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Senza quorum...

Il referendum sulla legge elettorale è fallito. Ha votato soltanto il 24% degli italiani

23 giugno 2009

Il referendum è fallito. Il dato definitivo indica un'affluenza tra il 23% e il 24%, ben lontana dal '50% più uno' necessario perché la consultazione sia valida.
In particolare, il primo quesito sull'elezione della Camera ha registrato un'affluenza del 23,45%; il secondo quesito sull'elezione del Senato del 23,44% e il terzo quesito sulle candidature nei collegi elettorali il 24,08%. E a spoglio quasi ultimato, sono prevalsi i 'sì'. I voti favorevoli (all'abrogazione) sono stati intorno al 78% per i primi due quesiti (sui premi di maggioranza alla Camera e al Senato). E hanno toccato quasi quota 88% per il terzo quesito relativo alle candidature in più circoscrizioni.

Commentando la bassa affluenza alle urne per il referendum, il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha annunciato che formulerà "una proposta di modifica della legge istitutiva del referendum abrogativo, per evitare che uno strumento importante di democrazia diretta diventi inutile". Per Maroni, la scarsa partecipazione a questa consultazione "segna un record negativo che merita una riflessione". Per il titolare del Viminale (che ha annunciato anche azioni legali contro chi ha sollevato dubbi e accuse sul corretto comportamento del ministro), "il referendum deve tornare ad essere un modo con cui i cittadini si esprimono, nella democrazia rappresentativa. Occorre anche - ha aggiunto - sensibilizzare i promotori: perché il costo di queste consultazioni rimane a carico del contribuente".
 
A Maroni ha replicato il presidente del Comitato promotore del referendum elettorale, Giovanni Guzzetta: "Credo che sia un atteggiamento molto discutibile quello del ministro che, dopo aver personalmente invitato all'astensione e dopo che il suo partito ha boicottato il referendum fissandolo in una data mai verificata prima, oggi si lamenti che l'istituto si sia indebolito". A proposito delle iniziative legali, Guzzetta si è detto "serenissimo" e allo stesso tempo "indifferente". "Credo che in nessun Paese civile al mondo sia mai accaduto che un ministro dell'Interno durante un comizio si rivolga ai presidenti di seggio dicendo loro di non fare i furbi", ha sottolineato.
 
Hanno esultato per l'esito della consultazione referendaria il Carroccio e l'Udc. "Visto il risultato, possiamo dire che questa è un'altra vittoria per la Lega", ha affermato il ministro per la Semplificazione e coordinatore delle segreterie della Lega Roberto Calderoli che, ricordiamo, ha creato la legge elettorale da abrogare col referendum, il cosiddetto 'Porcellum'.
Per il leader centrista Pierferdinando Casini l'esito della consultazione rappresenta una bocciatura del bipartitismo. Ha parlato del "più grande flop nella storia della Repubblica" e di "un'altra importante vittoria dell'Udc" il segretario del partito Lorenzo Cesa.
Secondo il presidente della Camera Gianfranco Fini, "c'è da chiedersi perché il cittadino non creda più a questo strumento referendario". "Io credo, in primo luogo, che questo avvenga - ha aggiunto - perché i quesiti sono troppo tecnici. In secondo luogo credo che rinunciare a partecipare sia sinonimo di una certa stanchezza nei confronti del dibattito politico, nei confronti del funzionamento della democrazia, e questo ci deve fare riflettere tutti. L'esito di questo referendum, mi spiace dirlo perché ero fra i promotori, era abbastanza prevedibile". Insomma, la "cronaca di una morte annunciata".

"Gli elettori hanno valutato essere materia (la modifica della legge elettorale, ndr) da affidare al Parlamento", ha osservato il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto.
Per Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, "l'istituto referendario rischia purtroppo di essere morto e sepolto. Chiunque voglia salvaguardarlo per il futuro deve pensare a una profonda riforma dell'istituto".
"Con il venir meno dell'impegno del presidente del Consiglio e con il generale oscuramento delle televisioni, il risultato non era scontato ma prevedibile", ha affermato il presidente di ItalianiEuropei Massimo D'Alema. Per l'ex ministro degli Esteri, l'istituto del referendum "va rivisto nel senso che bisogna alzare il numero delle firme, per rendere agibile il referendum solo in circostanze straordinarie, e di eliminare il quorum che è uno strumento per annullare il voto popolare". L'ex premier ha concluso esprimendo la speranza "che si possa tornare a discutere in Parlamento perché questa legge elettorale è pessima".
Il mancato raggiungimento del quorum è stata "un buona notizia" per il vicepresidente del Senato, Vannino Chiti (Pd). Ora "il fallimento di questo referendum, che proponeva l'instaurazione di un bipartitismo coatto, consegna di nuovo al Parlamento il problema di un'ampia intesa per modificare la legge elettorale".
Dopo il fallimento del referendum, per il leader dell'Idv Antonio Di Pietro, "è più urgente che il Parlamento metta all'ordine del giorno la riforma della legge elettorale".
La vicepresidente del Senato Emma Bonino ha osservato: "Come si pretendeva che la gente si appassionasse al referendum se tutti i media erano orientati al non raggiungimento del quorum?" [Adnkronos/Ing]

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23 giugno 2009
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