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Sgombrare il cielo d'Abruzzo dall'ombra della mafia

L'allarme del procuratore Grasso: ''L'Abruzzo non è terra di mafia ma bisogna stare attenti''

15 aprile 2009

In Abruzzo è cominciata la "madre di tutte le inchieste". La Procura dell'Aquila già ieri ha disposto i primi sequestri di campioni di materiale edile con cui sono state realizzate le costruzioni crollate, del tutto o in parte, nel sisma che ha colpito il capoluogo abruzzese il 6 aprile scorso. Il prelievo dei campioni di materiale è stato eseguito dagli agenti della polizia di Stato e dalla Scientifica. Materiale edile è stata prelevato dalla Casa dello Studente, dal Tribunale, dall'ospedale San Salvatore e da altri edifici il cui crollo ha causato vittime. I campioni, secondo le indicazioni dei pm che indagano, saranno analizzati e comparati con le normative edilizie in vigore all'epoca della loro realizzazione.
Mentre saranno avviate le analisi sui materiali, gli inquirenti ascolteranno anche i primi testimoni. La conferma è arrivata dallo stesso procuratore presso il tribunale dell'Aquila, Alfredo Rossini, Saranno ascoltate, è stato specificato, anche quelle persone che sui media hanno fatto dichiarazioni ritenute interessanti ai fini dell'inchiesta, come la giovane che aveva lasciato la Casa dello Studente qualche giorno prima della scossa distruttiva, dopo aver detto di ritenere la struttura per niente sicura.

Ed scoppiata con furore la polemica sull'ospedale San Salvatore dell'Aquila, divenuto simbolo della tragedia causata dall'uomo in concorso col terremoto, dopo la diffusione di notizie sulla mancanza del certificato di agibilità della struttura, inaugurata nove anni fa.
"Il San Salvatore non sarebbe crollato se fosse stato fatto come doveva essere fatto" ha denunciato il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente. Il primo cittadino del capoluogo abruzzese punta il dito contro i criteri di costruzione del nosocomio cittadino, uno degli edifici pubblici che il sisma ha reso da subito inutilizzabili. Il problema, ha sottolineato il sindaco, non sono l'agibilità o l'accatastamento, "che sono questioni burocratiche", ma "come è stato fatto. Bisognerebbe che voi - ha aggiunto rivolgendosi ai giornalisti che ha incontrato ieri mattinata - fotografaste alcuni pilastri e vi rendereste subito conto". Come sono i pilastri? "Io li ho visti e non c'era la staffatura, il ferro uscito fuori è tutto storto. Questo per dire che anche se l'agibilità ci fosse stata, e non ci sarebbe stato problema ad ottenerla, l'ospedale sarebbe crollato lo stesso".
Tali precisazioni arrivano dopo la scoperta del mancato accatastamento della struttura, in assenza del certificato di agibilità. Ma questo, spiega il primo cittadino, è dovuto solo ad una questione di tipo procedurale: il documento viene rilasciato al completamento dei lavori. E ancora due anni fa, "al momento del mio insediamento", la struttura "non era ancora accatastata. I lavori, iniziati negli anni Settanta, non sono ancora terminati. Si tratta quindi di un cantiere in itinere, ma in questo caso, come negli altri, stiamo pagando pesantemente errori, anche piccoli, dovuti ad una carenza di rigore nella costruzione degli edifici".

A L'Aquila e provincia intanto sono già stati effettuati 1.467 sopralluoghi tecnici, per capire quali sono gli edifici rimasti agibili dopo il sisma. Il risultato attuale è che solo il 53% degli edifici è risultato agibile, pari a 771 costruzioni. Il 20% (288 edifici) è temporaneamente inagibile, tutto o in parte, ma agibile con provvedimenti di pronto intervento. Il 3% (42 edifici) è parzialmente inagibile. Il 5% (vale a dire 76 edifici) è temporaneamente inagibile e da rivedere con approfondimento. Il 18% degli edifici (265 strutture) è inagibile e il 2% (25 edifici) è inagibile per rischio esterno. I dati sono stati forniti dalla Protezione civile, che ha messo in campo 149 squadre per complessivi 524 rilevatori.
E mentre oramai si guarda con rabbia e sospetto alla categoria dei costruttori, l'Aitec, l'Associazione dei produttori di cemento aderente a Confindustria, ha respinto al mittente le accuse, ossia a tutti quelli che sostengono che il materiale impiegato nell'edilizia sia la causa dei crolli avvenuti in Abruzzo. "Il cemento armato resta il materiale da costruzione più idoneo", ha affermato in una nota il presidente dell'Aitec, Alvise Zillo. "Basta con le menzogne - ha sottolineato Zillo - è ora di finirla con le informazioni sbagliate e fuorvianti di giornali e dibattiti televisivi, che sparano a zero contro il nostro settore e non si preoccupano di dare adeguato contradditorio. I crolli di cui si parla tanto in questi giorni - puntualizza - non sono certo attribuibili alla scelta di utilizzare il cemento armato, quanto piuttosto alla scelleratezza del comportamento di chi ha realizzato quelle opere, disattendendo le norme e di chi non ha controllato quello che la legge impone".

