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Si ricomincia...

E siamo al 2007. Un altro anno è passato... Possiamo continuare ciò che stavamo facendo o ricominciare...

02 gennaio 2007

Passato il 2006 con il suo carico di eventi, globali, intimi e personali. Iniziato il 2007 che si riempirà giorno dopo giorno...
Tutti speriamo, o comunque la maggior parte di noi spera, che l'anno appena entrato ci riservi qualcosa di migliore, ma se l'anno appena andato non è trascorso poi tanto male, e allora, almeno che ci si riproponga un periodo simile a quello passato.

Questo nuovo anno vogliamo cominciarlo pubblicando il discorso proferito dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, la sera del 31 dicembre. Un discorso di fine anno piaciuto a tutti gli schieramenti politici (dei quali pareri però non ci occuperemo) perché incentrato sul dialogo tra maggioranza e opposizione, e perché di grande diplomazia, che ha toccato tutti i punti salienti del 2006 italiano, e internazionale, senza fare sgarbo a nessuno (in tipico stile Napolitano).
Lo vogliamo pubblicare perché pensiamo che in molti non l'hanno seguito domenica scorsa, e magari ne hanno avuto spiegazione all'indomani proprio dai pareri degli esponenti dei partiti che noi non vogliamo citare.
Ecco, preferiamo pubblicarlo per intero, augurandoci che qualche utente ci butti un occhio e si possa fare un idea, grazie alle parole della più alta carica dello Stato, di come dovremmo o dobbiamo cominciare il nuovo anno.
Consegnamo, quindi, a voi tutti, le parole di Giorgio Napolitano, uomo di gran buon senso, e che ha sottolineato un paio di cose che ci sono piaciute: l'invito a tutti di avvicinarsi alla politica, affinché verso il futuro possano guidarci le nostre, personali, idee, e l'importanza delle donne in ogni maglia del nostro tessuto sociale, un importanza che si deve valorizzare al massimo senza che se ne parli più vuotamente, ma con i fatti e la concretezza.  

Buon inizio d'anno a tutti!

Discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

A voi che mi ascoltate, e a tutti gli italiani, in patria e all'estero, il più cordiale augurio di Buon Anno. E' un augurio che vi rivolgo per la prima volta da Presidente della Repubblica. Rivivo la lontana emozione del mio incontro con la politica nell'Italia appena rinata alla democrazia. E colgo l'occasione per dirvi dunque brevemente dell'esperienza che sto compiendo da alcuni mesi e dei problemi con cui mi sono misurato.
Mi sono stati già affidati nel passato delicati incarichi nelle istituzioni italiane ed europee. Ma sto ora verificando quanto sia più complessa e impegnativa la responsabilità che la nostra Costituzione attribuisce al Capo dello Stato. Interpretare ed esprimere, con passione civile e con assoluta imparzialità, sentimenti e valori condivisi, esigenze e bisogni che riflettono l'interesse generale del paese. E guardare sempre all'unità nazionale come bene primario da tutelare e consolidare.
A questo più alto incarico sono stato chiamato all'indomani di un voto che ha visto gli elettori dividersi in due parti quasi uguali, tra loro nettamente contrapposte. Le diversità, anche radicali, degli orientamenti e dei programmi, e quindi l'asprezza dei contrasti, non possono preoccupare perché fanno naturalmente parte della competizione democratica. E non cancellano tutto quel che ci unisce come italiani. Ma forte è il bisogno di un clima più sereno e costruttivo. Ho creduto e credo di doverlo dire.
Se la politica diventa un continuo gridare, un gareggiare a chi alza di più i toni, uno scontrarsi su tutto, su ogni questione, in ogni momento, ne soffrono le istituzioni, a cominciare dal Parlamento, e ne soffre il rapporto con i cittadini. Quando nel frastuono generale non si possono nemmeno più cogliere bene le diverse posizioni e proposte, allora molti finiscono per allontanarsi non da questo o quel partito, ma dalla politica.
E invece, attenzione. A chi mi ascolta, e a tutti gli italiani, vorrei dire : non allontanatevi dalla politica. Partecipatevi in tutti i modi possibili, portatevi forze e idee più giovani. Contribuite a rinnovarla, a migliorarla culturalmente e moralmente. Lessi molti anni fa e non ho mai dimenticato le parole della lettera che un condannato a morte della Resistenza, un giovane di 19 anni, scrisse alla madre : ci hanno fatto credere che "la politica è sporcizia" o è "lavoro di specialisti", e invece "la cosa pubblica siamo noi stessi". Quelle parole sono ancora attuali : non ci si può rinchiudere nel proprio orizzonte personale e privato, solo dalla politica possono venire le scelte generali di cui ha bisogno la collettività, e la partecipazione dei cittadini è indispensabile affinché quelle scelte corrispondano al bene comune.
Ma a questo fine è importante che vi sia più dialogo, più ascolto reciproco, tra gli opposti schieramenti. Non abbracci confusi, ma nemmeno guerre come tra nemici piuttosto che polemiche tra avversari. E' questo l'appello che ho rivolto e che continuo testardamente a rivolgere ai protagonisti della vita politica, interpretando, credo, il comune sentire dei cittadini. Quel che auspico è lo stesso clima consolidatosi, nella politica e nelle istituzioni, in grandi paesi democratici. E' possibile che ci sia anche da noi, confido che ci si arriverà.
Attraverso un confronto costruttivo si potranno ricercare - e questo, in sostanza, è ciò che preme a tutti noi - le soluzioni migliori ai problemi più gravi del paese. Ne citerò qualcuno che sento di più. Innanzitutto quello di far crescere e progredire l'Italia nel suo insieme. Le difficoltà non sono poche, lo sappiamo : dobbiamo alleggerirci del pesante debito pubblico accumulato nei decenni scorsi, e ciò richiede seri sforzi per dare priorità all'interesse generale. Dobbiamo riuscirci non solo per rispettare i nostri impegni con l'Europa, ma per porre su fondamenta più solide e sane lo sviluppo del nostro paese.
Lo sviluppo, ripeto, dell'insieme del paese. La sua parte più dinamica e competitiva merita la massima attenzione per il ruolo trainante che svolge, ma neppur essa può crescere per proprio conto, con le sue sole forze. E' indispensabile una visione unitaria e solidale : non si può fare a meno del grande potenziale rappresentato dal Mezzogiorno, occorre metterlo a frutto con politiche incisive e coraggiose...
(continua - clicca qui)

 

 

 

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02 gennaio 2007
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