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Sequestratori di pescherecci

Oltre a quelli fermi in Tunisia ed Egitto, altri due pescherecci di Mazara del Vallo sequestrati dai libici

08 ottobre 2012

In un colpo solo, la pattuglia di militari libici su una motovedetta ha sequestrato e scortato nel porto di Bengasi i pescherecci di Mazara del Vallo "Daniela L" e "Giulia PG" che erano nel canale di Sicilia per le battute di pesca. Per fermare gli equipaggi dei due scafi italiani, 14 persone in tutto tra italiani e tunisini, i nordafricani hanno sparato alcuni colpi di arma da fuoco.
"È stato fatto uso delle armi e questo è di gravità assoluta - ha detto il sindaco di Mazara Nicola Cristaldi - perché niente può giustificare azioni di tale portata. I segni dei colpi sono ben visibili sulle fiancate dei pescherecci. I natanti erano in acque internazionali anche se, come è noto, i libici ritengono quelle acque di loro pertinenza".

Il "Daniela L", che ha 195 tonnellate di stazza, e il "Giulia PG", 190 tonnellate, stavano facendo le battute di pesca in acque considerate internazionali ma non dai libici che sono intervenuti come altre volte bloccando i pescherecci e intimando di seguirli nel porto nordafricano. Sui due pescherecci vi sarebbero 14 persone tra italiani e tunisini.
"I due motopesca sono stati fermati dopo le 13 a circa 40 miglia al largo delle coste libiche. Ci siamo già attivati - ha detto Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto produttivo per la pesca 'Cosvap' di Mazara del Vallo - avvisando l'ambasciata e il consolato italiani in Libia". La Farnesina ha fatto sapere che "su istruzione del ministro degli Esteri Giulio Terzi, l'ambasciatore a Tripoli Giuseppe Grimaldi e il console generale a Bengasi Guido De Santis stanno seguendo la vicenda con la massima attenzione".

Il peschereccio "Daniela L.", dell'armatore palermitano Cosimo Lo Nigro, non è nuovo a sequestri da parte dei libici: era stato fermato una prima volta l'1 dicembre 2010. Anche allora era stato condotto al porto di Bengasi ed era stato rilasciato dopo una settimana in seguito al pagamento di un'ammenda di 5 mila euro.
Armatore del peschereccio "Giulia PG" è invece Domenico Asaro, che è anche il comandante del natante e si trova a bordo con il resto dell'equipaggio. Asaro, alla fine di febbraio 2010, quando era comandante del "Luna Rossa", era riuscito a fuggire a un tentativo di cattura da parte dei libici che anche in quella circostanza avevano fatto uso delle armi, sparando raffiche di mitra. Sedici anni fa sempre i libici, hanno sequestrato a Domenico Asaro il peschereccio 'Osiride' che fu condotto, con l'equipaggio, a Misurata. Il comandante fu imprigionato per sei mesi nelle carceri libiche e poi non ebbe restituito il natante nonostante la società armatrice avesse pagato una ammenda di 26 milioni delle vecchie lire.

Altri due  pescherecci mazaresi sono per ora sequestrati: il 'Twenty Four' è a Sfax, in Tunisia e il motopesca 'Artemide' è ad Alessandria, in Egitto.
"Il settore della pesca - ha detto Tumbiolo - non può andare avanti in questo modo. Siamo di fronte a una guerra. Va subito attivato un tavolo di confronto tra i Paesi rivieraschi e al contempo, mentre si avvia un piano di sviluppo per il Mediterraneo, volto al superamento del contenzioso relativo alle zone esclusive di pesca istituite da molte nazioni, va incrementata la vigilanza nel canale di Sicilia da parte delle autorità italiane".

"Bisogna aspettare che ci scappi il morto?" - "Affinchè il problema si affronti seriamente è necessario che ci scappi il morto?". Così il vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero ha commentato la notizia del sequestro dei pescherecci 'Daniela L' e 'Giulia PG' da parte delle autorità libiche. "La marineria mazarese - ha ricordato il vescovo - ancora una volta viene colpita da un gravissimo sequestro, questa volta con l’uso delle armi. Altri due pescherecci che si aggiungono agli altri due che attualmente sono fermi in Tunisia e in Egitto e per i quali la diplomazia italiana sta già lavorando affinché possano essere rilasciati. La mancata risoluzione del problema delle acque internazionali, motivo di tutti i sequestri, non è più rinviabile. È necessario che la politica trovi interlocutori idonei per la risoluzione rapida e positiva del problema e non affidare ancora alla casualità il destino dei nostri marinai".  
Monsignor Mogavero ha già sentito il console italiano a Bengasi, Guido De Santis: "Come Chiesa mazarese - ha spiegato - seguiamo con apprensione la vicenda di questi due pescherecci ma anche degli altri due sequestrati in Tunisia e in Egitto. Siamo vicini alle famiglie dei marittimi che stanno vivendo con ansia questi momenti".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, GdS.it, Lasiciliaweb.it, Corriere del Mezzogiorno]

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08 ottobre 2012
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