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Siccità, incendi e... caccia

Secondo il ministro delle Politiche agricole la stagione venatoria è da rinviare

30 agosto 2012

"L'apertura della stagione della caccia, là dove gli incendi sono stati più aggressivi, dovrebbe essere posticipata". Ha detto questo il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, dopo aver scorso uno degli ultimi bollettini del Corpo forestale (108 roghi appiccati nella sola giornata di lunedì).
Sì perché, le fiamme e la siccità, questa estate, hanno stremato i boschi d'Italia, ossia l'habitat di cinghiali, quaglie, volpi, tortore..
Eppure, stando al calendario venatorio nella gran parte delle regioni italiane, e in tutte quelle centro-meridionali straordinariamente colpite, sabato parte la stagione della caccia. Sono previste pre-aperture il primo settembre in Sicilia, toccata da devastanti incendi anche nelle sue riserve naturali, in Puglia, dove è stato colpito il Gargano, nella Campania in testa a ogni classifica, nel Lazio bruciato lungo le sue consolari, in Toscana (roghi di Scarlino, Marina di Grosseto, Pineta di San Rossore).
Domenica 2, poi, si aprirà il tiro al coniglio selvatico e ai colombacci nella Sardegna patria degli incendiari più ostinati, nella Calabria con la Sila incenerita, nella Basilicata dove sono andati in fumo considerevoli tratti boschivi del Materano.

Detto questo, le parole del ministro Catania sembrano dettate da quello che potremmo chiamare "comune buon senso". Insomma, perché, si chiedono ambientalisti e animalisti (ma non solo loro), in una stagione speciale e sinistra come il 2012 non si può rinviare l'apertura della caccia? Un paio di settimane, almeno, per lasciar ossigenare la macchia mediterranea da giornate che si stanno facendo più fresche.
Il ministro ha deciso che sosterrà la sua linea - posticipare l'apertura della stagione venatoria nelle zone di crisi - nell'incontro fissato per il 5 settembre con tutti gli assessori regionali all'Agricoltura. "Il momento burocratico, un calendario fissato da tempo, non deve prevalere sul momento naturale. I boschi italiani sono in uno stato penoso, se ne deve tenere conto. Lo si può fare in modo intelligente, nei territori dove i fuochi hanno colpito pesantemente, lasciando che siano le Regioni, nei loro poteri, a decidere, ma il calendario dei territori quest'anno chiede al calendario venatorio una pausa di riflessione".

Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro dell'Ambiente e presidente della Fondazione Univerde, appoggia in pieno la posizione di Catania e ribadisce il "no alla riapertura della caccia". "Gli incendi continuano a funestare tutta la Penisola. E' evidente anche ai più inesperti che tanti animali selvatici sono morti per il fuoco e tutti vivono in condizioni difficili. Ma settembre è il mese di apertura della caccia e molte regioni, con costante contrasto con le norme europee e nazionali, insistono a votare per aperture anticipando l'azione dei fucili". Per Pecoraro Scanio dunque, "bene ha fatto il ministro dell'agricoltura a chiedere di bloccare subito le pre-aperture, anzi bisogna sospendere la stagione venatoria".
Sulla stessa linea l'Ente nazionale per la Protezione Animali che chiede al governo di "esercitare pienamente e tempestivamente i suoi poteri per la piena tutela della fauna, in ottemperanza all'articolo 117 della Costituzione, che attribuisce allo Stato la potestà esclusiva nei confronti dell'ambiente, degli ecosistemi e, dunque, degli animali selvatici". "Chiediamo con forza al governo la piena applicazione a livello regionale del parere sull'emergenza siccità e sulla gravissima crisi della fauna espresso dall'Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale". Se il governo non agirà immediatamente - denuncia l'Enpa - con le preaperture di sabato 1 e domenica 2 settembre, "avverrà un autentico massacro". "Ci risulta infatti - prosegue l'associazione - che moltissimi animali, in Veneto come in Umbria, in Toscana come in Campania, stremati dal caldo e in fuga dagli incendi, si siano raccolti intorno alle poche, rimanenti, pozze d'acqua dove i cacciatori sono già pronti all'appostamento".

