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Senza alleanze ma con responsabilità

Grillo: "Non siamo mica contro il mondo!". Bersani: "Ci dicano cosa vogliono fare per questo Paese"

27 febbraio 2013

AGGIORNAMENTO - Beppe Grillo sembra chiudere la porta in faccia al Pd, attaccando duramente BersanI. "E' un morto che parla. Fa proposte indecenti. Si dimetta". E aggiunge: "Il M5S non darà alcun voto di fiducia al Pd (nè ad altri). Voterà in aula le leggi che rispecchiano il suo programma chiunque sia a proporle".

Bersani, morto che parla

Bersani è uno stalker politico. Da giorni sta importunando il M5S con proposte indecenti invece di dimettersi, come al suo posto farebbe chiunque altro. E' riuscito persino a perdere vincendo. Ha superato la buonanima di Waterloo Veltroni. Bersani ha passato gli ultimi mesi a formulare giudizi squisitamente politici, ricordiamoli:
"Fascisti del web, venite qui a dirci zombie"
"Con Grillo finiamo come in Grecia"
"Lenin a Grillo gli fa un baffo"
"Sei un autocrate da strapazzo"
"Grillo porta gente fuori dalla democrazia"
"Grillo porta al disastro"
"Grillo vuol governare sulle macerie"
"Grillo prende in giro la gente"
"Nei 5 Stelle poca democrazia”
"Grillo fa promesse come Berlusconi"
"Grillo dice cose sconosciute a tutte le democrazie"
"Grillo? Può portarci fuori da Europa"
“Basta con l’uomo solo al comando, guardiamoci ad altezza occhi, la Rete non basta"
"Se vince Grillo il Paese sarà nei guai"
"Siamo di gran lunga il primo partito e questo vuol dire che siamo compresi. Perché a differenza di quello lì che urla, noi ci guardiamo in faccia, noi facciamo le primarie, stiamo tra la gente"
"Indecente, maschilista come Berlusconi"
"Da Grillo populismo che può diventare pericoloso"

Ora questo smacchiatore fallito ha l'arroganza di chiedere il nostro sostegno: "So che fin qui hanno detto 'tutti a casa' ora ci sono anche loro, o vanno a casa anche loro o dicono che cosa vogliono fare per questo paese loro e dei loro figli".
Negli ultimi venti anni il Pd ha governato per ben 10 anni e nell'ultimo anno e mezzo ha fatto addirittura il governissimo con il pdl votando qualunque porcata di Rigor Montis. Strette di mano e abbracci quotidiani tra Alfano e Bersani alla Camera, do you remember?
Il M5S non darà alcun voto di fiducia al Pd (nè ad altri). Voterà in aula le leggi che rispecchiano il suo programma chiunque sia a proporle. Se Bersani vorrà proporre l'abolizione dei contributi pubblici ai partiti sin dalle ultime elezioni lo voteremo di slancio (il M5S ha rinunciato ai 100 milioni di euro che gli spettano), se metterà in calendario il reddito di cittadinanza lo voteremo con passione. (www.beppegrillo.it)

"Non siamo mica contro il mondo. Vedremo riforma per riforma, legge su legge. Se ci sono proposte che rientrano nel nostro programma, le valuteremo".
All'indomani del successo elettorale, Beppe Grillo è uscito allo scoperto e parlando fuori dalla sua villa a Genova, ha chiarito la linea del Movimento 5 Stelle. "Messi così non riusciranno a governare, ma non è il momento di parlare di alleanze. Il nostro appoggio dipende se seguiranno il nostro programma. Loro si sorprendono e voi non capite le alleanze - ha detto ancora Grillo ai giornalisti - non capite con chi vi alleate. Qui siamo in un cambiamento epocale di cultura, di politica, di economia. I cittadini divengono lo Stato e non danno più deleghe a nessuno. E' finita basta".

Quindi, esaltando il risultato ottenuto dal suo Movimento, ha detto che andrà lui alle consultazioni con Napolitano e a chi gli chiedeva della successione al Quirinale ha risposto: "Io ho una mia idea personalissima, Dario Fo è un Nobel, è famoso nel mondo, ha una lucidità fantastica. Ha capito il senso del movimento - ha aggiunto - cosa stava succedendo, ha voluto parlare con i ragazzi. Abbiamo bisogno di queste menti". "Il candidato presidente della Repubblica del M5S sarà deciso dagli iscritti al M5S attraverso un voto on line. Sta arrivando la primavera", ha poi precisato in un tweet.
Subito, alla luce dei risultati usciti dalle urne, Grillo aveva escluso qualsiasi 'inciucio'. "Faranno un governissimo pdmenoelle-pdelle. Noi siamo l'ostacolo. Contro di noi non ce la possono più fare, che si mettano il cuore in pace. Potranno andare avanti ancora 7, 8 mesi a fare un disastro, ma cercheremo di tenerlo sotto controllo", ha scritto sul suo blog assicurando che "cominceremo a fare quello che abbiamo sempre detto le nostre stelle: l'acqua pubblica, la scuola pubblica, la sanità pubblica. Se ci seguono ci seguono. Se no la battaglia sarà molto dura per loro, molto dura".