Intanto si è innalzata l'attenzione nei confronti dell'allarme lanciato ieri dal Procuratore nazionale Antimafia, Piero Grasso, sul pericolo delle possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nella ricostruzione in Abruzzo. Insomma, dopo gli 'sciacalli' nelle abitazioni abbandonate per il terremoto, ora in Abruzzo l'attenzione deve spostarsi su altri 'sciacalli', più in grande stile, ovvero i clan mafiosi che potrebbero mirare ai soldi e agli appalti della ricostruzione. Il capo della procura dell'Aquila, Alfredo Rossini, non ha intenzione di sottovalutarne la pericolosità. "Qui arriverà un fiume di soldi per la ricostruzione. Molto appetibile per mafia e camorra. È scontato ipotizzare che le organizzazioni criminali che non sono estranee all'Abruzzo cercheranno di infiltrarsi. Ne ho parlato con il procuratore nazionale dell'Antimafia Piero Grasso che mi ha espresso le sue preoccupazioni al riguardo. E se per ora non abbiamo ancora scoperto tracce mafiose evidenti è perché la ricostruzione è ancora da iniziare". Rossini parla a ragion veduta, visto che sa perfettamente che anche l'Abruzzo non è immune a mafia e camorra. È stato proprio lui a coordinare l'inchiesta che alcuni mesi fa a Tagliacozzo ha scoperto che al vertice di una piramide di società immobiliari, facenti capo alla Sirco srl che gestiva un residence extralusso e un gigantesco campeggio, c'era Massimo Cianciamino, figlio dell'ex sindaco di Palermo condannato per mafia Vito Ciancimino. Inoltre, a Vasto la polizia ha portato alla luce un giro di estorsioni orchestrate dalla camorra napoletana, mentre nella Marsica i carabinieri del Reparto Operativo hanno rilevato la presenza di elementi dei clan campani, tra cui alcuni esuli da Scampia.

"L'Abruzzo non è tradizionale terra di mafia. Le eventuali infiltrazioni camorristiche o più in generale mafiose, dovrebbero risultare più visibili" ha detto ieri il procuratore Piero Grasso. "Non sto lanciando nessun allarme specifico - ha precisato il procuratore nazionale - ma dico che serve la dovuta attenzione, sulla scorta di quanto purtroppo già successo in passato e che non deve più ripetersi".
Grasso ha assicurato il massimo impegno affinché "i soldi destinati a ricostruire quanto distrutto dal terremoto nel comune e nella provincia dell'Aquila vadano alle persone colpite da questa immane tragedia e non servano ad arricchire ulteriormente i clan della camorra o di altre organizzazioni criminali. Alle inchieste sul passato, su casi come quelli del crollo della casa dello studente e dell'inagibilità dell'ospedale, su cui già la magistratura ha iniziato ad indagare, dovrà affiancarsi un impegno volto al futuro, a non ripetere gli errori del passato nella ricostruzione".
Il ricordo più immediato è naturalmente quello rivolto al dopo terremoto in Irpinia. "Certo - ha spiegato Grasso - lì, in Campania, la camorra per così dire lavorava 'in casa propria'. In Abruzzo, per fortuna, non si registra una presenza di criminalità organizzata, al di la' di alcuni sequestri di beni appartenenti a clan mafiosi, ma non autoctoni. Quindi, sarà anche più agevole controllare la situazione".

Per il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, l'allarme sull'infiltrazione mafiosa nella ricostruzione "non è una preoccupazione concreta". Quella dei tentacoli della Piovra sul business della ricostruzione "è una paura, un'ansia - ha detto il governatore - che deriva da quello che alcune volte è accaduto nel nostro Paese. Però i tempi sono cambiati: questo è l'Abruzzo e, soprattutto, non c'è nemmeno un principio di indizio per dire queste cose". "Capisco però che fa leggere i giornali", ha osservato ancora  il presidente della Regione, che si dice convinto che la magistratura "farà un buon lavoro".
Sulla questione è intervenuto anche il ministro dell'Interno Roberto Maroni: "Assicuro che vigileremo perché la criminalità organizzata se ne stia lontana. Trovo giusto l'allarme lanciato dal procuratore Grasso e dallo scrittore Roberto Saviano circa la nascita del cosiddetto "partito del terremoto", che va sicuramente evitata".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it, Repubblica.it]

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15 aprile 2009
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