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Si può parlare di "metodo Crocetta"?

Alla procura non risulta la telefonata di Tutino su Lucia Borsellino. Qualcuno vuole distruggere il presidente della Regione siciliana?

17 luglio 2015

Questo è l'inizio della storia... "Quella va fermata, fatta fuori come il padre" (il riferimento è all'ex assessore alla sanità Lucia Borsellino, figlia del magistrato Paolo assassinato dalla mafia 23 anni fa, ndr). Così avrebbe detto al telefono, secondo il settimanale L’Espresso, Matteo Tutino, chirurgo estetico, primario di Villa Sofia, nonché medico personale del (attualmente autosospeso) presidente del presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta.
Dall'altro lato dell'apparecchio proprio Crocetta, che dell'antimafia ha fatto un vessillo, sarebbe rimasto in silenzio. Non una parola...

Trapelata la notizia, ovviamente, le reazioni - furenti - si sono scatenate dopo pochi istanti. Ed è stato lo stesso governatore, praticamente sull'orlo di una crisi di nervi, a intervenire per primo: "Non ho sentito questa frase, mi sento male...  Giuro di non averla mai udita, forse ero in viaggio, in autostrada, in una zona d'ombra. Ma se l'avessi sentita davvero avrei reagito come un dannato, avrei tolto la parola a Tutino. Lui parlava male della Borsellino, è vero, ma ripeto non l'ho sentito dire quella frase. Purtroppo siamo tutti vittime delle telefonate altrui", ha detto.

Il governatore poi ha aggiunto: "Mi autosospendo immediatamente da presidente della Regione. Sto inviando una richiesta alla Procura di Palermo per avere un incontro con lo scopo di verificare la portata dell'intercettazione che riguarda Tutino [...] Non sono legato alla poltrona, ribadisco la mia estraneità a questa vicenda. Ma quanto sta accadendo è più grave di un attentato fisico. Non intendo mettere la Sicilia nella condizione di subire attacchi, non faccio pagare prezzi al popolo siciliano. Ma di questa vicenda sono solo una vittima".

Poi è accaduto di tutto: dalle durissime parole di Lucia Borsellino, che dice di essere "intimamente offesa" e di "provare vergogna per loro", alle richieste di dimissioni del presidente della Regione avanzate praticamente da tutte le parti politiche. Dalle telefonate di solidarietà all'ex assessore da parte delle più alte cariche dello Stato - Mattarella, Grasso, Boldrini e Renzi -, all'annuncio di Crocetta di un'autosospensione, gesto d'impeto dal valore politico, non prevista, però, dallo Statuto siciliano.
Il colpo di scena arriva intorno alle cinque di ieri pomeriggio, quando gli altri protagonisti della storia, i magistrati, al termine di una  mattinata a dir poco convulsa, smentiscono l'esistenza della conversazione riportata dall'Espresso!
Il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi dichiara: "Agli atti dell'ufficio non risulta trascritta alcuna telefonata del tenore di quella pubblicata dalla stampa tra il governatore Crocetta e il dottor Matteo Tutino. I carabinieri del Nas hanno escluso che conversazioni simili siano contenute tra quelle registrate nel corso delle operazioni di intercettazione nei confronti di Tutino". La Procura specifica di avere fatto ricontrollare tutte le registrazioni.
Insomma, la telefonata non è agli atti a disposizione della Procura, né tra quelle registrate dal Nas. La verifica, dicono, è stata capillare e non ha avuto ad oggetto solo il fascicolo dell'inchiesta per truffa a carico del medico, ma anche delle carte presenti nelle altre indagini ancora aperte che riguardano Tutino e la gestione del suo reparto.

Anche il legale di Tutino, che attualmente si trova agli  arresti domiciliari, l'avvocato Daniele Livreri, aveva assicurato: "ho parlato con il mio assistito che mi ha giurato di non avere mai  pronunciato quella frase".
Alle smentite segue la replica del settimanale che ha ribadito quanto pubblicato. "La conversazione intercettata tra il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta e il  primario Matteo Tutino risale al 2013 e fa parte dei fascicoli secretati di uno dei tre filoni di indagine in corso sull'ospedale Villa Sofia di Palermo", scrive L'Espresso. Ambienti della Procura, invece, sostengono che se la conversazione esistesse sarebbe entrata a pieno titolo tra gli elementi di prova a carico del medico arrestato, essendo un ulteriore tassello in grado di delinearne la personalità.

A chiudere la giornata di ieri e la prima puntata di questa storia ci ha pensato Crocetta: "E' vero che la Procura smentisce? Oggi mi hanno ammazzato...", ha commentato il governatore piangendo e singhiozzando. "Perché... perché", ha ripetuto. "Ma quanto è potente questa mafia che mi vuole fare fuori? Avrei potuto anche farla finita oggi... Metodo Boffo? Peggio, d'ora in poi si può parlare di 'metodo Crocetta'. Volevano farmi fuori".

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17 luglio 2015
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