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Senza governi...

La Sicilia, priva di guide, nazionali e regionali, chiamata per un'ardua, complicata e incerta scelta

28 gennaio 2008

Senza governo nazionale e presto, anche, senza governo regionale. La Sicilia e i Siciliani si trovano coinvolti in una situazione che mai s'era presentata prima d'ora. Si è votato per il rinnovamento di entrambi i governi a distanza ravvicinata (e l'ultima volta si era addirittura pensato ad un “election day” che mettesse assieme i due appuntamenti) ma mai ci si era trovati, dall'oggi al domani, senza capo del governo italiano e senza capo del governo siciliano. Non solo, l'improvvisa doppia mancanza riguarda entrambi gli emisferi della politica: a Roma è crollato il centrosinistra, a Palermo il centrodestra.

Basta questo per spiegare il perché dello sviluppo spropositato del sentimanto antipolitico degli italiani negli ultimi tempi?
Noi crediamo di sì. Tutti indifendibili, tutti colpevoli, tutto uno scatafascio. Una caterva di materiale negativo, un'emergenza ''rifiuti'' colossale, grande quanto l'intero Paese.
Mentre il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, continua le sue consultazioni, e gli italiani aspettano l'esito di queste trattenendo a forza i conati di vomito, in Sicilia di fronte alla tabula rasa dettata dalle dimissioni di Totò Cuffaro, i siciliani trattangono a forza i mancamenti aspettando il da farsi che dovrebbe compiersi entro i prossimi tre mesi.
Di seguito cercheremo di raccontarvi quanto potrebbe avvenire da qui al mese di aprile in Sicilia, e quanto è successo sabato scorso nell'aula dell'Assemble regionale siciliana...
           

Palermo, 26 gennaio 2008. Sala d'Ercole, ore 13,19.
"Annuncio qui le mie irrevocabili dimissioni dalla carica di presidente della Regione Sicilia. Le dimissioni costituiscono una mia scelta personale assunta per ragioni politiche e umane. Già al momento della sentenza sentivo dentro di me il dovere di compiere questo passo, ma ho deciso di attendere fino all'approvazione del bilancio e della legge Finanziaria per senso di responsabilità verso una terra che continuerò ad amare e che in questi anni ho servito fedelmente [...] Non potevo lasciare che ogni mia decisione fosse assunta senza conoscere la volontà dell'assemblea regionale. Le dimissioni non sono dunque frutto di alcun automatismo ma costituiscono una scelta personale assunta per ragioni umane e politiche".
Così si sono chusi i sette anni dell'era di Cuffaro alla Regione Siciliana, e gli 11 anni dopo l'ingresso in giunta come assessore. Dietro alla richiesta di ''comunicazioni urgenti'', posta venerdì notte al presidente dell'Ars, Gianfranco Miccichè, c'erano dunque, come si aspettavano un po' tutti,  “irrevocabili dimissioni”.
Dopo 8 giorni difficilissimi (venerdì 18 gennaio è arrivata la sentenza di condanna a cinque anni per favoreggiamento semplice e per rivelazione di segreti d'ufficio), l'ormai ex governatore di Sicilia, che in un primo momento aveva detto chiaramente e deciso di voler rimanere in carica perché la Giustizia non lo aveva tacciato di collusione con la mafia, pressato da ogni parte ha rivlotato la sua iniziale, ferrea decisione.

"Insieme a tantissime manifestazioni di affetto e di sostegno politico - ha detto Cuffaro davanti agli onorevoli colleghi - ho visto diffondersi in questi giorni una crescente ostilità verso la mia persona. Un sentimento che non mi appartiene né culturalmente né politicamente ed al quale in questi anni non ho saputo né voluto dare spazio. E siccome il popolo, più che i salotti o le manovre di palazzo, è sempre stato l'elemento centrale della mia esperienza politica, anche in questa circostanza così delicata non voglio sottrarmi ad un confronto leale con esso". "Francamente preferisco la via dell'umiltà - ha sottolineato Cuffaro-. Lo faccio per non tradire quegli ideali ai quali sono stato educato, lo faccio per la mia famiglia e lo faccio come ultimo atto di rispetto verso i siciliani, che in questi anni ho servito con dedizione, semplicità e con quella onestà che sono certo mi verrà completamente riconosciuta. Fino a quando non ci sarà una sentenza definitiva, ci sarà una verità processuale e una verità sostanziale. Con la mia decisione rispetterò la prima, ma con determinazione mi batterò in tutte le sedi per l'affermazione della verità sostanziale, a difesa della mia vita pubblica e privata".

