma tra il Rabbino Di Segni e l'Imam Redouane

14 marzo 2006

Ieri mattina il Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, accompagnato da alcuni esponenti della comunità ebraica romane, è arrivato alla grande Moschea di Monte Antenne. Ad accoglierlo il direttore della Lega Musulmana Mondiale in Italia, Mario Scialoja, ed il segretario del Centro culturale islamico, l'Imam Abdellah Redouane.
''Salam aleikum'', ha detto Abdullah Redouane. ''Shalom'' gli ha risposto Riccardo Di Segni. E' con queste parole che significano entrambe ''La pace sia con te, la pace sia su di voi'', che è iniziato il primo incontro ufficiale tra la comunità musulmana e quella ebraica di Roma. Un momento storico.

''E' ora di parlarsi'' ha commentato il rabbino capo Di Segni entrando nella moschea.
Durante la conferenza stampa rilasciata ieri, Di Segni ha detto che ''occorre realizzare l'esperienza del dialogo. Il nostro dovere è contribuire a creare le condizioni per la pace ed è quello che stiamo facendo''. ''L'antico fratello che ora si affaccia a Roma non può essere ignorato ed è ora per guardarsi in faccia, parlarsi ed aprirsi le porte'', ha detto il Rabbino capo, che ha invitato il Segretario Generale, il Direttore della Lega Musulmana e l'Imam a visitare presto in modo ufficiale la Sinagoga.

''Una strana contingenza storica, segno dei nuovi tempi che stiamo vivendo in questa generazione - ha spiegato il rabbino - ha posto improvvisamente la nostra comunità ebraica di Roma, che è la più antica nel mondo cristiano per presenza ininterrotta, davanti a un mondo, quello dell'Islam, finora sconosciuto agli ebrei locali, ma d'altra parte ben noto al folto gruppo di ebrei che dalla Libia è venuto in Italia nel 1967''.
''L'afflusso in massa in Europa di fedeli dell'Islam in brevissimo tempo ha posto problemi di integrazione sui quali si dibatte continuamente. I problemi di integrazione non sono per noi una novità, ma rappresentano una costante della nostra esperienza comunitaria, spesso dolorosa. Quando ad esempio si parla del rischio attuale di 'ghettizzazione' delle nuove comunità immigrate, non si può ignorare che il ghetto era il luogo di residenza coatta degli ebrei e che in questa città è finito solo nel 1870''
.
''Conosciamo i problemi che vi preoccupano, per questi motivi riteniamo che la nostra esperienza possa esservi quanto mai utile in questo processo difficile di integrazione e siamo pronti a comunicarvela''.
''Per noi ebrei - ha detto ancora Di Segni - è stato scontato reagire e protestare contro le vignette satiriche nei confronti di ciò che è sacro all'Islam, e manifestarvi la nostra solidarietà. La lotta contro l'Islamofobia e l'antisemitismo devono procedere parallele. Con lo stesso spirito di rispetto dobbiamo vigilare per impedire che la violenza e l'odio, da qualsiasi parte provengano non si alimentino con la religione''.
Nel suo discorso, Di Segni ha ricordato anche: ''La data di questo incontro è stata fissata da poco, ma ciò che lo precede è una storia molto antica, di almeno 35 secoli fa, quella di una vicenda familiare che ha visto divisi due fratelli, figli dello stesso padre Avraha'm, Ibrahim. La vicenda dei due fratelli, Ishmae'l-Ismail, e Izchaq, padre di Yaaqov, è narrata in modo diverso nei libri a ciascuno di noi sacri. Il rapporto tra i discendenti dei due fratelli in tante parti del mondo è stato continuo, spesso tormentato, altre volte pacifico e fecondo''. ''Ciò che è importante riconoscere, come premessa di ogni incontro, è che nessuno di noi -  ha sottolineato Di Segni - dimentica questa ascendenza, la comune discendenza da Abramo, e che il nostro quindi non è un rapporto qualsiasi, ma un rapporto tra figli di fratelli''.

