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Si apre l'anno giudiziario

Il ministro della Giustizia, Paola Severino, alla cerimonia d'inaugurazione a Catania: "In Sicilia si lavora in prima linea"

28 gennaio 2012

"Desidero rivolgere il mio deferente saluto al signor presidente della Repubblica, la cui costante attenzione verso la concreta attuazione dei lavori istituzionali in materia di giustizia costituisce un essenziale punto di riferimento nella nostra quotidiana attività".
Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Paola Severino, all'apertura del suo intervento all'apertura dell'anno giudiziario a Catania che "è una Corte d'Appello molto prestigiosa".

"Pensiamo allo spirito di servizio di Falcone " - "In Sicilia la criminalità organizzata rende diverso e più oneroso il lavoro quotidiano, impone di tenere alta l'attenzione per evitare coinvolgimenti in circuiti di malaffare o peggio infiltrazioni dentro le istituzioni", ha continuato il ministro Severino. "Qui si vive in prima linea - aggiunge - e i risultati lusinghieri sono stati pagati a caro prezzo dai servitori dello Stato. A chi mi chiede chi me lo fa fare rispondo come Falcone: lo spirito di servizio".

"Accociare le distanze tra Sud e Ue" - Nel mondo della giustizia c'è "da vincere una sfida nella sfida": la distanza tra il Sud dell'Italia e l'Europa. "Da questo distretto - ha aggiunto il ministro - l'Europa può forse sembrare più lontana, ma il miglior modo per accorciare questa distanza è quello di provare a capovolgere l'Italia, a ripartire dal Sud, dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Campania, da città come Catania dove di certo non mancano i problemi ma si può fare affidamento su intelligenze creative e brillanti capaci di proseguire su quell'impegno civile di cui già è stata data ampia prova".

"La civiltà di un paese si misura dalle carceri" - "Dallo stato delle carceri si misura il livello di civiltà di un Paese" anche perché "lo Stato non ripaga mai con la vendetta ma vince con il diritto e l'applicazione scrupolosa di regole e legge. È il modo migliore - ha concluso il ministro - per dimostrare ai criminali l'intima diversità tra legalità della nostra democrazia e ogni forma di intollerabile arbitrio".

"Coprire le sedi disagiate" - "Bisogna prendere atto che i meccanismi incentivanti per la copertura delle sedi disagiate, pur apprezzabili, non si sono dimostrati in grado di fronteggiare interamente questa emergenza, soprattutto nelle procure di frontiera. Su questo tema e sui rimedi - ha aggiunto il ministro - sono aperta al confronto con il Csm e disponibile a cercare soluzioni condivise che possano consentirne la copertura".

Nel giorno dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, mentre il Guardasigilli parlava dalla Corte d'Appello etnea, Palermo si è svegliata con alcuni striscioni apparsi in diversi punti della città e recanti le scritte 'Il diritto prima del mercato', o 'Tuteliamo diritti non vendiamo servizi'. L'iniziativa è stata messa in piedi per protestare contro il decreto del governo Monti sulla liberalizzazione delle professioni, ed è stata promossa da alcuni avvocati del foro palermitano che - in una nota - annunciano clamorose proteste durante la cerimonia d'apertura dell'anno giudiziario, in programma nel Tribunale di Palermo. Analoghe iniziative sono state organizzate in altre città italiane.
Alzando cartelli con le scritte 'La professione prima del mercato', gli avvocati palermitani hanno abbandonato l'aula magna della Corte d'appello di Palermo, dov'era in corso l'inaugurazione dell'anno giudiziario. Una mobilitazione "responsabile e unitaria", dicono, per segnalare "i pericoli di una liberalizzazione che smantella i principi fondamentali della professione di avvocato e mette a rischio la difesa dei diritti dei cittadini". Il Consiglio dell'ordine ha infatti aderito alla linea adottata a livello nazionale. "Un gesto simbolico per dare un segnale civile - proseguono - composto, ma non fraintendibile, di allarme per richiamare l'attenzione sul disagio provocato dai provvedimenti relativi alla liberalizzazione della professione forense, varati dai governi che si sono succeduti in modo opaco, autoritario e senza cercare il confronto con l'avvocatura".
Il ministro Severino, da Catania, ha detto  di considerare "gli avvocati una parte importante e fondamentale per il ruolo che svolgono" nell'ambito dell'amministrazione della Giustizia. E per questo "il dialogo con loro da parte del governo sarà totale. Da lunedì comincerà il dialogo diretto con l'Avvocatura ma se il parlamento vuole deliberare in materia di avvocatura il governo non può che essere rispettoso. Così come il governo deve essere rispettoso della legge delega sulle professioni".

