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Senza nucleare l'Italia muore?

Dodici regioni su 16 hanno daato parere contrario sul decreto legislativo che riguarda la localizzazione dei siti per i nuovi impianti nucleari

07 marzo 2011

Lo scontro sul federalismo tra governo e regioni, con quest'ultime che accusano Calderoli e soci di non aver rispettato i patti sul trasporto pubblico locale e gli ammortizzatori in deroga, ha praticamente fatto scomparire un altro scoglio sul quale l'intesa governo e Conferenza delle Regioni si infrange ormai ad ogni nuovo giro di boa: il nucleare.
Nei giorni scorsi con un comunicato la Conferenza delle Regioni ha informato che "a maggioranza delle Regioni è stato espresso un parere negativo sul decreto legislativo del governo che riguarda i criteri di localizzazione degli impianti nucleari e dei depositi di rifiuti, corretto dopo i rilievi della Corte costituzionale".
Le regioni erano chiamate ad esprimere un parere nella Conferenza Unifica del 3 marzo sullo stesso testo in questi giorni all'esame del Parlamento. Le posizioni sul nucleare sono, come noto, differenziate. Nella Conferenza delle Regioni ha dato parere negativo un fronte bipartisan formato da Emilia Romagna, Marche, Basilicata, Toscana, Liguria, Molise, Puglia, Umbria, Calabria, Sicilia, Sardegna, Valle d'Aosta, "in considerazione della perdurante assenza di un tavolo nazionale nel quale esaminare ed eventualmente condividere una comune strategia energetica". A favore, con l'accoglimento di emendamenti già presentati in sede tecnica, solo Lombardia, Veneto, Piemonte e Campania. Da sottolineare che la Lombardia ha subito riconfermato di essere favorevole al nucleare ma non in casa propria, perchè non ne ha bisogno.
Il coordinatore degli assessori regionali al bilancio, l'assessore lombardo Romano Colozzi, ha spiegato che "la Regione Lombardia è autosufficiente dal punto di vista energetico e quando si parlerà di nuovi insediamenti bisognerà tenere conto di questo. Il governo nazionale su questa materia ha la responsabilità di assumere le decisioni. La Corte ha riconosciuto che le autonomie locali hanno poteri territoriali, ma non di veto. La Regione Lombardia ha sempre osservato che dal punto di vista istituzionale il governo si muove all'interno delle proprie prerogative".
"La Sicilia ha una posizione contraria - ha riferito l'assessore all'Economia della Regione Siciliana Gaetano Armao - E in conferenza il 70-80% delle Regioni si è espresso in maniera contraria".

Ha cercato di buttare acqua sul fuoco e di contrattaccare il sottosegretario allo sviluppo economico, Stefano Saglia: "La macchina del nucleare procede spedita perchè i provvedimenti che stiamo assumendo indicano che il programma sul nucleare potrà rispettare i tempi previsti. Al netto delle questioni politiche, registriamo l'ennesima e giusta riunione con gli enti locali e questo è un aspetto molto positivo. Chi, invece continua a dire che non c'è dialogo è fuori strada". Saglia ha detto la sua anche sulla questione rinnovabili: "Il Governo sta procedendo mantenendo in parallelo il programma delle rinnovabili e quello sul nucleare, perchè dobbiamo affrancarci dalla dipendenza dal petrolio e dai combustibili fossili".
Risposte e minimizzazioni che non convincono il presidente della Conferenza delle Regioni e dell'Emilia Romagna, Vasco Errani, che ha evidenziato che sui criteri per la localizzazione degli impianti nucleari "la maggioranza delle regioni ha espresso un parere negativo. Solo 4 regioni ossia Piemonte, Lombardia, Campania e Veneto hanno espresso un parere favorevole mentre le altre hanno espresso un parere contrario".

Delusione a seguito della valutazione negativa data dal ministero dello Sviluppo alle proposte dell'Anci, avanzate in sede tecnica di Conferenza Unificata, nell'ambito dell'iter di valutazione del provvedimento di modifica del decreto n. 31/2010 relativo alla localizzazione e realizzazione dei nuovi impianti nucleari: ad esprimerla sono stati Filippo Bernocchi, vicepresidente dell'Anci con delega alle politiche energetiche e Fabio Callori, sindaco di Caorso e presidente della Consulta Anci Comuni sede di servitù nucleari.
"Ci spiace apprendere di questa totale chiusura - ha affermato Bernocchi - perché, come Comuni, avevamo avanzato delle proposte emendative di assoluto buonsenso, basate sulla nostra esperienza passata e che il ministero si era impegnato ad approfondire".
''Avevamo richiesto - ha spiegato Callori - l'esclusione dai vincoli del patto di stabilità delle somme destinate a compensazioni territoriali. Somme che negli ultimi anni hanno visto una decurtazione del 70% e che non vengono erogate dal 2008. Altra richiesta era quella di circostanziare le cause di decadenza dei futuri benefici ai territori, che come previsto dal testo proposto, potranno venir meno qualora l'impianto 'per qualsiasi ragione' subisca un fermo. Ultima, ma non per importanza, la richiesta di avviare contestualmente alla realizzazione dei nuovi impianti, attività di monitoraggio sulla salute". "Questo è per noi l'ennesimo 'schiaffo' che riceviamo - ha sottolineato Callori - nonostante i Comuni abbiano sempre dimostrato la loro disponibilità al confronto nell'ambito del processo del nuovo nucleare". "Questa chiusura - ha concluso Bernocchi - pone una seria ipoteca sul futuro del nucleare in Italia".

Se a parlarci bene del nucleare è Umberto Veronesi... - "Senza il nucleare l'Italia muore. Tra 50 anni finirà il petrolio, tra 80-100 il carbone, seguito poi dal gas. Altre fonti non saranno sufficienti a fornire l'energia di cui abbiamo bisogno. La Cina ha previsto 120 centrali, l'India 60, la Francia ne ha 62, il programma svizzero ne contempla 8 per 8 milioni di abitanti". E' l'allarme lanciato da Umberto Veronesi, oncologo, senatore e presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare in un'intervista rilasciata nei giorni scorsi a 'La Stampa', un incarico che nasce da una scelta "moralmente corretta".
In risposta alle obiezioni degli oppositori del nucleare, Veronesi sottolinea come quello di "garantire la sicurezza nel funzionamento ordinario" è un "obiettivo non difficile". Infine, per quanto riguarda il "fattore umano" alla base dei più gravi incidenti nelle centrali nucleari, una situazione come quella di Chernobyl "è qualcosa che non potrà più accadere": per questo, aggiunge, "la mia attenzione maggiore sarà formare personale adeguato dal punto di vista tecnico, scientifico, ma anche psicologico, perchè sappia far fronte alla pressione".
Sul livello di preparazione in Italia lo studioso sottolinea che "abbiamo mantenuto viva la ricerca e centri come quello di Casaccia, vicino a Frosinone, sono all'avanguardia. Poi il fatto che partire da zero ci consente di usare le tecnologie più moderne", anche se sulle opzioni tecniche "non abbiamo ancora fatto una scelta definitiva". Sottolineando che "nessuno mai al mondo è morto per inquinamento da scorie" Veronesi dice che "si stanno affinando tecniche per renderle innocue più in fretta" e "soprattutto, l'Italia potrà non avere depositi di scorie pericolose" dal momento che "si tende a individuare un unico sito per Continente" e "in Europa ci sono tre soluzioni allo studio, tutte fuori dai nostri confini". [Leggi "Veronesi, il nucleare e gli sponsor della sua Fondazione", AgoraVox.it]

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Greenreport.it]

 

 

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07 marzo 2011
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