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Sempre lo stesso drammatico copione per l'ennesima tragedia nelle acque del Canale di Sicilia

23 agosto 2007

''Il Mediterraneo è sempre più un mare di cadaveri [...] Solo dei criminali possono organizzare viaggi del genere, ma finiremo per assumere responsabilità gravi anche noi Governi, se non adotteremo tutte le iniziative e le intese per forme più efficaci di controllo e di pattugliamento dei luoghi di partenza''.
E' quanto detto dal ministro dell'Interno, Giuliano Amato, commentando la drammatica vicenda del clandestino soccorso al largo di Lampedusa nell'ennesimo tragico naufragio dei giorni scorsi. Parole simili a quelle ripetute tante, troppe volte, per quello che sembra lo stesso copione della stessa tragedia in scena sopra lo stesso palcoscenico del Canale di Sicilia...

Sei gli ultimi migranti morti alla ricerca della speranza in Italia. Sei cadaveri avvistati due giorni fa, a 60 miglia a sud di Lampedusa, da un veicolo da pattugliamento marittimo ''Atlantic'' della Marina militare italiana. Una corvetta della Marina, in pattugliamento nella zona, ha poi recuperato cinque corpi. Del sesto cadavere invece si sono perse le tracce. Non è stata trovata traccia nemmeno dell'imbarcazione sulla quale le vittime viaggiavano.
Ieri i corpi dei 5 derelitti (tutti adulti) sono stati trasferiti all'obitorio di Porto Empedocle. Sarà ora il medico legale, che eseguirà l'autopsia sui corpi, a stabilire da quanto tempo si trovassero in mare e quindi se si tratti di vittime di un vecchio naufragio o di una recente tragedia del mare.

Nel pomeriggio dell'altro ieri invece un clandestino è stato soccorso a oltre 80 miglia da Lampedusa in acque non territoriali mentre si teneva a galla nuotando. A salvarlo è stato un motopesca di Mazara del Vallo. ''Eravamo 46. Tra noi c'era una donna che è annegata. Siamo partiti dal porto di Al Zwara, in Libia. Il gommone su cui viaggiavamo si è capovolto e siamo caduti in acqua. Io sono riuscito a restare a galla aggrappato ad una tavola di legno dell'imbarcazione''. E' questa la storia racconto dell'immigrato soccorso originario della Mauritania.
L'uomo sarebbe stato in acqua per più di 12 ore. I dispersi sarebbero 45. Quando gli uomini del peschereccio l'hanno avvistato gli hanno buttato la scaletta ma, esausto e in stato confusionale, l'uomo non è riuscito a salire da solo. Il naufragio sarebbe avvenuto lunedì scorso.
''Per ore - ha continuato l'extracomunitario - altri due uomini sono stati accanto a me in acqua, aggrappati ad altre tavole ma poi non ce l'hanno fatta più e sono morti. Nel tratto di mare in cui l'incidente è accaduto sono passati diversi pescherecci ma nessuno si è fermato ad aiutarci''. L'immigrato ha detto che i suoi compagni di viaggio erano della Mauritania, del Marocco, del Ghana e della Nigeria.
Non è stato ancora accertato se i corpi dei 5 clandestini ripescati ieri a largo di Lampedusa sono vittime dello stesso naufragio raccontato dal clandestino.

Nei due centri di primo soccorso e accoglienza di Lampedusa si trovano circa 900 immigrati tra irregolari e richiedenti asilo. Di questi duecento si trovano nella vecchia struttura nei pressi dell'aeroporto mentre più di 600 sono alloggiati nei nuovi edifici in località Imbriacola.
Ieri mattina il questore di Agrigento Girolamo Di Fazio, il prefetto Dionisio Spoliti insieme con il sindaco di Lampedusa Dino Derubeis hanno visitato i due centri.

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23 agosto 2007
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