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Si è subito pensato ad un agguato mafioso, invece a sparare alla nipote di un boss è stato il fratello

25 marzo 2006

Ieri a Messina, un agguato in pieno giorno e in pieno centro, a pochi metri dal tribunale. Riversa sul marciapiede, colpita da tre proiettili, uno dei quali l'ha centrata alla testa, una donna di 32 anni. La donna, calabrese, si chiama  Brunetta Morabito, ed è la figlia del fratello del boss della 'ndrangheta Giuseppe Morabito.
Giuseppe Morabito, nella mala calabrese soprannominato ''Tiradrittu'', fu arrestato nel febbraio del 2004 dopo dodici anni di latitanza. Parlando di lui, il presidente della commissione parlamentare Antimafia Roberto Centaro, disse: ''L'arresto di Morabito è ben più importante della cattura di Provenzano''.

La donna, praticante presso l'Avvocatura dello Stato, madre da soli dieci giorni, ha tentato di fuggire dal suo aggressore rifugiandosi nel portone di un caseggiato ma il killer raggiungendola l'ha ridotta in fin di vita. La donna, trasportata immediatamente al Policlinico di Messina, è stata subito sottoposta a un intervento chirurgico.
Nella via sono accorse numerose volanti della polizia che hanno transennato la zona. I testimoni raccontano di aver sentito alcuni colpi di pistola ma sembra nessuno abbia visto in volto il killer: i negozi erano chiusi ma la zona era molto trafficata.
Un agguato di mafia, è stata subito l'ipotesi pensata da tutti. Un ipotesi però non esatta, anche se la cattiva cultura mafiosa è uno degli elementi presenti nella vicenda.

A sparare contro Brunetta Morabito è stato il fratello, Giovanni Morabito, di 24 anni, per una ''questione d'onore'', infatti il figlio che la donna ha partorito dieci giorni fa è nato da una relazione con il suo attuale convivente, un impiegato civile della Questura di Messina, con il quale non è sposata.
Giovanni Morabito, detto ''Ringo'', ha diversi precedenti penali, si è costituito ieri stesso ai carabinieri di Reggio Calabria confessando di aver sparato alla sorella Bruna per tre volte per una ''questione d'onore''.

 

 

 

 

 

 

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25 marzo 2006
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