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Si è chiusa la prima Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici. Tanti punti di vista differenti e tante promesse

14 settembre 2007

Si è chiusa ieri la prima Conferenza sui cambiamenti climatici, che si è tenuta a Roma. Due giorni di dibatti, ipotesi, buoni propositi, nonché di preoccupanti allarmi. Ed è iniziato proprio con un'allarme la giornata di ieri, lanciato dal direttore del programma speciale Ambiente e Salute dell'Oms Europa, Roberto Bertollini: ''Per ogni grado in più, sopra una soglia limite, si assiste a un aumento della mortalità del 3% nelle singole città'', questo per sottolineare lo stretto legame che gli effetti dei cambiamenti climatici hanno sulla salute.
Il repentino cambiamento del clima, o meglio, il repentino manifestarsi degli effetti del cambiamento climatico, ha colto impreparata la sanità. ''Serve che la sanità svolga un ruolo più attivo e informato, un servizio che sia più attivo e consapevole'' delle problematiche che nascono in seguito ai cambiamenti climatici, ha detto Bertollini. Cambiare approccio, ha aggiunto Bertollini, ''è uno dei modi per fare adattamento'' ai cambiamenti climatici e naturalmente vuol dire ''aumentare l'allocazione delle risorse''.

Ieri la platea di questa prima importante Conferenza ha avuto modo di ascoltare anche il presidente del Senato Franco Marini, che nel suo intervento ha ricordato che il tema dei cambiamenti climatici ''deve diventare uno dei più urgenti e prioritari nell'agenda politica di tutti i governo''. ''Nonostante le misure previste nella Legge finanziaria per il 2007 e nell'ultimo Dpef dobbiamo constatare che siamo ancora troppo indietro rispetto ai nostri partner europei'' nella realizzazione degli obiettivi di Kyoto e per una crescita economica sostenibile dal punto di vista ambientale. Sull'ambiente e sui rischi che questo corre ''la cultura del no non è praticabile'', ha detto ancora Marini. ''E' necessaria una politica della responsabilità e del confronto supportata dalle conoscenze''.

Cruciale è stato sicuramente l'intervento del ministro per lo Sviluppo economico Pierluigi Bersani.
''La salvaguardia dell'ambiente è importante, ma l'Italia non può fare a meno del carbone''. Il ministro Bersani lo ha detto chiaro e tondo senza lasciarsi intimidire dalle contestazioni dei comitati ''No coke'' presenti in sala e all'ingresso del palazzo della Fao.
''Qui - ha esordito il ministro dello Sviluppo economico - bisogna parlare con precisione e franchezza'', il che significa secondo Bersani ammettere che la produzione di energia non può ignorare l'uso del carbone, ''per tenere il passo tecnologico''. E' inutile, ha sottolineato ancora il ministro, invocare il modello tedesco in materia di solare ed eolico, perché ''significa guardare il mondo con lenti bifocali''. In Germania, ha detto ancora, oltre agli strepitosi successi con le rinnovabili ''c'è anche il triplo di produzione con il carbone''.
Le chiare posizioni del ministro Bersani sono evidentemente opposte a quelle del collega, e padrone di casa, Alfonso Pecoraro Scanio, ministro dell'Ambiente, ma Bersani ha comunque teso una mano al collega ambientalista. ''Fino a ieri - ha ricordato - le politiche ambientali e le politiche industriali erano in discordia, ora sono in concordia-discordia, anche per merito dei suoi protagonisti. Dobbiamo arrivare alla concordia-concordia''.
Fortunatamente un punto di pace (almeno per il momento) tra Bersani e Pecoraro Scanio c'è, infatti nell'incrocio energetico invocato dal ministro per lo Sviluppo economico per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti italiani non c'è spazio, per il momento, per il nucleare, attualmente troppo costoso e poco sicuro. ''Lanciare oggi un piano nucleare significherebbe mettere in bolletta una cifra paurosa - ha detto Bersani - sarebbe più serio dire come stiamo facendo: entriamo con tutti e due i piedi nella ricerca sul nucleare di nuova generazione''.

L'ultima giornata di Conferenza ha visto poi gli interventi del ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa, Paolo de Castro, ministro dell'Agricoltura, Fabio Mussi, ministro dell'Università e della Ricerca, Gugliemo Epifani, segretario della Cgil, Raffaele Bonanni, segretario Cisl, Luigi Angeletti, segretario Uil, Renata Polverini, segretario Ugl ed Emma Marcegaglia, vicepresidente Energia e coordinamento politiche ambientali per Confindustria. Nel pomeriggio, infine, l'intervento del presidente del Consiglio Romano Prodi.

Con il suo intervento Prodi ha preso subito un impegno nei confronti del Paese: ''Il governo è consapevole che il nostro pianeta è a rischio, e il Mediterraneo in particolare è uno dei punti più fragili''. Per questo è pronto a fare la sua parte nella lotta al riscaldamento globale, già a partire dalla prossima Finanziaria 2008 con il potenziamento dei provvedimenti a favore del risparmio energetico e lo sviluppo delle fonti rinnovabili''.
Ma essere attenti all'ambiente, ha messo in guardia il premier, non può significare mettere da parte le necessità di garantire all'Italia un'adeguata sicurezza energetica.
''Serve una nuova alleanza con la natura'', ha sottolineato il premier, ricordando però che questa parola d'ordine era già presente nel programma dell'Unione.

Già, la parola d'ordine c'era nel programma ma il ritardo sulle energie rinnovabili è rimasto. ''Come Paese stiamo investendo cifre consistenti sul fotovoltaico, ma ogni volta mi piange il cuore se penso che questi soldi finiscono tutti all'estero perché in Italia la produzione di pannelli solari non esiste'', ha detto Prodi.
Sulle rinnovabili, quindi, c'è un gap di conoscenze da colmare, ma ben più ardui da risolvere sembrano i problemi sollevati dal terzo campo d'intervento indicato dal presidente del Consiglio. Il tema della sicurezza energetica, ha ricordato, è un obiettivo '''di grandissima importanza'' e se non si ottiene ''non si realizzano nemmeno gli altri''. Negli ultimi anni, ha osservato ancora Prodi, ''il Paese è stato più volte a rischio, rischio che il governo deve eliminare, perché i cittadini e le imprese hanno diritto alla sicurezza energetica così come alla tutela dell'ambiente''.  E, per evitare fraintendimenti, il presidente del Consiglio ha messo i puntini sulle ''i''. ''Quando dico sicurezza - ha specificato - non mi riferisco solo agli importanti piani di risparmio'', ma ''anche all'insieme di infrastrutture di produzione, trasporto e stoccaggio di cui abbiamo bisogno per far fronte alla domanda già di oggi''. Ovvero alla costruzione di nuove centrali (eventualmente a carbone) e di rigassificatori per il metano.

''Il presidente del Consiglio ha confermato che ci sarà davvero una politica di coordinamento delle politiche ambientali'', ha commentato alla fine, e con soddisfazione il ministro dell'ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. ''Serve una sorta di Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) - ha precisato il ministro dell'Ambiente - dedicato alle politiche ambientali, un organismo coordinato dal presidente del Consiglio''.

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14 settembre 2007
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