Sgominato clan di narcos sull'asse Messico-Italia
Dopo tre anni di pedinamenti, la polizia di Palermo è riuscita a risalire agli spacciatori
Un'organizzazione di narcotrafficanti che operava tra il Messico e l'Italia e riforniva di cocaina il mercato nazionale è stata smantellata ieri dalla polizia, che ha operato in stretto raccordo con la Dea americana, lo speciale dipartimento antidroga Usa.
Sono complessivamente 34 le persone arrestate dalla sezione antidroga della squadra mobile di Palermo, in collaborazione con la Direzione centrale servizi antidroga e la Direzione centrale anticrimine della polizia di Stato. I provvedimenti sono stati emessi dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.
Le accuse vanno dall'importazione e traffico sul territorio nazionale alla detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, in particolare cocaina e hashish.
L'indagine, denominata in codice operazione "Monterrey" dal nome della località messicana, è stata avviata circa tre anni fa. Gli investigatori hanno raccolto numerosi elementi di prova a carico di cittadini italiani residenti in Messico e in contatto con gruppi di narcos locali. L'operazione, che ha portato anche al sequestro di ingenti quantitativi di droga, ha consentito la disarticolazione dell'organizzazione criminale che aveva anche un altro canale di approvvigionamento tramite corrieri dell'Europa dell'est.
L'operazione ha preso le mosse dal maxi sequestro, di oltre una tonnellata di cocaina, nel 2001. Undici degli indagati sono palermitani, tutti legati al clan mafioso di Brancaccio capeggiato dai fratelli Graviano. Tra di loro c'è anche Fabio Cucina, già condannato per droga a 18 anni, e i fratelli gemelli Salvatore e Vincenzo Inserra. Sette persone sono ricercate in Messico e Usa.
Uno degli snodi del traffico di droga sarebbe Bruno Gerardi, di Modena, residente in Messico, coinvolto nel maxi sequestro del 2001. "Grazie ad appostamenti e pedinamenti - ha spiegato Stefano Sorrentino della sezione antidroga della Questura di Palermo - si è giunti all'individuazione di narcos messicani collegati a Gerardi che faceva arrivare i carichi nascosti in container per il trasporto di manufatti della fabbrica di forni in mattone per la cottura di utensili in ceramica di cui era il titolare. Inizialmente è stato scoperto il traffico dal Sud America all'Emilia Romagna. Poi si è giunti a Vincenzo Pavone, napoletano, molto vicino a Gerardi. Seguendo i collegamenti, nel luglio del 2006 siamo arrivati ad individuare il container arrivato in Olanda, poi trasportato all'interporto di Milano e lì sdoganato".
Il camion con il forno che conteneva 5 quintali di cocaina è stato poi bloccato in provincia di Terni, in corrispondenza dell'area di servizio di Fabbro mentre viaggiava verso Napoli. Le indagini hanno permesso di scoprire anche un grosso traffico di hashish che arrivava dal Marocco, attraverso la Spagna. Lo stupefacente arrivava via terra a Napoli.
Gli inquirenti sono riusciti, nel dicembre 2006, a fermare un camion condotto da tre polacchi con 4,5 quintali di hashish. Poi le indagini sono proseguite per arrivare dai capi ai trafficanti al dettaglio. "Dall'indagine - ha detto il procuratore aggiunto Teresa Principato - emerge ancora una volta come Cosa nostra non si esponga in prima linea sul traffico degli stupefacenti per evitare le altissime pene. Preferisce stare dietro le quinte e finanziare il traffico".
[Informazioni tratte da Ansa, Lasiciliaweb.it]