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Senza frontiere...

Non neghiamo la sicurezza e la prosperità dell'Europa a chi è costretto a scappare dalla propria terra

15 maggio 2009

La Chiesa cattolica ha preso veramente a cuore la situazione politica sull'immigrazione. Nel nostro Paese, si potrebbe dire, è stata proprio la chiesa l'unica vera opposizione al governo quando si è trattato di difendere "lo straniero", sia stata la situazione dei Rom, dei romeni o degli africani provenienti dalle coste libiche.
Propria l'ultima "deriva" della politica sull'immigrazione del governo italiano, che nei clandestini ha ormai trovato il proprio nemico principale da combattere "con tutti i mezzi possibili", queste le parole del ministro Maroni, ha dato l'imput ai vescovi europei di redigere un documento da consegnare a tutti i politici dell'Ue in vista delle elezioni, nel quale si invita alla promozione di politiche umane per i rifugiati.

"Periodi di trattenimento eccessivi e irragionevoli e politiche inadeguate in materia di ricongiungimento familiare sono contrarie al rispetto dei diritti dell'uomo ai quali i nostri Paesi sono legati, l'Unione europea deve inoltre garantire un trattamento equo e umano ai rifugiati".
E' quanto afferma la Conferenza europea delle Commissioni "Giustizia e Pace" degli episcopati europei, in un passaggio dedicato all'immigrazione contenuto nel documento e che Adnkronos è in grado di anticipare.
Nell documento, un vero e proprio vademecum per i politici europei che entreranno al Parlamento di Strasburgo, si toccano i temi della crisi economica, dell'ambiente, dell'immigrazione, del dialogo fra le fedi secondo l'orientamento del principio di solidarietà enunciato all'inizio del testo. Le commissioni "Iutitia et Pax" degli episcopati europei affermano che "il cambiamento rapido della situazione mondiale ha visto crescere in modo significativo, una volta di più, il numero di persone costrette a lasciare i loro Paesi in ragione delle persecuzioni, delle guerre, della povertà o per altre ragioni ancora. La sicurezza e la prosperità delle nostre città e dei nostri Paesi europei rappresentano la sicurezza e la stabilità alle quali queste persone aspirano". "Nel momento in cui - prosegue il testo - l'Unione europea ha fatto dell'immigrazione una delle sue priorità, i parlamentari europei sono chiamati a fare in modo che L'Ue elabori delle politiche comuni giuste in materia di asilo e di immigrazione, che garantiscano un trattamento equo e umano ai rifugiati, ai richiedenti asilo e agli altri migranti".

Quanto scritto dai vescovi europei può essere pianamente assimilabile con quanto affermato ieri dal presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, che ha voluto deprecare "il diffondersi di una retorica pubblica che non esita - anche in Italia - ad incorporare accenti di intolleranza o xenofobia". "Questo - ha aggiunto Napolitano - è tanto più importante nei nostri paesi dove le differenze in termini di origini etniche, religiose e culturali sono aumentate. Qui il rischio che queste differenze si traducano in un fattore di esclusione è sempre presente ed è aggravato dal diffondersi di una retorica pubblica che non esita, anche in Italia, ad incorporare accenti di intolleranza o xenofobia". Il Capo dello Stato ha poi sottolineato il dovere di innescare un "nuovo ciclo di sviluppo che non intacchi i livelli di equità e di coesione sociale raggiunti, ma anzi li migliori significativamente. Le nostre società devono dimostrare che questo è un obbiettivo raggiungibile. E' un sentiero stretto e impervio, ma è l'unico che l'Europa può ragionevolmente percorrere. Se si vuole far fronte alle sfide che provengono dalla povertà vecchia e nuova, e dalle disuguaglianze inaccettabili fra e all'interno delle nazioni non possiamo certo rispondere con la mera conservazione e la difesa degli interessi nazionali".

I componenti della maggioranza sulle azioni portate avanti dal Viminale (ma che, come ha tenuto a sottolineato il premier Berlusconi, sono state decise e programmate dal capo del governo) sono coesi e più volte hanno dimostrato di non voler raccogliere nessuna critica. Secondo il ministro degli Affari Esteri, Franco Frattini, sul riaccompagnamento dei migranti che tentano di raggiungere le coste italiane il governo di Roma "non è isolato" e tutti "i respingimenti avvengono nell'interesse dell'intera Unione Europea" che "ha fatto meno del dovuto""L'italia non è affatto isolata. E quando l'Unione Europea parlerà dirà ciò che ha detto sempre, cioè che un paese come l'italia opera attraverso i respingimenti nell'interesse dell'Ue". "L'Unione Europea ha abolito le frontiere interne e l'80% dei migranti non rimane a Lampedusa ma migra verso nord. Sono le istituzioni europee che hanno fatto meno di quanto avrebbero dovuto". E' per tutte queste ragioni che l'Italia "conta che ci sia un'azione decisa delle istituzione europee", tenendo presente che "il diritto dei rifugiati non sarà in alcun modo messo in discussione".
Inoltre, ha aggiunto Frattini intervenendo oggi alla trasmissione di Canale 5 "Panorama del giorno", tra l'Italia e i Paesi nordafricani ci sarà una collaborazione sempre più stretta in materia di lotta all'immigrazione clandestina. "Questi Paesi collaboreranno sempre più fortemente con noi... niente di quel catastrofismo e di quella drammatizzazione che c'è stata su alcuni mezzi d'informazione, semplicemente una gestione concordata con i nostri amici dei Paesi nordafricani".
Frattini parlando di catastrofismo e drammatizzazione delle notizie ha voluto fare chiaro riferimento alle critiche mosse all'Italia dal Consiglio d'Europa e dalle Nazioni Unite in questi giorni.

L'accordo con la Libia - "La Libia ha un accordo con l'Italia, firmato il 29 dicembre 2007 con il governo Prodi di centrosinistra, che ora stiamo applicando con il governo Berlusconi di centrodestra". Così l'ambasciatore libico in Italia, Hafid Gaddur replica, a margine della cerimonia che si è svolta ieri al porto di Gaeta con il ministro dell'Interno Roberto Maroni e il comandante della Guardia di finanza generale Cosimo D'Arrigo per la consegna di tre motovedette alle autorità libiche per il contrasto all'immigrazione clandestina, a proposito del ricorso ai 'respingimenti' in mare.
Gaddur ha osservato: "Si dice che alcuni immigrati che arrivano in Libia siano perseguitati, ma il nostro Paese ospita ben 2 milioni di immigrati, senza documenti e senza passaporti: chi vuol lavorare resta in Libia e lo può fare in pace finché non commette reati. La Libia ha sempre ospitato persone che avevano problemi nel loro Paese continua a farlo. Chi arriva da noi, ha tutte le possibilità di presentare alle autorità la propria situazione". Quanto alla Convenzione dell'Onu sui rifugiati, "non è vero che noi non la riconosciamo però la stiamo valutando", precisa l'ambasciatore che si chiede: "chi ha la documentazione a posto, perché dovrebbe rischiare di arrivare in Europa da clandestino? In Libia ci sono tutte le ambasciate del mondo cui possono rivolgersi, oltre alla rappresentanza dell'Onu. Abbiamo anche aperto i centri, dove possono essere esaminate le domande di asilo. E già ospitiamo in Libia rifugiati politici di diversi Paesi".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Reuters, Repubblica.it]

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15 maggio 2009
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