Il rabbino di Roma ha poi sottolineato che: ''Il terrorismo in nome di Dio è una bestemmia. Il Talmud, come il Corano affermano il principio per cui 'chi salva una vita umana è come se salvasse un mondo intero e chi la distrugge è come se distruggesse un mondo intero' ''.
''In altri momenti della storia - ha aggiunto - seppure in condizioni molto diverse da quelle attuali, le comunità ebraiche disperse nel mondo islamico sono riuscite a stabilire con questo un sapiente rapporto di rispetto reciproco. Dobbiamo preservare la coscienza che la differenza di religione non debba mai tradursi come tale in ostilità''.

E la tesi che le religioni non debbano dividere ma essere il veicolo principale dell'unione e della fratellanza è stata rilanciata anche dall'imam Redouane: ''Le religioni devono essere momenti che uniscono e non dividono. A Dio dobbiamo rivolgerci nei momenti difficili e se l'aiuto di Dio è salutare, l'impegno di ciascuno di noi è indispensabile. Invochiamo Dio affinché ci guidi tutti sulla retta via''.
La visita e le parole del rabbino Di Segni ''E' un gesto di solidarietà che non ci stupisce perché arriva dalla Comunità Ebraica che ha subito la Shoà e le nuove offese di chi sta giungendo a negarne scientificamente l'esistenza''. Con queste parole Abdullah Redouane, segretario generale del Centro Islamico di Roma, si è rivolto al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.
La sua visita, ha spiegato l'esponente islamico, ''non la vedo solo come elemento centrale e fondante del dialogo, ma come avvio di un cammino comune che va dalla fede nel Dio unico al rispetto della vita''.

Dalle grandi speranze alle idiote piccolezze
Acquerello su carta di Adriano SonniniE dopo aver parlato della storica visita del Rabbino capo alla grande Mosche di Roma, evento carico di importantissimo significato, vi vogliamo parlare di ciò che è successo nella parrocchio di un piccolo paese in provincia di Roma.
Don Paolo Perla, parroco della parrocchia di S.Maria Assunta a Castelnuovo di Porto, in provincia di Roma, il 9 aprile, domenica delle Palme e giorno delle elezioni, non distribuirà in chiesa il tradizionale ulivo per non influenzare gli elettori. Lo ha spiegato don Perla in una lettera ai parrocchiani diffusa domenica in chiesa facendo riferimento alla ''par condicio''. Il sacerdote però non benedirà nemmeno i rami di palme ''per non dar l'idea che ci stiamo convertendo agli arabi''. Nella chiesa di S.Maria Assunta ci saranno solo piccole croci benedette.
Il parroco ha protestato anche per la data scelta per le elezioni stabilite proprio nel giorno delle Palme e nel lunedì santo (''I musulmani per un fatto del genere avrebbero incendiato il Quirinale'', dice nella lettera). Inoltre ha annunciato che farà deviare la processione tradizionale per non farla passare davanti ai seggi elettorali. Don Perla osserva che la scelta della data ''offende pesantemente il mio animo religioso. Questo comunicato vuole essere una denuncia e una provocazione per gli uomini politici italiani che ci hanno dissacrato la Settimana Santa, e anche per tutti noi cristiani, vescovi compresi, che sonnolenti non ci accorgiamo più di niente. Dopo il Festival di Sanremo all'inizio di Quaresima ci manca solo che si faccia il concorso di Miss Italia nel Venerdì Santo e il capolavoro laico è completo''.

Vogliamo evitare di aggiungere qualsiasi tipo di commento. Vi segnaliamo però, in questo momento tanto delicato dove è sempre più acceso il dibattito sulle religioni, un testo di interculturalità scritto da un'autrice laica, ''Islàm da vicino'' di Vittoria IacovellaClicca qui per saperne di più

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14 marzo 2006
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