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Si è suicidato il figlio di Maiorana

Era il figlio dell'imprenditore di Isola delle Femmine scomparso con l'altro figlio nell'estate del 2007

07 gennaio 2009

Un mistero sempre più fitto. Una storia terribile. Una tragedia familiare dai contorni oscuri. Una giovane vita spezzata.
Marco Maiorana, figlio dell'imprenditore edile Antonio Maiorana, 48 anni e fratello di Stefano, di 23 anni scomparsi il 3 agosto del 2007 da Isola delle Femmine (PA), si è suicidato lanciandosi dall'appartamento al settimo piano di un palazzo. In questa casa Marco aveva abitato insieme al fratello Stefano fino al giorno della sua scomparsa. Si era poi trasferito a casa della madre e solo da pochi giorni era ritornato nell'appartamento di via Arimondi, a Palermo.
Aveva 22 anni Marco, un anno in meno del fratello. Si è lanciato nel vuoto e il suo corpo è finito nel cortile che si trova all'interno di un commissariato di Polizia.

E' difficile, diciamo pure che è impossibile, pensare che la tragica fine del ragazzo non abbia nulla a che vedere con la scomparsa di padre e fratello.
Di loro si erano perse le tracce, il 3 agosto 2007. Padre e figlio erano svaniti nel nulla dopo essersi allontanati da un cantiere edile di Isola delle Femmine, dove avevano fatto la solita visita di routine.
L'ex moglie di Antonio Maiorana, Rossella Accardo, non aveva mai creduto nella morte del marito e del figlio, anche quando sembrava certo che fossero stati inghiottiti dalla lupara bianca. La donna propendeva per l'ipotesi del sequestro, e insieme ad altri parenti, due mesi dopo la scomparsa aveva organizzato una fiaccolata per le vie di Palermo, e fatto affiggere duemila manifesti per "non dimenticare" sui muri della città.
Poi lo scorso dicembre sarebbero stati visti e riconosciuti a Barcellona da due turisti italiani, grazie alle immagini della trasmissione "Chi l'ha visto?" e da alcune foto diffuse da un settimanale. Alla testimonianza dei turisti sono seguiti i riscontri "positivi" degli investigatori italiani, andati in Spagna. Polizia e carabinieri e il magistrato di turno hanno confermato l'identità del ragazzo. Ma poi di nuovo nulla.

A Barcellona si era recato anche Marco, la scorsa primavera poco prima degli avvistamenti, in un viaggio improvviso che aveva insospettito la madre.
Da qui il sospetto, aggravato dal fatto che qualcuno doveva avere subito avvertito gli imprenditori dell'avvistamento, che Marco in realtà sapesse sin dall'inizio che i suoi familiari non erano morti ma fuggiti via per un motivo ancora tutto da chiarire, probabilmente una truffa da cinque milioni di euro per la realizzazione di alcune villette di edilizia popolare, un cantiere in cui Maiorana era in società con imprenditori vicini ad ambienti mafiosi. Ma è stato vittima o colluso Maiorana? Si è parlato di una "malacreanza" di quest'ultimo nei confronti di un boss, o di un patto non rispettato (LEGGI).
Potrebbe esserci un legame fra il suicidio di Marco Maiorana e queste oscure vicende?

Quando Marco ha deciso di lanciarsi nel vuoto, nella casa vi erano alcuni suoi familiari. Circostanza che sarà attentamente vagliata dagli inquirenti.
Davanti al portone da ieri sera vi sono decine di giovani. La madre del ragazzo è rimasta sotto choc e ha urlato "ridatemi mio figlio". E' rimasta a lungo seduta dentro un'auto, ed è stata visitata dai medici del 118. Ieri sera è stato sequestrato dai magistrati il pc di Marco. Le indagini sul suicidio sono condotte dai sostituti Francesco Del Bene e Gaetano Paci. [Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, Repubblica.it, Ansa.it]

L'avvistamento in Spagna - La sera di venerdì 16 maggio Stefano Maiorana, con un'allegra comitiva di ragazzi e ragazze spagnole, era in un privée di una delle più note discoteche di Barcellona. Camicia bianca a strisce blu, jeans, giacca scura, capelli più lunghi e viso leggermente più pieno rispetto alla foto che ha fatto il giro del mondo da quando, ormai più di un anno e tre mesi fa, è scomparso senza lasciare tracce dal cantiere edile di Isola delle Femmine insieme al padre Antonio. Con il quale è sempre rimasto, visto che anche lui, e più volte, a metà maggio è stato visto in quella discoteca. Ci sono ben sei riconoscimenti che confermano agli inquirenti quello che, sin dall'inizio di questo giallo, era stato più che un sospetto. E cioè che padre e figlio non fossero stati né rapiti né uccisi ma si fossero allontanati volontariamente per motivi mai chiariti ma che sicuramente hanno a che fare con l'attività del cantiere della società edile di cui Antonio Maiorana era socio occulto dopo aver improvvisamente intestato le quote di maggioranza alla sua compagna argentina, Karina Andrè Gabriela.