Francamente, a noi poveri osservatori dal basso, non era sembrato che Cuffaro sin dal primo momento dell'avvenuta condanna abbia sentito il dovere di dimmettersi, al contrario - e ripetiamo ciò che lui ha detto -, caduta l'accusa di favoreggiamento a Cosa nostra, Cuffaro era pronto per continuare la sua “pia missione”: guidare quella Sicilia che lo aveva votato grandemente.
Dicono, e anche lui lo ha detto chiaramente, che la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l'infame fotografia coi cannoli, fotografia dalla quale è iniziata la ''violenza'' sistematica perpetrata nei suoi confronti dai tanti suoi avversari ''senza cuore'', e che l'ex governatore stesso ha denucniato nella seduta dell'Ars, la scorsa settiamana, quando si è votato per la mozione di sfiuducia presentata dal centrosinistra. “Non sono stato rispettato come cittadino, ma violentato a partire dalla storia dei cannoli”. Cannoli, tra l'altro, rinfacciati anche dal suo amico Miccichè, da alcuni suoi compagni di partito e da molti dei suoi elettori: ''Io ho votato per lui e mi dispiace che sia stato condannato a cinque anni, ma mi ha ferito vederlo festeggiare coi cannoli...”
E' ovvio che a farlo dimettere non sia stato né un ''infamate vassoi di cannoli'', né una decisione presa all'indomani della sentenza, ma la situazione generale divenuta eccessivamente tesa e imbarazzante. Per tutti.

TUTTI A PENSARE AL “DOPO CUFFARO” - ''Prendo atto della decisione del Presidente della Regione e annuncio che si procederà entro i successivi tre mesi all'elezione del nuovo presidente''. Così ha detto il presidente dell'Ars, Gianfranco Micciché, intervenendo in aula subito dopo l'annuncio del governatore. Cuffaro è uscito di scena. Forse si candiderà alle politiche, forse no. Intanto si scioglie l'Ars e per la prima volta nella storia dell'autonomia si va ad elezioni anticipate anche per il rinnovo del parlamento regionale.
Una situazione che ha immediatamente surriscaldato le segreterie politiche, mentre i partiti hanno cominciato istantaneamente le riunioni per scegliere candidati e cercare un nome da presentare agli elettori come governatore per la propria coalizione.

Uno dei primi nomi venuti fuori dal toto-governatore, è stato quello del leader di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello, che sarebbe piaciuto a Destra come a Sinistra. "Una mia candidatura a presidente della Regione sarebbe un tradimento rispetto al percorso seguito da Confindustria in questi mesi. Non vogliamo che si pensi che quanto abbiamo fatto sulla strada del ripristino della legalità fosse strumentale all'assunzione di posizioni di potere". Niente da fare, dunque.
Altro nome tra i più accreditati ad una candidatura della Cdl alla presidenza della regione è quello di Raffaele Lombardo, leader del Movimento per l'Autonomia, da molti viodto come l'erede naturale di Cuffaro. "Siamo disponibili a definire una seria e condivisa piattaforma programmatica ed elettorale anche con coloro che nel recente passato, pur dissentendo e dissociandosi in qualche circostanza dalla linea politica del Mpa, hanno comunque intrapreso battaglie autenticamente sicilianiste e autonomiste, evitando di farsi attrarre dalle sirene dei partiti nazionali", ha detto Lombardo.
Anche Forza Italia ha già qualche nome da ''giocarsi''. Come l'ex ministro Stefania Prestigiacomo, proposta dal presidente del parlamento siciliano Gianfranco Micciché (anche lui tra i papabili). Un altro nome che circola dal giorno della condanna di Cuffaro è quello di Angelino Alfano, il coordinatore regionale di FI.

E nel centro sinistra, cosa succederà? Rita Borsellino è pronta a ricandidarsi. L'ex sindaco di Palermo, Leoluca Orlando invece frena e chiede che siano nuovamente i siciliani, con le e primarie, a scegliere la persona adatta.

- ''E Totò baciò metà dei siciliani'' di Gian Antonio Stella
- ''L'amico erede e gli outsider in agguato'' di Attilio Bolzoni

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28 gennaio 2008
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