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Sì, il rischio emergenza rifiuti in Sicilia è alto

Dopo tre giorni di audizioni la Commissione parlamentare ha capito che l'isola ha bisogno di nuovi impianti...

11 giugno 2010

A Palermo numerosi incendi di cassonetti e di discariche a cielo aperto hanno impegnato i vigili del fuoco per tutta la notte. Con lo scirocco che da ieri opprime la città, i rifiuti marciscono più in fretta e il cattivo odore alimenta l'esasperazione dei cittadini alcuni dei quali si sfogano appiccando il fuoco. Roghi in piazza XIII Vittime, poco distante dalla prefettura, in via Campisi e in via Centorbe dove sono stati distrutti i cassonetti, e in via Ruffo di Calabria, ormai nota perché a causa dei disservizi nella raccolta vi si formano regolarmente grandi cumuli di pattume che col passare dei giorni diventano una discarica vera e propria...

Dopo tre giorni in Sicilia, ieri nella Prefettura di Catania si è tenuta la giornata conclusiva delle audizioni in Sicilia della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, presieduta da Gaetano Pecorella. La Commissione ha ascoltato i procuratori di Catania, Vincenzo D'Agata, e di Messina, Guido Lo Forte, e il magistrato Giuseppe Gennaro, della Direzione distrettuale antimafia etnea. In mattinata è stato ascoltato anche il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo.
"Vi invito a leggere la relazione approvata e inoltrata il 18 marzo alla procura di Palermo dopo che la giunta l'aveva fatta propria, e la relazione dell'assessore del dipartimento acque e rifiuti: c'é la ricostruzione di come la criminalità organizzata che da noi si chiama mafia, si sia infiltrata nel sistema dei termovalorizzatori". Queste le parole di Lombardo, prima entrare nella sala audizioni della Commissione parlamentare. "Gli arresti di oggi a Palermo - ha osservato il governatore riferendosi all'operazione antimafia che ieri ha portato all'arresto di 19 persone tra boss e imprenditori (LEGGI) - sono la conferma di quanto questo governo, raccogliendo una serie di elementi, con molto coraggio e determinazione, ha fatto proprie quelle risultanze facendo saltare il discorso dei termovalorizzatori e offrendo una scelta politica e amministrativa che credo oggi trovi conferma nella coraggiosa azione della Procura della Repubblica".

Finita l'audizione il governatore siciliano si è nuovamente intrattenuto con i giornalisti. "In Sicilia c'é un rischio emergenza rifiuti" ma "ci sono anche i modi per tentare di evitarli". Lombardo ne è certo, pur indicando come un sito da 'codice rosso' "la discarica di Bellolampo, gestita dall'Amia di Palermo, dove l'emergenza potrebbe scattare da un momento all'altro".
Ai commissari della Commissione parlamentare Lombardo ha spiegato la sua posizione. "Abbiamo convenuto con il governo che i poteri emergenziali possano servire in questa fase di passaggio - ha detto Lombardo - e apprezzato gli elementi e gli strumenti finanziari per potere realizzare una terza vasca che darebbe 3-4 anni di autonomia a Bellolampo ma richiederebbe 5-6 mesi per costruirla". Il presidente ha anche sottolineato gli "errori commessi nel passato". "La situazione dei rifiuti in Sicilia - ha affermato - è in divenire perché c'è stato un vuoto di governo diretto dal 2005 all'anno scorso. Nel senso che le competenze sono state delegate a un'agenzia e poi sono tornate sotto la guida dell'esecutivo e del dipartimento regionale Acque e rifiuti, che ha adottato la relazione che poi il 18 marzo ha consegnato alla Procura di Palermo".
Per il presidente della Commissione, Gaetano Pecorella, "il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, ha illustrato una situazione di intervento in tempi tali che dovrebbe essere possibile evitare l'emergenza rifiuti nei prossimi mesi in Sicilia". "Certamente - ha aggiunto Pecorella - al momento, in prospettiva dell'esaurimento delle discariche, si può prevedere una situazione di emergenza. Naturalmente dipenderà dai tempi di realizzazione dei nuovi impianti". Per il presidente dalle audizioni in Sicilia sono emerse "situazioni allarmanti come quella di Bellolampo, dove la presenza del percolato è certamente un fatto grave". "Questa sostanza velenosa che si è infiltrata nel terreno probabilmente ha inquinato qualche falda acquifera. Per altro verso ci sono indagini della magistratura su gare di appalto per i termovalorizzatori che - ha concluso Pecorella - sembra toccare a questo punto, effettivamente, gli interessi della mafia per questa vicenda e il traffico dei rifiuti". Nel sottolineare il rischio di infiltrazioni mafiose, Pecorella ha fatto propri gli allarmi e le relazioni che gli sono arrivate dalle Procure di Catania, Messina e Barcellona Pozzo di Gotto.

Il sindaco di Palermo e la discarica di Bellolampo... - Come è ormai noto, una decina di giorni fa il sindaco di Palermo, Diego Cammarata, è stato raggiunto da un avviso di garanzia nell'ambito dell'inchiesta sulla discarica di Bellolampo gestita dall'Amia. I reati contestati a Cammarata vanno dal disastro doloso all'inquinamento delle acque e del sottosuolo, dalla truffa alla gestione abusiva della discarica, fino all'abbandono dei rifiuti speciali e all'abuso d'ufficio. Tali reati, contenuti nell'avviso di garanzia notificato dai pubblici ministeri Geri Ferrara e Maria Teresa Maligno, sarebbero stati commessi dal sindaco in concorso con gli altri indagati: Vincenzo Galioto (presidente dell'Amia fino al dicembre 2008), Marcello Caruso (presidente dal dicembre 2008 al giugno 2009), Gaetano Lo Cicero (presidente dal giugno 2009 al dicembre 2009 e successivamente liquidatore dal dicembre 2009 all'aprile 2010), Orazio Colimberti (direttore Generale dell'Amia fino al giugno 2009), Nicolò Gervasi (direttore generale dall'ottobre al dicembre 2009), Pasquale Fradella (direttore generale dal dicembre 2009), Antonino Putrone (direttore del Dipartimento Impianti fino al luglio 2007), Fabrizio Leone (responsabile della Direzione Dipartimento Impianti dal luglio 2007 all'ottobre 2009), Giovanni Gucciardo (responsabile della Direzione Dipartimento Impianti dall'ottobre 2009 al gennaio 2010), Aldo Serraino (direttore generale dell'Amia dal giugno all'ottobre 2009 e responsabile della direzione Dipartimento Impianti dal gennaio 2010), Luigi Graffagnino (coordinatore delle operazioni di gestione della discarica di Bellolampo), Mario Palazzo (responsabile tecnico Settore Impianti Amia).

"Nella qualità di sindaco di Palermo, socio unico dell'Amia - si legge nel capo di imputazione - Cammarata dava direttive specifiche agli amministratori della società sulle modalità di gestione della discarica di Bellolampo, tra l'altro autorizzando il conferimento dei rifiuti in violazione delle norme sul preventivo trattamento e consentendo lo stoccaggio dei rifiuti in discarica in attesa della triturazione". Il sindaco avrebbe emanato anche "una pluralità di ordinanze al di fuori delle proprie competenze poiché, visto lo stato d'emergenza dichiarato in provincia di Palermo, la competenza era attribuita al commissario delegato per l'emergenza, il prefetto di Palermo". Il capo di imputazione prosegue elencando le anomalie che sarebbero state riscontrate a Bellolampo: "La mancata copertura dei rifiuti, la presenza di animali vivi e morti, il conferimento di rifiuti speciali ingombranti, mobili e suppellettili in legno e ferro, l'omessa adozione delle procedure di stratificazione e compattazione dei rifiuti in modo da favorire il recupero immediato e progressivo della discarica, l'omessa raccolta e smaltimento del percolato prodotto in discarica". Ed ancora sarebbe stato riscontrato che "l'impianto per il trattamento dei rifiuti iniziava l'attività il 5 gennaio 2010, prima del rilascio dell'autorizzazione avvenuta il 14 gennaio e l'abbandono dei rifiuti in modo incontrollato nel corpo della discarica nonché l'abbandono del percolato sul suolo e nel sottosuolo con conseguente immissione nelle acque superficiali e sotterranee che risultavano inquinate". L'ipotesi di truffa viene contestata a Cammarata perché, scrivono i pm "dava disposizioni al fine di conseguire un ingiusto profitto costituito nel risparmio dei costi di smaltimento del percolato e commetteva fatti diretti a cagionare un disastro da cui derivava un pericolo per la pubblica incolumità; fatti consistiti in particolare nelle modalità di gestione della discarica, tra cui il mantenimento dei rifiuti, sia della IV vasca che di quelli ad essa sottostanti, in condizioni di totale scopertura, e l'omesso convogliamento del percolato prodotto in discarica il quale veniva così disperso nell' ambiente, ed in particolare nel suolo, nel sottosuolo, nelle acque superficiali, tra cui quelle del torrente Celona, e nelle acque sotterranee con conseguente inquinamento di alcuni pozzi posti a valle della discarica". La truffa si configurerebbe anche perché "con artifici e raggiri in ordine al corretto smaltimento dei rifiuti solidi urbani presso la discarica, tra cui quelli derivanti dalla raccolta differenziata o ingombranti che non potevano essere conferiti, si procurava l'ingiusto profitto derivante dai contributi ricevuti per tale forma di smaltimento".
L'ipotesi di abuso d'ufficio, infine, viene contestata solo a Cammarata e Lo Cicero perché "in concorso tra loro, arrecavano a Giovanni Gucciardo , responsabile della direzione Dipartimento Impianti dell'Amia da ottobre 2009 a gennaio 2010, un danno ingiusto rimuovendolo dal suo incarico; in particolare tale rimozione veniva adottata perché Gucciardo nella sua qualità stabiliva che le modalità di conferimento dei rifiuti in discarica, di gestione e smaltimento degli stessi dovevano essere conformi alla normativa primaria e secondaria ed alle autorizzazioni rilasciate alla discarica".

[Informazioni tratte da Repubblica/Palermo.it, Adnkronos/Ing, Ansa, AGI, LiveSicilia.it, SiciliaInformazioni.com]

 

 

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11 giugno 2010
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