Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Sgominata la cosca di Carini

Secondo gli investigatori, il clan, guidato dall'ottantenne Calogero Passalacqua, era pronto per una nuova guerra di mafia

15 novembre 2011

I Carabinieri del Comando provinciale di Palermo hanno condotto stamane un'operazione finalizzata all'esecuzione di 21 ordinanze di custodia cautelare contro la cosca di Carini, guidata da uno degli ultimi padrini di Cosa nostra, Calogero Passalacqua, 80 anni, al vertice dagli anni Settanta. Gli investigatori sono convinti di avere fermato una nuova guerra di mafia. Nella rete sono finiti capi e gregari del pericoloso clan della provincia palermitana. I 21 fermati sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione e danneggiamento.
Le indagini hanno fatto luce sulle strategie e sugli interessi criminali finalizzati al controllo diretto delle aziende attive nel movimento terra, all'imposizione di operai presso le ditte, nonché al traffico di stupefacenti. I militari dell'Arma hanno accertato l'esistenza di un aperto conflitto con la famiglia mafiosa avversaria, svelato i retroscena di una serie di attentati intimidatori e posto fine a una crescente contrapposizione che rischiava di avviare una nuova e sanguinosa faida nel palermitano. Nell'operazione sono stati impegnati oltre 400 carabinieri.
Il provvedimento è stato emesso dal gip del Tribunale di Palermo, Piergiorgio Morosini, che ha accolto le richieste del Procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dei pm Marcello Viola, Francesco Del Bene e Laura Vaccaro.

Il boss ottantenne Calogero Passalacqua, detto 'Battista i Santi', avrebbe continuato a gestire la sua cosca e a dare ordine mentre era agli arresti domiciliari. E' uno dei retroscena emersi dall'operazione. "La vasta operazione antimafia è l'esito di complesse attività tecniche e di riscontri sul territorio che hanno permesso di far luce sugli equilibri mafiosi nel territorio di Carini - nell'immediato hinterland occidentale di Palermo, dopo la cattura del noto boss Salvatore Lo Piccolo e del suo uomo di riferimento in quell'area, Gaspare Pulizzi", spiegano gli investigatori. Per oltre un anno i Carabinieri hanno monitorato gli uomini d'onore e i loro gregari, registrando in tempo reale le decisioni del reggente della famiglia mafiosa: Calogero Passalacqua che "muoveva le fila della consorteria" dai domiciliari.
La ricostruzione delle dinamiche mafiose tocca la gestione degli affari illeciti e la lotta con le famiglie antagoniste, intrecciandosi con il tessuto sociale della comunità sulla quale la "famiglia" mafiosa estendeva il proprio potere. L'anziano "padrino" infatti, replicando i modelli più radicati della cultura mafiosa, oltre a controllare gli interessi illeciti della famiglia, dirimeva controversie, elargiva raccomandazioni, rendendosi disponibile ad ascoltare tutti coloro che lo richiedevano. Il ruolo dell'anziano boss Calogero Passalacqua era già emersa nel corso del primo Maxiprocesso di Palermo.
Nel 2007 , l’operazione "Occidente" (LEGGI) aveva evidenziato anche l'importante ruolo della famiglia mafiosa dei Pipitone, nel cui ambito si inserivano anche i parenti di Passalacqua. Le indagini avevano documentato ricorrenti tensioni all'interno del gruppo. Dopo la cattura di Ferdinando Gallina, secondo gli inquirenti, è stata "spianata la strada alla piena reggenza di Passalacqua". L'anziano "Grande Padrino" tornato sul suo territorio e, nonostante fosse ai domiciliari "richiamava a sé i suoi fedelissimi, imponendo una nuova strategia".

Il pizzo sistematico che a cadenza periodica pagavano i commercianti, gli artigiani ed i piccoli imprenditori, era solo vessazione esercitata nei confronti di chi produce, che originava malumore e dissenso. La messa a posto dei lavori pubblici è invece occasione per creare consenso: permette di avvicinare gli imprenditori, ai quali saranno promessi vantaggi in cambio di una tassa. Gli affari si devono concludere senza fare "scrusciu", in sordina, senza far ricorso al sostegno delle armi: tutto si deve svolgere in immersione, sott'acqua.
Le indagini partono da Vito Caruso, "il pescivendolo del Bivio Foresta", consuocero di Calogero Passalacqua. L'attività lavorativa gli consente di controllare un punto nevralgico del territorio e serve anche a celare un'intensa attività di spaccio. L'esercizio commerciale è un punto d'incontro privilegiato per i molti personaggi inseriti nella famiglia mafiosa e in questo senso la figura del "pescivendolo del Bivio" emerge per la sua assoluta disponibilità al sodalizio. Lo confermano i passaggi delle mogli dei detenuti, alle quali il pescivendolo cede gratuitamente il pesce necessario a soddisfare il fabbisogno familiare e quello dei reclusi, cui viene consegnato in occasione dei colloqui.
E' proprio uno dei soggetti che più frequentemente fa visita al pescivendolo del bivio, Giuseppe Evola, un sensale che opera su tutta la zona, a condurre gli inquirenti al "padrino". In una circostanza Evola riceve la telefonata della moglie, cugina della consorte di Calogero Passalacqua, Maria. La donna gli riferisce che ha appena parlato con Maria che le ha chiesto di passare per consegnargli qualcosa. Il tono sospetto della telefonata non sfugge agli investigatori: Evola non chiede informazioni e la moglie gli suggerisce di passare "...con l'oscuro…" per non attirare l'attenzione. I militari, a questo punto come in un gioco a domino, avviano il monitoraggio dell'abitazione di Calogero Passalacqua. L'edificio è nel cuore di Carini: un vero fortino che, con la complicita' del vicinato, gli garantisce il totale controllo di quanto avviene all'esterno delle mura domestiche.

Assunzioni invece del pizzo - E in tempi di crisi anche i mafiosi cambiano 'filosofia estorsiva'. Così, invece di imporre il pizzo alle imprese più piccole costringono gli imprenditori ad assumere 'picciotti' vicino ai boss. E' questo un altro incredibile retroscena emerso dall'operazione antimafia di oggi. Infatti, secondo gli inquirenti, Passalacqua "risparmia il pagamento della messa a posto alle piccole attività commerciali e alle imprese appena avviate, ritenendo che non si debba aggiungere alle già gravose difficoltà economiche delle piccole imprese un ulteriore peso economico". Le imprese diversamente sono costrette ad assumere guardiani notturni per lo più, ma anche operai e impiegati. L'impiego di un gregario garantisce "autonomia economica agli affiliati del sodalizio e permette anche il costante monitoraggio delle attività economiche, rafforzando il controllo del territorio, stretto in una pesante morsa criminale".
I riscontri dei Carabinieri hanno confermato il "sistema di collocamento" avviato. Assunzioni e licenziamenti sono eseguiti a comando dagli amministratori delle imprese secondo le indicazioni impartite dal vertice della famiglia mafiosa. A seguito della minaccia indirizzata al responsabile di un'azienda da uno dei gregari di Passalacqua: "Mondo con mondo non si toccano, le persone sì..." il licenziamento del dipendente viene sospeso.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, AGI, Reuters.it]

 

 

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

15 novembre 2011
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia