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Siamo a mare...

E' nato appena ieri e già tutti si ricorderanno del governo Berlusconi Bis come del ''Governo balneare''

27 aprile 2005

La fiducia a Berlusconi è stata data, quindi il Berlusconi Bis con i suoi 63 sottosegretari e i suoi 9 viceministri può ricominciare il discorso interrotto qualche settimana fa dal ''vecchio governo''.
Vogliamo però soffermarci a parlare dell'entrata ad effetto di uno dei nuovi vicepresidenti, che abbiamo imparato a conoscere abbastanza bene nella prima legislatura, il vecchio ministro del Tesoro Giulio Tremonti, ora vicepresidente del Consiglio.
La sparata della vendita della spiagge per far risalire la china all'economia italiana, e in particolar modo a quella del Meridione, come sappiamo ha istantaneamente scatenato l'aspra critica dell'opposizione nonché l'ira funesta di molte parti della maggioranza. Commenti tra l'ironico e il preoccupato sono, insomma, arrivate in maniera bipartisan, uno dei rari momenti nel quale si è vista la maggioranza e l'opposizione in accordo. Qualcuno della Casa delle libertà ha addirittura detto che se questo è il modo con il quale si intende incominciare un nuovo cammino governativo, questo neogoverno avrà vita breve, anzi brevissima.
Ma è ovvio, e qui qualcuno ha fatto la parte di chi vuole toccare il polso della situazione per attuare la miglior strategia, che Tremonti non stava dicendo sul serio e l'idea balneare non è stata altro che una provocazione, ''quindi lasciamo cadere il discorso - lo ha detto il ministro Alemanno durante il programma Ballarò - e cominciamo a parlare di cose serie''.

Certo, lasciano il segno proposte del genere, e in particolare quando a farle sono persone poco inclini allo scherzo e fatte in un momento tanto precario. Lasciano profondi segni di perplessità, e la seria riflessione diventa obbligatoria.
Perplesso è rimasto, fra i tanti, anche Paolo Mezzio, segretario della Cisl Sicilia, che così ha commentato: ''Qualche tempo fa dicevamo che certe azioni del governo, nazionale e regionale, fanno pensare a chi lavora per vendere agli italiani 'mezza Fontana di Trevi'. Ma la nostra era solo ironia... E' incredibile. Ci hanno preso sul serio''.
Solo provocazione, quindi, tiene a sottolineare qualcuno, ma un progetto ultimato proprio negli ultimi giorni dalla ''Patrimonio Spa'' fa pensare invece che la bislacca proposta di vedere le spiagge italiane, non è poi tanto una semplice provocazione. 
Lo studio operativo per vendere le spiagge è stato elaborato, come detto, dalla società Patrimonio Spa, controllata dal Ministero del Tesoro, cui spetta il compito di valorizzare le risorse immobiliari e artistiche dello Stato, guidata da Massimo Ponzellini.
E' stato ultimato nei giorni scorsi e proposto tra le varie opzioni da inserire nella Finanziaria 2006. Riguarda la valorizzazione delle 12 mila concessioni demaniali, affidate ad altrettanti operatori e ditte balneari, in parole povere bagnini e stabilimenti, con tanto di cabine e ombrelloni.

La Patrimonio Spa ha quindi pensato di avanzare un'opzione agli operatori balneari, che attualmente hanno concessioni della durata media di sei anni, in modo di allungare il periodo di concessione a circa 50 anni. Non si tratterebbe dunque di una vendita (come ha precisato ieri lo stesso Tremonti) ma di un aumento di durata e canoni che sarebbe attuato, operativamente, dal ministero delle Infrastrutture e dall'Agenzia del territorio (cioè il vecchio demanio). La proposta, che si ispira a quanto è stato fatto in Gran Bretagna, potrebbe essere accolta con favore dai bagnini che sarebbero posti nella condizione di fare investimenti con un orizzonte temporale più ampio e con maggiore certezza.
Le stime elaborate dalla Patrimonio Spa, valutano che se solo la metà dei 12 mila operatori accogliesse l'offerta del Tesoro, l'incasso per l'erario sarebbe a regime di 4-5 miliardi di euro. A questo punto interverrebbe la parte finanziaria, e creativa, del meccanismo: gli incassi futuri di tutte le concessioni verrebbero cartolarizzati, cioè si chiederebbe un anticipo ad una serie di operatori finanziari che a propria volta emetterebbero obbligazioni sul mercato per reperire le risorse da fornire all'erario. L'incasso già dal 2006 sarebbe di 2-3 miliardi di euro e potrebbe essere computato tra le entrate della prossima Finanziaria. Le risorse, si spiega infine, non andrebbero a riduzione del debito ma sarebbero impiegate al Sud per realizzare infrastrutture e per migliorare l'assetto delle coste.

Bisogna dire che l'idea di Tremonti non è stata malamente criticata da tutti, infatti gli operatori del settore hanno accolto con discreto favore la proposta del vicepremier. ''Prendiamo atto con piacere - ha affermato Riccardo Borgo, presidente del Sib, il sindacato italiano balneari che aderisce alla Confcommercio e che associa circa 10 mila imprese balneari - del fatto che il governo intenda affrontare il problema del rilancio del turismo italiano''. Ma per il Sib è necessario che ogni decisione venga presa dopo un confronto ''serio e serrato'' con la categoria. ''In linea di principio - sottolinea Borgo - siamo disponibili a fare un ragionamento sulla vendita delle spiagge, o almeno di quelle occupate da strutture turistiche, ma non vogliamo che si dia il via a vendite all'asta. Questo ci preoccuperebbe molto. Abbiamo investito anni di vita e di lavoro e, se si tratta di trovare il giusto prezzo, noi siamo molto interessati''.
Dell'avviso opposto invece la reazione della Confesercenti: ''Dopo aver lanciato l'aumento del 300% dei canoni demaniali, che sta già mettendo in ginocchio centinaia di imprese balneari - evidenzia il presidente, Marco Venturi - l'ex ministro dell'Economia ha ora estratto una nuova trovata dal cilindro''.
Per la Confesercenti il rischio è che le piccole imprese siano costrette a lasciare spazio alle grandi multinazionali non potendo, nella maggioranza dei casi, affrontare un costo che si annuncia un ''salasso secolare''.

L'idea di Tremonti è stata bocciata anche da Maurizio Melucci, vicesindaco di Rimini, una delle mete balneari italiane per antonomasia, con una spiaggia in gran parte occupata da bagni e stabilimenti affidati in concessione ai privati: ''E' un progetto demenziale''. Il vicesindaco chiede che il governo pensi piuttosto ad interventi sulle infrastrutture al Nord, quelle su cui si riversano i principali flussi turistici dall'estero, giudicate carenti. Negativi anche i commenti dell'assessore al turismo di Taormina, Mauro Passalaqua, che parla di ''proposta assurda'', e del sindaco di Capri, Ciro Lembo, che si dice ''sbalordito'', entrambi favorevoli al mantenimento delle spiagge libere.
Sul tema sono intervenute anche le Regioni: la giunta regionale della Sardegna si dice pronta a comprarle le proprie spiagge, ma non per speculare sulla rivendita delle concessioni, bensì per metterle sotto tutela; l'assessore al Turismo della Sicilia, Fabio Granata per replicare al vicepremier, risponde a tono citando il grande Totò: ''Ma ci faccia il piacere...''.
Granata a Tremonti lancia anche un messaggio: ''Noi vogliamo costruire un progetto su un turismo di qualità. Se lui vuole vendere qualcosa, venda qualche pezzo della Padania''.

La proposta è considerata ''senza senso'' da Legambiente, che parla di ''provocazione di pessimo gusto''. Italia Nostra ritiene invece che ''il ritorno di Tremonti al governo segna una nuova stagione di follia e di irresponsabilità nei confronti del patrimonio culturale e ambientale italiano''.
Il Codacons la butta sull'ironia e si chiede ''perché non vendere oltre alle spiagge anche il mare?''.
E un commento giunge anche dal Vaticano. L'Osservatore romano, l'organo della Santa Sede, in un titolo parla di ''stravagante ipotesi di Tremonti''.


- ''I tentativi di alienare i beni demaniali''. Una scheda del WWF

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27 aprile 2005
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