Per quasi un anno, Antonio e Stefano Maiorana sono riusciti a non lasciare mai alcuna traccia, né dei loro spostamenti, né delle loro comunicazioni, né tantomeno di denaro. Non si sono mai traditi e non hanno fatto nessun passo falso. Ma, alla fine, quando la tensione deve aver cominciato a mollare la presa, sono stati traditi dalla voglia di bella vita e sono stati riconosciuti. Prima da due giovani calabresi che hanno conosciuto Stefano in discoteca e lo hanno poi riconosciuto vedendo la sua foto su "Cronaca Vera" al loro rientro in Italia e poi da altre quattro persone a Barcellona che hanno confermato la versione dei due turisti calabresi. Solo che, e qui si appuntano i sospetti degli investigatori, qualcuno deve averli avvertiti visto che, da quando i carabinieri prima e la Guardia Civil spagnola poi si sono messi a fare domande e a cercare riscontri, i due Maiorana si sono volatilizzati. E di loro si sono nuovamente perse le tracce. 

Tutto comincia il 19 maggio scorso all'autogrill di Roma sud dell'autostrada del Sole. Lì, due giovani calabresi appena atterrati a Fiumicino da Barcellona, si fermano a fare un boccone. Uno di loro compra il settimanale "Cronaca Vera", lo sfoglia e riconosce subito la foto di Stefano Maiorana a corredo di un servizio che racconta il mistero della loro scomparsa. In fondo alla pagina c'è il numero di cellulare di Rossella Accardo, la mamma di Stefano e la ex moglie di Antonio che lancia l'ennesimo appello a chiunque sappia qualcosa dei suoi cari. I due calabresi non hanno alcuna esitazione. Chiamano la donna e raccontano il loro incontro con quello che ritengono, con certezza, essere suo figlio. «È stato tre giorni fa - le raccontano - lo abbiamo conosciuto nel privée di una tra le più grandi discoteche di Barcellona. Stava bene, era con un nutrito gruppo di ragazze e ragazzi spagnoli ed era l'unico a parlare italiano. Per questo ci siamo messi a parlare con lui. Abbiamo chiacchierato almeno per un quarto d'ora. Ci ha detto di essere romano, ma di essersi trasferito a Barcellona da qualche tempo». I due calabresi fanno a Rossella Accardo una descrizione accurata del ragazzo, ricordano persino come era vestito, esprimono i loro dubbi sul fatto che fosse romano, come diceva: «Io sono di Roma - dice uno dei due - e quel ragazzo non parlava romano, non aveva accento particolare ma ho riconosciuto un certo intercalare meridionale».
La donna immediatamente avverte i carabinieri del comando provinciale che dal primo giorno indagano sulla scomparsa di padre e figlio. I due ragazzi calabresi vengono immediatamente rintracciati e confermano tutto anche agli investigatori. Immediatamente parte il meccanismo di cooperazione internazionale e pochi giorni dopo l'avvistamento i carabinieri del nucleo operativo volano a Barcellona con in mano le foto di Antonio e Stefano Maiorana. E lì sono ben quattro le persone che riconoscono non solo il ragazzo ma anche il padre. Quei due italiani, evidentemente, non devono essere passati inosservati nelle loro serate mondane in uno dei locali più frequentati della movida barcellonese.

I carabinieri poco o null'altro possono fare se non chiedere la collaborazione della Guardia Civil in attesa della formalizzazione di una richiesta di rogatoria internazionale firmata dai sostituti procuratori titolari del fascicolo, Francesco Del Bene e Gaetano Paci. Nel frattempo dei Maiorana si perdono nuovamente le tracce. In quella discoteca dove sembra fossero soliti passare le serate improvvisamente non si sono fatti più vedere. Come mai? Qualcuno li ha avvertiti? E chi? Proprio quello delle eventuali complicità di quella che adesso sembra proprio assumere i contorni di una vera e propria fuga da manuale è un capitolo ancora tutto da scrivere dell'inchiesta che punta adesso a rintracciare i due scomparsi. [Repubblica/Palermo.it, 03 dicembre 2008]

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07 gennaio 2009
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