Quanto alle mosse future, "noi intanto ci perfezioniamo, entriamo dentro e non pensino di fare inciucetti, inciucini. Saremo una forza straordinaria e faremo tutto quello che abbiamo detto in campagna elettorale. Reddito di cittadinanza, cominciamo a stare appresso agli ultimi: nessuno deve rimanere indietro". Per il leader del Movimento 5 stelle "bisognerà mettere il voto a 16 anni, entrare in Senato a 18, come nei Paesi normali". "Saremo 150 dentro e qualche milione fuori. E' stata eccezionale questa cosa. Prima forza in assoluta in tre anni e qualche mese, senza soldi, senza aver mai accettato un rimborso. Adesso ci toccherebbero 100 milioni. Non prenderemo soldi, continueremo così". "Aspettateci in Parlamento, sarà un grandissimo piacere potervi osservare - ha concluso Grillo -. Mi sono chiesto dove ci collocheranno nell'ambito del Parlamento, spero dietro ognuno di voi".

E mentre lo scenario politico è ancora tutto da decifrare, Silvio Berlusconi invita tutte le forze al dialogo per il bene dell'Italia. "Credo tutti dobbiamo riflettere su cosa fare", ha detto il leader Pdl commentando i risultati elettorali e una possibile intesa con il Pd. "La riflessione prenderà qualche tempo. Per il bene del Paese tutti devono acconciarsi a fare qualche sacrificio - ha aggiunto Berlusconi -: però credo che quest'Italia non possa non essere governata. Io sono tranquillo, ho la coscienza a posto".
Il Cavaliere ha respinto l'ipotesi di tornare a votare ("Non credo che sia utile in questa situazione") e si è detto per niente preoccupato dalle reazioni negative dei mercati borsistici il giorno dopo le elezioni.

Nella conferenza stampa all'indomani della chiusura dei seggi delle Politiche, Pier Luigi Bersani ha voluto fissare un punto fermo: "La prima parola tocca a noi che pur senza vincere siamo arrivati primi". L'idea di un confronto avanzata da Silvio Berlusconi? "Non so confronto cosa voglia dire", replica Bersani. "Quando saremo in Parlamento ci confronteremo". Per il segretario del Pd un tale "accorgimento diplomatico-politico" non corrisponde "a quella esigenza di novità" uscita dalle urne: "Adesso si discute di cosa fare per questo Paese, che non credo tolleri balletti di diplomazia politica. Quindi si riposassero su questo".
Bersani registra la "enorme novità" di queste elezioni, su cui hanno influito la crisi e le ricette "targate solo sull'austerità". "Il problema ha nettamente sopravanzato le nostre ricette", ha riconosciuto Bersani. Ora, però, c'è da "prendere atto con semplicità, consapevolezza e umiltà di quello che viene fuori da questo appuntamento elettorale", ovvero "la volontà di essere utili al nostro Paese". Quanto al Pdl, dice Bersani, "il bicchiere va letto dai due lati": "Non è che siamo noi il problema, noi siamo stati un punto di tenuta in questo momento. Se non avessimo fatto quel che abbiamo fatto sarebbe una situazione ancora più complicata". "Per quanto monca, la vittoria c'è", per questo "la prima parola necessariamente tocca a noi".

Rivolgendosi al MoVimento 5 Stelle, primo partito alla Camera, ha detto: "Fin qui ha detto tutti a casa, ora ci sono anche loro. O vanno a casa anche loro o dicono anche loro cosa vogliono fare per questo Paese, che è anche il loro". Il leader dei democraci ha poi assicurato: "Non predisporremo diplomazie con questo o quello, la nostra intenzione sarà di proporre, per quel che toccherà a noi, proporre punti fondamentali di cambiamento, un programma essenziale da rivolgere al Parlamento". E I punti saranno: "riforma delle istituzioni, riforma della politica, a partire da una nuova legge sui partiti, moralità pubblica e privata, difesa dei ceti più esposti alla crisi, impegno per una nuova politica europea per il lavoro". Questa la logica: "no a discorsi a tavolino sulle alleanze" ma vedere "quel che c'è da fare per cambiare". Poi, ha aggiunto Bersani, "ciascuno si prenda le sue responsabilità, davanti al Parlamento e al Paese". "Porteremo questa impostazione al presidente della Repubblica - ha concluso Bersani -. Saremo per una responsabilità comune per quel che riguarda le istituzioni e i rischi per il nostro Paese".

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27 febbraio 2013
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