Si è concluso a Messina, dopo otto anni e con 26 ergastoli, il maxiprocesso per mafia denominato ''Mare Nostrum''
La Corte d'assise di Messina ha inflitto 26 ergastoli, rispetto ai 31 chiesti dall'accusa, nell'ambito del maxiprocesso ''Mare Nostrum'' istruito nei confronti di 270 persone.
Gli imputati sono accusati di appartenere alle cosche mafiose dell'hinterland tirrenico e a vario titolo di 39 omicidi, 45 ferimenti, e una lunga serie di estorsioni.
Tra gli imputati condannati ci sono: il killer Giovanni Aspa, di Barcellona Pozzo di Gotto, al quale sono stati inflitti 5 ergastoli; il boss di Tortorici Cesare Bontenpo Scavo (alla terza condanna al carcere a vita) e il boss barcellonese Giuseppe Gullotti (già in carcere a seguito della condanna definitiva come mandante dell'omicidio del giornalista Beppe Alfano) al quale è stato inflitto un ergastolo.
Oltre 130 le assoluzioni. Nel procedimento si sono costituiti parte civile la Presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero dell'Interno, i rappresentanti dei comuni di Capo d'Orlando e Barcellona e cinque associazioni antiracket.
I pubblici ministeri Emanuele Crescenti, Fabio D'Anna e Rosa Raffa, avevano chiesto alla Corte 31 ergastoli, 120 condanne per complessivi mille anni di carcere e 106 assoluzioni.
Il processo ''Mare Nostrum'' è stato uno dei dibattimenti più lunghi della storia giudiziaria italiana: la prima udienza, infatti, si tenne il 3 dicembre 1998 nell'aula bunker del carcere di Gazzi, l'ultima, quella di ieri (la numero 573) nell'aula Calipari di Marisicilia.
All'esame dei giudici una serie innumerevoli di fatti di sangue avvenuti a partire dal 1984 quando la vecchia mafia barcellonese, alleata col clan catanese Santapaola, dovette contrastare una nuova organizzazione capitanata da Pino Chiofalo, un personaggio di Terme Vigliatore che si alleò con le famiglie tortoriciane.
Nel giro di poche settimane Chiofalò eliminò tutti i vecchi capi barcellonesi, distrusse mezzi della ditta Costanzo di Catania impegnata nei lavori dell'autostrada Messina-Palermo, e distrusse il Museo dei Nebrodi nonché il nuovo commissariato di Polizia di Tortorici, distrutti da gravissimi attentati dinamitardi.
La mafia barcellonese si ricostituì attorno a Giuseppe Gullotti e reagì. Alla fine in tre anni si contarono 39 morti ammazzati e 45 feriti gravi.
Le inchieste di polizia e carabinieri portarono nel 1992 all'arresto di 580 persone di cui un centinaio finirono sotto processo solo per spaccio di droga, e gli altri, dopo l'istruttoria, davanti alla Corte d'assise.
Fonte: La Sicilia, 27 Luglio 2006