Sembra che l'Enel voglia investire un miliardo su due reattori nucleri sovietici progettati alla fine degli anni Settanta
Una decisione che Greenpeace non ha proprio potuto digerire quella dell'Enel di investire 1,8 miliardi di euro per il completamento di due reattori nucleari a Mochovce, in Slovacchia.
Nei giorni scorsi gli attivisti italiani hanno distribuito di fronte alle sedi delle banche nelle principali città italiane degli ironici fac-simile della pubblicità dell'Enel in cui si mostra come in realtà anziché investire sull'innovazione, si investe in una centrale di tecnologia sovietica addirittura precedente al disastro di Cernobyl (di cui proprio oggi ricorrono i 21 anni, ndr). ''La vera rivoluzione è tornare al nucleare. Sovietico'', si legge nel depliant distribuito.
In Europa, Greenpeace ha protestato anche di fronte alle ambasciate italiane in Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria e Bulgaria. Nella lettera inviata al governo italiano si sottolinea come l'Italia, che ha chiuso le proprie centrali con un referendum non possa esportare all'estero il rischio atomico. Il governo è infatti l'azionista di riferimento di Enel, con una quota di circa il 30 per cento. Le critiche principali al progetto riguardano la scarsa sicurezza, ma anche la discutibilità economica.
A Mochovce verrebbero realizzati due reattori sovietici VVER-440/213, la cui progettazione risale alla fine degli anni Settanta. I reattori, informa Greenpeace, sono ben al di sotto degli attuali standard di sicurezza e difficilmente verrebbero autorizzati in gran parte degli Stati europei. Per esempio non dispongono di un doppio guscio protettivo in caso di impatto con un aereo. Non solo, per Greenpeace c'è anche un problema di legittimità, perché il progetto era stato autorizzato nel 1986 dall'allora Governo comunista senza nessuna valutazione d'impatto ambientale, né il coinvolgimento dell'opinione pubblica. Ancora oggi il ministero dell'ambiente slovacco si rifiuta di avviare una valutazione d'impatto ambientale. La partecipazione finanziaria del governo slovacco all'iniziativa, prosegue Greenpeace, sarebbe poi illegale secondo la vigente legislazione europea, in quanto si configurerebbe come aiuti di stato.
L'Enel ha iniziato a valutare l'ipotesi di costruire i due reattori, dopo aver acquistato nella primavera del 2006 una quota del 66 per cento dell'azienda elettrica slovacca ''Slovenske Elektrarne'' in seguito alla privatizzazione.
Il prossimo mese, l'Enel dovrebbe prendere la decisione finale su Mochovce e Greenpeace ha lanciato una petizione via web per chiedere a Prodi di abbandonare subito questo progetto.
''È inaccettabile - ha affermato Giuseppe Onufrio, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia - che il nostro Paese pratichi il doppio standard, esportando il rischio nucleare che noi italiani non ci siamo voluti giustamente assumere''. [Aise]