I cacciatori però, difendono a "doppietta" tratta la stagione venatoria. Le associazioni dei cacciatori non voglio proprio sentire parlare di moratoria a causa della siccità.  "Chiediamo il rispetto dei nostri diritti, vogliamo solo dedicarci alla nostra passione, la caccia, nel rispetto di tutti", rilevano alcune tra le principali associazioni venatorie, interpellate dall'Adnkronos, negando gli effetti negativi della siccità sulla fauna. "La  caccia c'è e si pratica in tutto il mondo", dice Osvaldo Veneziano, presidente di Arcicaccia. "In Italia c'è una buona legge, che prevede ad esempio regole per la caccia sicura e per salvaguardare alcuni tipi di specie". "Quanto al problema della siccità - sottolinea - e quindi delle moratorie richieste dagli animalisti, si tratta di ragionamenti pregiudiziali sbagliati, perché bisogna riconoscere come le situazioni siano diverse a seconda dei territori. Inoltre le condizioni climatiche stanno cambiando con l'arrivo oramai imminente delle piogge. C'è un ragionamento ideologico strumentale, vari politici cercano evidentemente di migliorare la propria immagine e soprattutto in questa fase c'è una sorta di caccia al voto".
Per il Presidente Regionale dell'Arci Caccia del Lazio, Claudio Terribili, infine, "agli incendi dolosi si risponde con una massiccia azione di vigilanza sul territorio e in questo le associazioni venatorie forniscono migliaia di cacciatori e centinaia di guardie volontarie a costo zero per la comunità".

A difendere la stagione di caccia anche un nutrito gruppo di parlamentari-cacciatori bipartisan, che giudicano la moratoria proposta dagli ambientalisti come "un assurdo ritornello". A capeggiare lo schieramento è Luciano Rossi, deputato Pdl e presidente dell'intergruppo parlamentare 'Amici del tiro e della caccia', che spiega: "Subiamo polemiche da troppo tempo. I cacciatori non possono essere mortificati da una campagna denigratoria". "Da sempre - sottolinea - il nostro mondo difende con i fatti e l'impegno quotidiano, non sulla spinta di mode di stagione, la ruralità e l'equilibrio con la natura". Per Rossi, dunque, "sono insopportabili i facili isterismi, anche da parte di alcuni colleghi parlamentari, che a inizio stagione venatoria montano in maniera strumentale e qualche volte estremista. La caccia è una passione ma soprattutto una scelta di vita - è il ragionamento del parlamentare Pdl - le devianze sono nella società, non riguardano gli uccellini che vengono abbattuti".
Dal Pdl al Carroccio. Non usa mezzi termini Stefano Stefani, presidente commissione esteri della Camera e tesoriere della Lega Nord: "Ho i cani che aspettano di essere portati a caccia - spiega - ma quest'anno manderò mio figlio perché ho un ginocchio messo male". La moratoria degli ambientalisti? "Stupidaggini pretestuose, non c'è ragione per fermare la stagione. I veri protettori della selvaggina e del territorio sono i cacciatori".
In casa Idv, convinto parlamentare cacciatore è Gabriele Cimadoro: "Se c'è una categoria che ha in seria considerazione gli animali sono i cacciatori - spiega - quando gli altri stanno in pantofole, noi andiamo a portare da mangiare in montagna agli animali d'inverno o d'estate, quando non c'è nulla per loro". "Gli ambientalisti che abitano in piazza Duomo a Milano fanno sorridere", prosegue il deputato dell'Italia dei valori. "La siccità non è un problema - assicura Cimadoro - io ad esempio caccio le pernici, una specie che probabilmente beve un cucchiaio d'acqua al mese. Anzi, il clima asciutto rende migliore la situazione per molti animali. Se gli ambientalisti vogliono un confronto serio con i cacciatori - fa notare l'esponente dipietrista - siamo disposti a discutere con chiunque. Ma non sparate sui cacciatori".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Repubblica.it]

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30 agosto 2012
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