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Sempre meno ''extra'' e sempre più ''comunitari'' gli stranieri che in Italia si sposano, lavorano e risparmiano

16 gennaio 2007

Sempre meno stranieri gli ''stranieri italiani'' che negli ultimi anni sono diventati sempre di più ''popolazione attiva'' del/nel nostro Paese. Come sempre di più si è andata affermando la realtà dei matrimoni misti, tra stranieri e italiani: una realtà che in dieci anni è addirittura triplicata. Un aumento del 300%. Non solo. Negli ultimi quattro anni, il numero dei bambini nati da coppie miste è aumentato del 22%.
E tanto per fornire un altro dato, oggi in Italia sono 600mila le coppie miste, sposate e conviventi, che vivono in Italia.

La nuova realtà in continua crescita è stata ben fotografata dai numeri forniti dall'Istat che hanno contato, tra l'altro, che nel solo 2004 in Italia si sono celebrati 28mila matrimoni con almeno un coniuge straniero. Vuol dire che il 10,4 per cento delle unioni è stato tra italiani e immigrati. Nel 1992, invece, erano solo il 3,2%. Tre anni fa, dunque, le coppie miste sposate in Italia hanno superato quota 200mila.
Queste nuove coppie, che arricchiscono il tessuto sociale nazionale, vivono soprattutto nel Nord, con un record in Lombardia (39.372). Dati non ufficiali, però, parlano di oltre 600mila coppie miste se ai matrimoni sommiamo le coppie di fatto, in cui almeno un partner è straniero. Il 78,5% dei matrimoni misti è tra un italiano e una straniera: si sposano con italiani il 77,5% delle filippine, il 67% delle romene, il 63,6% delle peruviane e il 57,7% delle albanesi.
Fra gli uomini, sono soprattutto gli africani a prendere in moglie un'italiana: il 74,8% dei senegalesi, il 71,9% dei tunisini, il 53,2% dei marocchini. Comunità chiusa quella dei cinesi, che si sposano tra loro nel 84,2% dei casi.
Solo il 10% dei matrimoni misti avviene tra cristiani e musulmani. Sono infine 216.824 le coppie sposate in cui entrambi i coniugi sono stranieri.

Secondo Mara Tognetti, docente di Politiche migratorie all'università Bicocca di Milano, ''una coppia mista è un prezioso laboratorio culturale per chi le sta attorno: figli, parenti e amici. Ma è anche una coppia più fragile, più osservata dai vicini e che ha bisogno di una maggiore negoziazione: dai figli alla gestione dei soldi, tanti sono infatti i motivi di discussione''. ''Secondo l'Istat - prosegue la Tognetti - una coppia mista dura in media 13 anni a Lecce, 7 anni a Milano, 5 anni ad Ancona''. Elemento critico: i figli. ''Nel Nord Africa - ricorda la sociologa - i figli sono sotto la potestà esclusiva del padre. Da qui, il fenomeno dei bimbi rapiti''. Ancora più problematica la vita delle famiglie ''miste miste'': ''Quando entrambi i coniugi sono stranieri, ma di origine diversa - sostiene la docente - manca un partner che faccia da mediatore con la realtà sociale. Ne consegue una maggiore chiusura delle coppia verso l'esterno e un aumento dei casi di divorzio''.
E' comunque importante non dimenticare che sposare un italiano può essere una scorciatoia per ottenere la cittadinanza (nel 2005, 11.854 stranieri sono diventati cittadini italiani, in seguito a nozze). Non mancano, così, i casi di matrimoni di comodo. Per esempio, all'anagrafe di Milano sono state parecchi le segnalazioni di episodi di persone che si erano sposate a loro insaputa! 

Ma, oltre ad essere sempre di più gli stranieri che sposandosi e avendo figli in Italia aumentano le percentuali demografiche del Paese, gli ''stranieri'' sono diventati i maggiori risparmiatori nazionali. Infatti, secondo uno studio avviato da Il Sole24 Ore (per valutare alcuni effetti prodotti sul nostro sistema economico dalla presenza crescente di stranieri in Italia), è risultato che gli immigrati risparmiano molto di più degli italiani.
I dati di Istat e Banca d'Italia, raccolti dal quotidiano economico, dimostrano che la crescita della propensione al risparmio in Italia è più elevata rispetto agli altri Paesi industrializzati,14% nel 2005 rispetto al 12,2% del 2000, ma che gran parte di questo aumento deriva dai risparmi dei lavoratori immigrati.
Gli stranieri, nel 2005, hanno accantonato il 38,4% delle loro entrate mentre la percentuale dei risparmi delle famiglie italiane negli ultimi anni non è sostanzialmente mutata, si è passati infatti dal 12,9% del 2001 al 13,2% del 2005.

La forte crescita dei risparmi da parte degli immigrati nasce dal notevole incremento del reddito disponibile che negli ultimi cinque anni è stato superiore al 94%. I dati raccolti dal quotidiano hanno calcolato il reddito ''attribuendo agli immigrati occupati in ogni settore (agricoltura, industria senza costruzioni, edilizia, servizi domestici, altri servizi) le retribuzioni medie Istat e sottraendo i contributi Inps e Irpef vigenti negli anni, tenendo conto delle quote settoriali di sommerso, pari al 100% per i clandestini''.
Le quote di risparmio sul reddito disponibile sono state differenziate: i clandestini hanno accantonato il 60%, i collaboratori domestici il 45% e il 30% tutti gli altri lavoratori stranieri.

Lo studio del Sole24 Ore si è soffermato anche sul numero delle rimesse all'estero. Le somme di danaro che gli immigrati hanno trasferito nei Paesi di origine sono cresciute costantemente fino a triplicare il proprio valore negli ultimi sei anni. Lo scorso anno, per esempio, il flusso di denaro ha superato i 10 miliardi di euro ed è stato trasferito o tramite banche e poste o, più frequentemente, attraverso circuiti informali. Alcune recenti ricerche (Eurisko, Censis) hanno calcolato il volume delle rimesse come percentuale del reddito e, rapportandole alla quota di risparmio, è stato stimato che il 70 % delle somme accantonate vengono inviate all'estero.

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16 gennaio 2007
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