Dopo il ministro ha preso la parola il presidente della Corte d'appello di Catania, Alfio Scuto. "Spiace dovere osservare che l'ottica prevalente del legislatore più che di razionalizzare e quindi rendere più efficiente il risalente reticolo giudiziario sia quella di pervenire a risparmi di spesa attraverso un'imprescindibile operazione di riduzione degli uffici".
Il magistrato ha evidenziato "un'intima contraddizione nel sistema: quanto viene risparmiato con una politica di tagli eccessivi ai fondi per l'Amministrazione della Giustizia rischia di essere speso per gli enormi esborsi" come "indennizzi di riparazione del danno da irragionevole durata dei processi". "L'organico della magistratura - osserva il presidente Scuto - è segnalato, pressochè dappertutto, come inadeguato. Ma, al di là dei profili delle singole piante organiche, preoccupa di più la scopertura complessiva del ruolo della magistratura, 'cronicizzatasi' ormai in percentuali a due cifre. Nel distretto di Catania, al dicembre dello scorso anno la scopertura era del 15,19%: e specificatamente 14,90% negli uffici giudicanti e 15,96% in quelli requirenti. Nessun rinforzo è previsto fino alla metà del 2013". Una citazione, sui costi, anche sul processo civile, che "costa un punto di Pil l'anno" per "l'alta litigiosità nel Paese". Il presidente Scuto lancia l'idea di "limitare la pressochè indiscriminata ammissibilità dell'appello" con "l'introduzione di 'filtri' d'ammissibilità".
Tra gli allarmi lanciati dal presidente Scuto c'è l'aumento del reato contro la pubblica amministrazione e soprattutto di quelli di corruzione, con un 115% in più rispetto all'anno precedente. "È indice - afferma nella relazione il presidente Scuto - dell'allarmante consolidamento di un sistema nel quale il mercanteggiamento dei pubblici poteri e della pratica della tangente tende a divenire costante, con una centralità anche nel ruolo del privato corruttore che tende ad assicurarsi vantaggi illeciti approfittando dei meccanismi criminosi e divenendo anch'egli protagonista del sistema".

Ritornando a Palermo, la relazione di apertura della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario del presidente della Corte d'Appello del Capoluogo, Vincenzo Oliveri, comincia con un bilancio a tinte fosche del 2011 . Il magistrato definisce quello trascorso "un anno da dimenticare" durante il quale "tra manovre e manovrine per uscire dalla crisi economica il settore giustizia è stato in prima linea con misure penalizzanti per gli utenti e per i magistrati, categoria professionale alla quale più che a ogni altra sono stati imposti sacrifici economici di rilevante spessore che hanno indotto i più anziani ad affrettare il loro collocamento in pensione".
Poi un'analisi sulla mafia, sempre forte e radicata nel territorio e che continua "a detenere il monopolio delle attività criminali, in particolare del racket delle estorsioni e della gestione illecita degli appalti sistemi più diretti e remunerativi per le cosche". Nonostante i successi ottenuti da magistratura e forze di polizia "la presenza dei clan nel territorio - ha spiegato Oliveri - è sempre invasiva e massiccia". Una circostanza testimoniata anche dal fenomeno delle estorsioni, in netta crescita. "A fronte della pressione del racket - ha aggiunto Oliveri - non si registra, invece, un incremento delle denunce delle vittime del pizzo, mentre diventa più incisiva l'azione della società civile e delle associazioni di categoria che sempre più spesso assumono posizioni nette giudicando incompatibile la permanenza nelle loro organizzazioni di chi non denuncia".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Adnkronos/Ing]

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28 gennaio 2012
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