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Segreti Vaticani. ''Joseph Ratzinger entrò in conclave il 18 aprile già Papa''

Le rivelazioni sull'elezione di Papa Benedetto XVI pubblicate dal quotidiano brasiliano ''O Globo''

04 gennaio 2006

L'elezione di un Papa è un evento tanto straordinariamente importante, quanto estremamente complesso. Porporati dell'intero Pianeta chiusi a chiave, ''cum clave'', protetti da qualsiasi influenza esterna, per poter eleggere il nuovo Principe della Santa Romana Chiesa.
Scelte ed elezioni che seguono il filo di ragionamenti politici intricati e machiavellici per arrivare ad un accordo atteso da tutti: un pennacchio di fumo bianco che annuncia l'avvenuta elezione del nuovo Papa.
Tale avvenimento epocale è stato vissuto da tutti noi lo scorso aprile. Dopo l'enorme dolore per l'avvenuta dipartita di Giovanni Paolo II, la Chiesa ha deciso che degno sostituto poteva, e doveva, essere Benedetto XVI.
Ma sulla regolarità dell'elezione di Benedetto XVI qualcuno dubita...
 
Per riuscire ad essere eletto Papa, Joseph Ratzinger avrebbe pianificato prima del conclave una minuziosa campagna su scala planetaria con l'aiuto di grandi porporati e di movimenti conservatori, Opus Dei in testa. ''In questo modo'', ha scritto il quotidiano di Rio de Janiero "O Globo", ''Ratzinger entrò in conclave, il 18 aprile, praticamente Papa''.
Il giornale cita come fonte uno dei quattro cardinali brasiliani presenti nel conclave, il quale avrebbe fatto la rivelazione in forma anonima per evitare la scomunica che colpisce chi rivela i segreti di un'elezione papale.
All'ultimo conclave parteciparono quattro cardinali brasiliani: l'arcivescovo di San Paolo, Claudio Hummes, che ottenne 5 voti; l'arcivescovo di Rio, Eusebio Oscar Sheid, simpatizzante dell'Opus Dei; quello di Salvador de Bahia, Geraldo Majella Agnelli, attuale presidente della Conferenza Episcopale del Brasile, e l'arcivescovo emerito di Brasilia, Jose Freire Falcao. Secondo il cardinale che ha parlato con il giornalista Gerson Camarotti, Ratzinger fu aiutato dai più potenti cardinali della Curia romana e dai grandi movimenti conservatori, ''soprattutto l'Opus Dei''.
Nel mondo latino americano, si mobilitarono in particolare i cardinali Alfonso Lopez Trujillo, colombiano, e Jorge Arturo Medina, cileno, entrambi appartenenti all'organizzazione fondata da José Maria Escrivà. In Europa, fu molto attivo, sempre secondo "O Globo", l'austriaco Christoph Schoenborn, che Ratzinger aveva collocato a Vienna per frenare i movimenti progressisti della diocesi. La campagna sarebbe stata portata avanti in una serie di incontri riservati in conventi e istituti religiosi.

Secondo la fonte del Globo fu pianificata una ''sofisticata strategia'' a tavolino per arrivare al conclave dando l'idea che Ratzinger fosse tra i favoriti e che, d'altra parte, non era vero che il cardinale tedesco rifiutasse il pontificato per motivi di età e salute, come scriveva la stampa. Fu così, racconta ancora il cardinale nell'articolo pubblicato a Natale, che quando si aprì la decisiva riunione nella Cappella Sistina già esisteva la convinzione tra gli elettori che il porporato tedesco fosse ''il miglior teologo del conclave'' e il più adatto a seguire le orme del pontificato di Giovanni Paolo II.
Al Globo il cardinale brasiliano assicura che, chiuse le porte del conclave, la campagna continuò discretamente durante i pranzi e le cene. Nelle sue rilevazioni, il 'grande elettore' brasiliano conferma alcuni dati divulgati dalla rivista 'Limes': per esempio il fatto che Ratzinger fu eletto, dopo quattro scrutinii, con 84 voti dei 115 cardinali presenti; e che il suo rivale non fu il cardinale progressista gesuita Carlo Maria Martini, ma l'arcivescovo di Buenos Aires, anch'egli gesuita, Jorge Mario Bergoglio, il prelato che, al terzo scrutinio, riuscì a raccogliere 40 voti (mentre Martini ebbe solo 9 voti nella prima votazione).
Secondo il cardinale brasiliano, Martini fu penalizzato dal fatto di ''camminare con il bastone'' e dalla voce, fatta circolare a suo dire dagli amici di Ratzinger, che soffrisse del morbo di Parkinson.

Il più votato dopo Ratzinger fu Bergoglio, che al quarto scrutinio ottenne 26 voti, ma che nelle tre precedenti votazioni sembrava esser riuscito a coagulare attorno al suo nome una minoranza di blocco capace di impedire l'elezione del porporato tedesco. Alcuni vescovi brasiliani, consultati dal giornale, hanno detto che non suona loro nuovo il fatto che ''ci siano stati cardinali che fecero campagna elettorale a favore di Ratzinger'' e hanno ricordato che il cardinale tedesco aveva affermato nel 1978 che ''non è lo Spirito Santo che detta ai cardinali il nome del nuovo Papa''.
La Nunziatura a Brasilia, consultata dopo le rivelazioni, ha rifiutato di ''rispondere su questioni inerenti i segreti del conclave''. La Conferenza episcopale brasiliana ha riconosciuto con 'O Globo' che l'Opus Dei ha avuto un ruolo importante nell'elezione di Benedetto XVI, perché l'Opera ''gode di grande prestigio in Vaticano, soprattutto tra i cardinali più conservatori''. Ma il suo presidente, il cardinale Majella, ha detto di non credere che un prelato abbia potuto fare simili rivelazioni, considerate le gravi pene canoniche che incombono su chi infrange il segreto inerente l'elezione di un Papa.

Fonte: Affari Italiani

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04 gennaio 2006
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